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Il Diario del Lavoro

Quotidiano online del lavoro e delle relazioni industriali

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Home - Camera - Commissione Lavoro, pubblico e privato (Dai Resoconti Sommari)

Commissione Lavoro, pubblico e privato (Dai Resoconti Sommari)

9 Aprile 2014
in Camera

SEDE REFERENTE
Giovedì 10 aprile 2014. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. — Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luigi Bobba.
La seduta comincia alle 12.40.
Sui lavori della Commissione.

Antonio BOCCUZZI (PD) 16 del 2014, non è possibile svolgere nell’odierna seduta le interrogazioni sulla chiusura dello stabilimento di Collegno del gruppo Agrati. Osserva, tuttavia, che qualora si rinviasse eccessivamente la risposta agli atti di sindacato ispettivo, questa potrebbe risultare tardiva, in quanto la chiusura dello stabilimento è prevista per i prossimi giorni. Chiede, dunque, di calendarizzare quanto prima lo svolgimento delle interrogazioni, al fine di sollecitare un intervento tempestivo del Governo. prende atto del fatto che in ragione dell’apposizione della questione di fiducia da parte del Governo sul decreto-legge n.

Davide TRIPIEDI (M5S) si associa alla richiesta testé formulata dal deputato Boccuzzi.

Cesare DAMIANO, presidente, giudicando condivisibili le osservazioni svolte, fa presente che lo svolgimento delle interrogazioni in questione sarà previsto per la giornata di mercoledì 16 aprile 2014.

DL 34/2014: Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese. 
C. 2208 Governo.
 
(Seguito dell’esame e rinvio).

La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 9 aprile 2014.  

Cesare DAMIANO, presidente, ricorda che nella seduta di oggi è prevista la conclusione dell’esame preliminare del provvedimento.

Simone BALDELLI (FI-PdL), dichiara di non aver alcuna pregiudiziale contrarietà rispetto al testo in esame, nella consapevolezza che la flessibilità abbia rappresentato e rappresenti tuttora un elemento importante sul quale fare leva al fine di avviare un processo virtuoso per favorire l’occupazione. Ritiene, in ogni caso, che non possano essere interventi di carattere ordinamentale a creare lavoro, dal momento che qualsiasi incremento occupazionale non può prescindere da una ripresa della crescita e dello sviluppo. Sul merito del provvedimento in esame, rileva l’esigenza di migliorare taluni aspetti del decreto, preannunciando l’intenzione di presentare proposte emendative riguardanti due questioni specifiche relative rispettivamente all’apprendistato e alla formazione. Si tratta, in un caso, di estendere l’apprendistato anche a quei lavoratori che superano i limiti anagrafici attualmente previsti, purché iscritti nelle liste di mobilità, nell’altro, di introdurre una disposizione che garantisca maggiore trasparenza nella gestione dei fondi interprofessionali da parte degli enti bilaterali, affinché venga garantito un controllo sulla effettiva finalizzazione delle risorse gestite ad attività formative.

Chiara GRIBAUDO (PD) ritiene assolutamente condivisibile l’impostazione generale che ha portato il Governo in carica ad iniziare dal lavoro la sua azione di riforma, osservando tuttavia che alcuni obiettivi che dovrebbero essere comuni rischiano di non essere conseguiti o, addirittura, di allontanarsi. Anche alla luce di quanto emerso nel corso delle audizioni, formula, quindi, alcune critiche puntuali e alcune proposte di modifica al testo in discussione, con l’intenzione di una piena collaborazione nel segno di un suo miglioramento e di un più efficace conseguimento degli obiettivi che esso si prefigge. 

