Il Consiglio dei ministri del prossimo 22 dicembre dovrebbe approvare i fondamentali decreti legati al Jobs act, quelli cioè che daranno forza attuativa alla legge delega. I principali decreti riguarderanno il nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, che – scrive oggi Rita Querzé sul Corriere della Sera- difficilmente entreranno in vigore già dal 1° gennaio, ma bisognerà piuttosto attendere il 15 o il 20, e l’Aspi allargata. Forse si discuterà anche di un terzo decreto che porrà limitazioni all’uso dei contratti di collaborazione.
Ma prima, il 19 dicembre, ci sarà molto probabilmente un incontro fra il ministro del lavoro Giuliano Poletti e i sindacati. Così ha fatto sapere ieri il premier Matteo Renzi. Una volta emanati, i decreti approderanno nelle commissioni Lavoro di Camera e Senato per un parere non vincolante. C’è un mese di tempo e si arriva così al 23 gennaio.
Certo, prosegue Querzé, deputati e senatori potrebbero accelerare i tempi. Ma la pausa natalizia non aiuta. Per quanto riguarda il merito dei decreti, la crescita delle tutele riguarda soprattutto l’entità del risarcimento per licenziamento illegittimo: più lunga l’anzianità, maggiore il risarcimento (si parla di un mese e mezzo di stipendio per ogni anno). Non ci sarà, invece, quella sorta di lungo periodo di prova di cui parlava, per esempio, il modello Boeri-Garibaldi. La vera sfida per i tecnici del ministero del Lavoro è delimitare le fattispecie dei licenziamenti disciplinari che potranno essere ammessi alla reintegra. Ma non è solo questo.
“Un punto delicato riguarda la libertà che sarà lasciata al giudice di ricondurre alla loro reale fattispecie i licenziamenti disciplinari mascherati da licenziamenti economici per non incappare nella reintegra”, fa notare l’economista Carlo Dell’Aringa, Pd alla Camera. “I decreti dovranno anche tenere conto della fortissima tentazione che avranno le imprese di riassumere il vecchio personale con le nuove regole per accedere agli incentivi”, aggiunge.
Per finire, ci sono i timori delle piccole imprese. Anche per loro si va verso una rimodulazione dei risarcimenti in caso di licenziamento illegittimo. Dicono per esempio in Cna: “Non vorremmo che alla fine a essere penalizzati fossimo proprio noi”.


























