“Con 80 euro il presidente del Consiglio evidentemente crede di aver comprato l’anima dei lavoratori e contemporaneamente cancellato un secolo di battaglie per i diritti di chi lavora, ha lavorato, o vorrebbe lavorare”.
Questo il commento del segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone, relativo ad un passaggio dell’intervento di Matteo Renzi all’assemblea nazionale del Pd.
“Si tratta – sottolinea Capone – di una grave affermazione fatta da un Capo del Governo, peraltro non eletto dai cittadini italiani ma solo legittimato a fare il segretario di partito attraverso le primarie del Partito Democratico”.
Già sabato scorso Capone aveva espresso il suo duro giudizio sulla legge di Stabilità, commentando così le ultime novità introdotte dagli emendamenti del governo: “Nella Legge di Stabilita’ c’e’ veramente di tutto, come nel Mercante in Fiera. Si passa in maniera disinvolta dal Piano aree urbane pari 200 milioni nei prossimi tre anni, del tutto insufficiente, ai 50 milioni per il servizio civile fino al taglio ai patronati e al nuovo Isee dalle regole più stringenti; dai 58 milioni in due anni per il sostegno al settore del latte, all’aumento dell’imposta sui fondi pensione pari al 20%, a quella sui redditi derivanti da rivalutazioni del Tfr e all’inserimento dello stesso Tfr in busta paga, fino alle misure sulla mobilita’ per i dipendenti delle province e delle regioni, senza dimenticare il blocco della contrattazione dei dipendenti pubblici”.
“Non si intravede – aveva sottolineato il segretario generale – alcuna logica seria in queste misure, se non una prettamente elettorale o demagogica, la stessa che ha ispirato il Jobs Act, nel quale infatti coesistono una presunta universalizzazione degli ammortizzatori sociali, senza le risorse sufficienti per finanziarli, e il via libera ai licenziamenti economici”.
“Per la stessa ragione – aveva concluso Capone – si continua a confondere chi sciopera civilmente e legittimamente, vista la ‘ragione sociale’ di ogni sindacato, con chi lo fa solo per creare scontri e alimentare una pericolosa disgregazione sociale, innescata peraltro dall’allora sindaco Matteo Renzi con la sua campagna di rottamazione”.
F.P.



