Su un piano generale, osserva che alcuni elementi del testo del decreto potrebbero portare ad un incremento del tasso di precarietà, già molto elevato nel nostro Paese ed ulteriormente incrementatosi per effetto della crisi. Sempre sul piano generale, segnala come sia inconsueta la scelta di suddividere gli interventi sul lavoro in una pluralità di strumenti legislativi, ritenendo che si tratti di una scelta pericolosa nella misura in cui, come segnalato anche da alcuni degli auditi, può dar luogo a incoerenze legislative e tecniche. Sempre su questo punto, è sua opinione che il disegno di legge delega presentato al Senato sia lo strumento tecnicamente più idoneo a trattare nella sua interezza il tema dei contratti, non sacrificando, se non addirittura dimenticando, la necessità di un coordinamento interno fra tutti gli istituti secondo un ordine di «preferenza» e, di conseguenza, secondo una diversa convenienza per imprese e lavoratori, che deve portare a dire su quale contratto si punta come via di inserimento principale. Ricordato che il Presidente del Consiglio aveva inizialmente dato un’indicazione parlando del contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele progressive, ritiene sia necessario ripartire da lì, proprio alla luce del tasso di precarietà cui ha fatto riferimento.   
Osserva che l’ISFOL nelle proprie analisi ha avuto modo di rilevare come il contratto a tempo determinato sia la tipologia più permeabile alle prospettive determinate dalle condizioni economiche generali: dopo gli ultimi lunghi anni di crisi, essendo il primo strumento ad essere attivato ma anche ad essere abbandonato, ciò ha determinato una frammentazione occupazionale che il provvedimento rischia di accentuare con l’eccessivo numero di proroghe e con l’estensione del principio di acausalità. Per questi motivi, ritiene, anzitutto, necessaria una riduzione del numero delle proroghe, che, a suo avviso, dovrebbero essere quattro e, comunque, assolutamente non più di cinque. Coerentemente con l’intenzione di ridurre la componente di precarietà e di individuare con più chiarezza l’obiettivo della stabilizzazione, ritiene che vada rafforzato il diritto di precedenza nelle assunzioni, reintroducendolo anche per il contratto a tempo determinato: ritiene, infatti, che richiedere una più forte convergenza fra  lavoratore ed azienda crei una dinamica virtuosa, positiva per entrambe le parti, nel medio-lungo periodo. 

A suo giudizio, questa convenienza reciproca sussiste, in maggior misura, anche nel rapporto di apprendistato, proprio in virtù delle caratteristiche proprie di questo istituto: l’elemento caratterizzante della formazione affiancata al lavoro, a patto che sia certificata, o certificabile, e di qualità, può essere, a suo avviso, lo strumento con cui creare nei fatti una convenienza reciproca alla costituzione di un rapporto di lavoro stabile e un incentivo alla produzione di qualità. Per questo ritiene vada ripristinata la certificazione pubblica e la forma scritta del piano formativo individuale, che – come notato anche dall’ISFOL – costituisce una garanzia non solo dei diritti del lavoratore ma anche del diritto del datore a veder certificato l’adempimento dei propri doveri. Il ripristino della componente formativa pubblica, a suo avviso, va anche nel senso di evitare possibili infrazioni alla normativa dell’Unione europea, così come interpretata dalla Corte di giustizia dell’Unione europea.   

Da ultimo, proprio in virtù della difformità rispetto al contesto legislativo precedente, sottolinea con forza la necessità di una valutazione degli effetti delle misure del decreto, che potrà essere considerata già nell’ambito del lavoro del Governo sulla legge delega. A questo proposito, sottolinea la necessità di tempi ravvicinati per il completamento dell’iterdi tale ultimo disegno di legge, per colmare almeno in parte il problema delle discrasie esistenti rispetto al decreto-legge. 
In conclusione, richiama il Governo ad un maggiore sforzo per la promozione del lavoro di qualità e per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, secondo una più chiara differenziazione delle tipologie contrattuali che riprenda il buon principio secondo cui «la flessibilità si paga e la stabilizzazione deve essere adeguatamente incentivata», nella consapevolezza che il rischio di precarietà e di frammentazione cresce con il peggiorare delle prospettive economiche. Ribadisce, da ultimo, che ci si deve muovere nella direzione di una forte inversione di tendenza economica, di uno «shock», che nelle misure in esame non è, né forse potrebbe essere, compreso. Ritiene, infatti, che, come ammesso dallo stesso Ministro Poletti, il lavoro non si crea con il mutamento delle regole sul lavoro ed auspica, pertanto, l’assunzione di comportamenti conseguenti.  

