La Commissione europea darà il suo via libera, entro mercoledì, alla legge di stabilità italiana, ma con un avvertimento chiaro al governo: a marzo ci sarà un nuovo esame dei conti pubblici, e soprattutto delle riforme strutturali che saranno state già approvate e avviate, e su quella base l’esecutivo comunitario potrà confermare la “promozione” per l’Italia, se le attese e gli impegni saranno stati rispettati. In caso contrario, la Commissione potrebbe rivedere il suo giudizio positivo, e riaprire il contenzioso sui parametri del Patto di Stabilità.
Lo hanno riferito a Bruxelles fonti comunitarie, confermando le notizie della stampa italiana sul risultato della riunione dei capi di gabinetto dei commissari che si è svolta ieri a Bruxelles, per preparare le decisioni formali che i membri della Commissione prenderanno, probabilmente nella loro riunione di domani a Strasburgo.
E’ anche possibile, tuttavia, che il collegio dei commissari si riunisca di nuovo mercoledì pomeriggio, sempre a Strasburgo, nel caso in cui la riunione di domani sia interamente dedicata alla discussione sul piano Juncker per gli investimenti da 300 miliardi di euro per far ripartire la crescita economica.
Comunque, che sia domani o mercoledì, sul via libera alla manovra finanziaria italiana, secondo le fonti, “non ci saranno sorprese” alla riunione dei commissari. “Il bilancio italiano non sarà rimandato indietro” con la richiesta di modifiche, perché “sono state riconosciute le circostanze eccezionali” che aveva invocato il governo, e in particolare la bassa crescita e lo sforzo per le riforme, che giustificano la deviazione dal percorso verso il pareggio strutturale e l’aumento del debito pubblico. “Ci si rivede a marzo”, comunque, hanno avvertito le fonti, “per valutare la ‘compliance’ con il patto di stabilità e la continuazione e accelerazione delle riforme strutturali”.
Le decisioni della Commissione sulle bozze dei bilanci degli Stati dell’eurozona saranno illustrate dal commissario agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, e dal vicepresidente per l’Euro e il Dialogo sociale, Valdis Dombrovskis, in una conferenza stampa a Bruxelles venerdì.
L’attesa svolta dell’Ue dalle politiche di austerità a quelle per la crescita, nell’azione concreta e non solo a parole, potrebbe avvenire con due decisioni che la Commissione europea annuncerà mercoledì, il 26 novembre, all’Europarlamento a Strasburgo, e il venerdì successivo a Bruxelles: la considerazione favorevole, nel calcolo del deficit, della spesa per alcuni investimenti pubblici, e la concessione di più tempo agli Stati membri (in particolare Italia e Francia) per rientrare nei parametri del Patto di Stabilità, mentre danno attuazione alle riforme strutturali delle loro economie.
Nel testo che sarà sottoposto domani all’approvazione dei commissari è previsto, secondo le fonti comunitarie, che nella valutazione del rispetto dei parametri del patto di stabilità “la Commissione considererà in modo favorevole i contributi in conto capitale al nuovo Fondo da parte degli Stati membri”, ovvero che non ne prenderà in conto gli effetti sull’aumento del deficit.
Se tutto questo sarà confermato, per la prima volta tornerà ad avere cittadinanza nelle politiche economiche dell’Ue il concetto keynesiano di “deficit spending”, ovvero il ricorso all’indebitamento per finanziare gli investimenti pubblici come strumento per stimolare l’economia in tempi di crisi. Un concetto estremamente inviso alla Germania e ai suoi alleati “rigoristi” del Nord Europa, dopo che era stato cancellato dalle politiche d’austerità, imposte a tutti gli Stati membri a partire dall’inizio della crisi greca alla fine del 2009.


























