Riscuotere illecitamente finanziamenti pubblici per il sostegno all’export, e usarli per trasferire i soldi ottenuti in Svizzera: sembrerebbe Toto’ truffa, e invece è il motivo per cui oggi il tribunale di Milano ha condannato a sei anni e mezzo di carcere Fabio Riva, figlio di Emilio, patron dell’Ilva. Per aver truffato lo Stato, appunto, causando un doppio danno: da un lato, aver ottenuto per l’Ilva di Taranto contributi di aiuto all’export cui non aveva diritto, dall’altro aver trasferito in Svizzera proprio quei soldi che, in base alla legge Ossola, aggirata da Riva, avrebbero dovuto essere usati per la crescita e lo sviluppo dell’azienda.
I giudici milanesi hanno quindi condannato Riva e altri manager per associazione a delinquere e truffa a danni dello Stato per oltre 100 milioni di euro: sei anni e mezzo a Riva (pene inferiori agli altri due coimputati) ma anche una multa da un milione e mezzo di euro alla società Riva Fire, attraverso la quale era stata organizzata la truffa e a sua volta imputata, nonché 15 milioni di provvisionale da versare al Ministero dello Sviluppo che si era costituito parte civile nel processo (il danno effettivo sara’ quantificato in un successivo procedimento in sede civile) e la confisca di 91 milioni di euro. I giudici milanesi hanno inoltre deciso che la società Riva Fire non potrà ricevere finanziamenti, sussidi e agevolazioni dallo Stato per un anno. Infine, il Tribunale ha stabilito che non potranno essere versati i contributi già deliberati da Simest (controllata dalla Cdp) in favore di Ilva e che il gruppo Riva dovrà rimborsare i contributi già ricevuti per agevolare le esportazioni.