Il sottosegretario Luigi BOBBA, osserva che la discussione generale ha offerto molti spunti interessanti, dei quali il Governo terrà conto anche in sede di valutazione delle proposte emendative, in vista di possibili miglioramenti da apportare al testo.

Carlo DELL’ARINGA (PD), relatore, intervenendo in sede di replica, osserva che nel dibattito generale svolto sono state poste molte questioni di carattere sistematico, non sempre peraltro con accenti convergenti. Per altro verso, sono state evidenziate talune criticità tecniche del testo, a fronte delle quali è stata indicata l’esigenza di intervenire in vista di una migliore efficacia del provvedimento. Auspica, pertanto, che gli emendamenti che i gruppi presenteranno tendano ad avvicinare le posizioni in campo, definendo le questioni più generali in un quadro più organico nel quale sia possibile farle coesistere. Parimenti, ritiene che in sede di esame degli emendamenti possano senz’altro essere affrontati gli elementi di criticità e gli affinamenti tecnici ai quali si è più fatto riferimento nel dibattito. Si augura, in conclusione, che vi sia un confronto serio sul merito del decreto in esame, che sia orientato a migliorare gli interventi previsti dal provvedimento.

Marco BALDASSARRE (M5S), intervenendo sui lavori della Commissione, chiede alla presidenza se vi sia realmente la possibilità di incidere sul provvedimento attraverso gli emendamenti o se vi sia il rischio che il loro esame si risolva in un nulla di fatto, come sembrerebbe far pensare la posizione di chiusura rispetto ad eventuali modifiche che, secondo indiscrezioni, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali avrebbe assunto nei confronti dello stesso Partito democratico.

Cesare DAMIANO, presidente, fa presente che le ipotesi di modifica al testo potranno essere valutate nei prossimi giorni, quando saranno poste in votazione le proposte emendative presentate. Nel segnalare che il Governo potrà esprimere in quella sede la propria valutazione, ritiene che l’Esecutivo non si sia dichiarato pregiudizialmente ostile a ipotesi di modifica, pur manifestando l’intendimento di confermare l’impianto complessivo del provvedimento in esame. 
Rinvia, quindi, il seguito dell’esame ad altra seduta.  

La seduta termina alle 13.10.

COMITATO RISTRETTO
Giovedì 10 aprile 2014.
Disposizioni in materia di ricongiunzione pensionistica. 
C. 225 Fedriga e C. 929 Gnecchi.

Il Comitato ristretto si è riunito dalle 13.10 alle 13.20.  

SEDE REFERENTE
Mercoledì 9 aprile 2014. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. — Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Franca Biondelli.
La seduta comincia alle 9.15.
Variazione nella composizione della Commissione.
Cesare DAMIANO, presidente, comunica che in data 2 aprile ha cessato di fare parte della Commissione il deputato Massimiliano Fedriga ed è entrato a farne parte il deputato Umberto Bossi.

Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l’accesso al trattamento pensionistico. 
Nuovo testo unificato C. 224 Fedriga, C. 387 Murer, C. 727 Damiano, C. 946 Polverini, C. 1014 Fedriga, C. 1045 Di Salvo, C. 1336 Airaudo.
(Seguito dell’esame e rinvio).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta di ieri.  

