Un lavoratore autonomo su quattro è a rischio povertà. Le famiglie delle partite Iva, dei piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, liberi professionisti e soci delle cooperative corrono un rischio povertà quasi doppio rispetto a quello delle famiglie di lavoratori dipendenti. Questi i dati diffusi dalla Cgia (Associazioni Artigiani e Piccole Imprese) di Mestre, che disegnano il profilo del quinto stato in Italia: quello del lavoro indipendente.
Tre milioni e mezzo di persone, tra cui oltre 2 milioni di imprenditori individuali, 959 mila professionisti, 442 mila ditte individuali che beneficiano di un regime fiscale di vantaggio. La destra li considera tutti imprenditori; la sinistra non esita a definirli evasori fiscali. Nelle estremizzazioni prodotte da queste rappresentazioni sociali, su questo ampio e invisibile arcipelago del lavoro si sono scaricate iniquità fiscali e vere ingiustizie previdenziali al punto da avere negato al lavoro autonomo i più elementari ammortizzatori sociali. Oggi la maggioranza di queste partite Iva non sono solo povere, ma escluse dalla cittadella fortificata dove si affrontano la grande impresa e il lavoro dipendente o salariato.
F.P.


























