Sui contribuenti italiani pesa il rischio di una stangata fiscale da 72 miliardi di euro se dovessero scattare le clausole di salvaguardia contenute nella legge di stabilità. E’ quanto denuncia Confcommercio in uno studio su finanza pubblica e tasse locali.
“La legge di stabilità – ha spiegato il direttore dell’Ufficio studi della confederazione Mariano Bella – contiene un macigno la cui attivazione implicherebbe per i contribuenti 72 miliardi di tasse in più nel triennio 2016-2018”.
Inoltre, secondo lo studio le tasse locali sono più che raddoppiate in 10 anni “passando dal 2,9% del Pil al 6,5%”. In termini nominali il prelievo è passato dai 28,7 miliardi del 1995 ai 104,7 miliardi del 2014.
“Una crescita – ha spiegato il direttore dell’Ufficio studi della confederazione Mariano Bella – dovuta al taglio dei trasferimenti e cui non ha corrisposto una analoga riduzione dell pressione dal centro. Con la conseguenza di aumentare la pressione fiscale complessiva”.
“Quindi – ha aggiunto – non si capisce cosa resti del federalismo fiscale su cui abbiamo lavorato per 15 anni. Se si torna ad un neocentralismo rischiamo di non avere i benefici del federalismo pur continuando a sopportarne i costi”.
Anche le tasse sulla casa sono più che raddoppiate dal 2011 ad oggi, riducendo il reddito disponibile delle famiglie e comprimendo le loro aspettative di ricchezza per il futuro. La tassazione complessiva, si legge nella ricerca, è passata dai 14,8 miliardi del 2011 a 31,88 miliardi nel 2014 con un aumento del 115,4% (+14,7% nel solo confronto col 2013). Per il 2015 lo studio non prevede una discesa.
“E’ stata una crescita violentissima – ha sottolineato il direttore dell’Ufficio studi Mariano Bella – che riduce il reddito disponibile e riduce il rendimento netto degli immobili facendo crollare i prezzi e facendoci sentire tutti più poveri. E la ricchezza immobiliare percepita conta nelle scelte di consumo delle famiglie”.
E.G.