Cesare DAMIANO, presidente, ricorda che nella seduta di ieri la Commissione ha nuovamente preso atto della mancata trasmissione della relazione tecnica, la cui predisposizione era stata richiesta al Governo, entro il termine di sette giorni, nella seduta del 20 marzo 2014. Segnala, peraltro, che, secondo informazioni acquisite per le vie brevi, è stata predisposta e trasmessa al Ministero dell’economia e delle finanze per le verifiche previste dalla legge di contabilità. 
Ricorda, peraltro, che, a seguito di una interlocuzione informale con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sono emersi taluni elementi di novità circa il possibile avvio di un tavolo di confronto istituzionale tra Parlamento, Governo ed INPS, ai fini dell’individuazione di misure strutturali di salvaguardia dei lavoratori interessati. Rispetto a tali ultimi sviluppi, informa che si è confrontato nuovamente con il Ministro Poletti, il quale ha assicurato la disponibilità dell’Esecutivo ad avviare, entro tempi brevi, un tavolo di confronto, che preveda la partecipazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero dell’economia e delle finanze, dell’INPS, nonché degli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni competenti di Camera e Senato. Ritiene, pertanto, che la scelta più saggia sia quella di chiedere un rinvio dell’inizio della discussione del provvedimento in Assemblea, anche in considerazione del fatto che, anche a causa delle lungaggini burocratiche connesse alla trasmissione della relazione tecnica, non è ancora possibile per la Commissione avere una stima definita degli oneri recati dal provvedimento, che, in ogni caso, secondo le informazioni acquisite in via informale, sarebbero elevati.  

Il sottosegretario Franca BIONDELLI, fatto presente che il Governo è pienamente consapevole della delicatezza e dell’importanza del tema in discussione – che percepisce, anche in prima persona, come urgente e rilevante – conferma l’impegno del Ministero ad avviare, entro la fine del mese di aprile, un tavolo di confronto sul tema, con la partecipazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero dell’economia e delle finanze e degli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni competenti di Camera e Senato. Ritiene che in tale sede di approfondimento, si potranno definire con attenzione tutte le questioni in gioco, tra cui la quantificazione degli oneri e la definizione delle eventuali coperture finanziarie, nonché l’esatta definizione della platea dei lavoratori esclusi dalle salvaguardie, al fine di individuare una soluzione al problema in oggetto.

Titti DI SALVO (SEL), riprendendo talu201 del 2011 – che li ha ingiustamente equiparati agli altri lavoratori, pur trattandosi di soggetti che svolgono mansioni usuranti. Nello stigmatizzare la logica dei continui rinvii imposta su tale materia, ritiene quindi particolarmente grave il differimento della conclusione dell’ ne considerazioni già svolte dal deputato Airaudo nella seduta di ieri, esprime perplessità circa la mancanza di una data certa di conclusione dei lavori del costituendo tavolo tecnico. Sottolinea, infatti, come non sia sufficiente stabilire tempi certi solo per l’avvio del tavolo, tenuto conto, peraltro, che la discussione sul tema degli «esodati» si protrae da lungo tempo. Ritiene, inoltre, che sia sbagliato rinviare agli approfondimenti di tale tavolo anche la questione riguardante la salvaguardia del personale ferroviario, atteso che, per i lavoratori in questione, si tratterebbe di rimediare ad un mero errore tecnico – commesso dal Governo precedente e riconosciuto come tale – contenuto nell’articolo 24, comma 18, del decreto-legge n.iter soprattutto rispetto alle questioni più urgenti, come quella relativa al personale ferroviario, che potrebbero essere risolte agevolmente con una modifica tecnica non onerosa.

Marialuisa GNECCHI (PD), relatore, ricorda che la Commissione nel valutare come prioritaria una risoluzione della questione «esodati», è impegnata da lungo 201 del 2011, nell’innalzare i requisiti dell’età pensionabile senza alcuna forma di gradualità, ha determinato gravi difficoltà per tutti i lavoratori, ma soprattutto per quelle categorie di soggetti con i quali le aziende, per far fronte alla crisi, avevano concordato piani di esodo, di mobilità o di uscita dal lavoro. Fatto presente che gli interventi del Governo su tale materia appaiono ancora insufficienti a coprire tutte le situazioni di disagio, sottolinea come il testo unificato in oggetto mira ad estendere le tutele, tenendo conto delle diverse situazioni esistenti. In questa ottica, segnala, ad esempio, le disposizioni che ampliano il periodo di maturazione dei requisiti da considerare ai fini del riconoscimento delle deroghe, che ritiene non possa essere limitato al periodo di fruizione della mobilità. Concorda, comunque, sull’urgenza di intervenire per porre rimedio alle forti distorsioni prodotte dalla riforma del 2011, che giudica lesiva dei diritti dei lavoratori e, in particolare, delle lavoratrici. Si dichiara pertanto a favore dell’avvio di un tavolo di confronto sulla materia, per il quale, peraltro, auspica la fissazione di una data certa di conclusione, facendo notare che sull’argomento degli «esodati» si registra ormai una tensione sociale crescente, testimoniata dalle tante manifestazioni dei lavoratori interessati, che si svolgeranno anche oggi e nei prossimi giorni. tempo al fine di individuare misure adeguate di salvaguardia, che consentano quantomeno di ridurre i danni provocati dalla riforma Fornero. Fa presente, infatti, che il decreto-legge n. 

Soffermandosi sulla questione del personale ferroviario, sollevata dal deputato Di Salvo, conviene con l’esigenza di intervenire in via immediata almeno rispetto alle questioni che sembrano non suscettibili di produrre oneri, come nel caso citato, in relazione al quale si tratterebbe di rimediare ad un mero errore tecnico. Fa presente, peraltro, che la salvaguardia di tali lavoratori appare ancor più motivata dal carattere usurante delle mansioni da loro svolte, che coinvolgono, inoltre, importanti esigenze di pubblica sicurezza.  

Cesare DAMIANO, presidente, nel rispondere anzitutto al deputato Di Salvo, con riferimento al caso del personale ferroviario, fa presente che, pur trattandosi di una mera riparazione ad un errore materiale, anche la norma del nuovo testo unificato che riguarda tale categoria, secondo le stime acquisite in via informale dalle amministrazioni competenti, potrebbe recare degli oneri rilevanti, sebbene non valutabili in termini certi per gli anni futuri. Pur stigmatizzando la tendenza sempre più diffusa dei Governi a stimare come finanziariamente neutrali taluni interventi di riforma salvo poi valutarne l’onerosità quando si tratta di porre in essere gli eventuali interventi di correzione – cita, in proposito, il caso delle ricongiunzioni onerose – ritiene che sia necessario rinviare al citato tavolo di confronto la definizione di misure di salvaguardia efficaci, anche per quanto riguarda tali lavoratori. Ritiene comunque che la sede di confronto annunciata dal Governo – che auspica possa vedere protagonisti tutti i soggetti istituzionali competenti, con l’obiettivo di concluderne i lavori il prima possibile – possa rappresentare una occasione importante per la definizione di soluzioni strutturali che riguardino tutti i lavoratori coinvolti. In quella sede, potranno peraltro valutarsi eventuali interventi che abbiano carattere di urgenza. Giudica, in ogni caso, rischioso, allo stato, far approdare il testo in discussione in Assemblea, senza che esso sia accompagnato dalle necessarie valutazioni di tipo finanziario. Ritiene, infatti, che in queste condizioni sarebbe altamente probabile un ritorno in Commissione del testo, che non gioverebbe ad un’accelerazione del suo iter.Ribadisce, quindi, che è sua intenzione, ove la Commissione concordi, informare la Presidenza della Camera degli sviluppi della situazione e dell’interlocuzione in atto con l’Esecutivo, chiedendo un rinvio dell’inizio della discussione in Assemblea.

Giorgio AIRAUDO (SEL), pur riconoscendo che la fissazione di una data certa di conclusione dei lavori del tavolo di confronto non dipende dalla volontà della Commissione, giudica importante che la medesima Commissione si prefigga quantomeno il proposito di giungere ad una soluzione del problema in tempi certi, che potrebbero coincidere, a suo avviso, con il mese di maggio. Ritiene utile, infatti, fornire indicazioni il più possibile precise al Presidente della Camera sulla conclusione di tale tavolo, al fine di favorire un esito positivo dell’iter di esame del provvedimento. Soffermandosi, da ultimo, sulla questione del personale ferroviario, auspica lo stralcio delle relative disposizioni, facendo notare che la circostanza di discuterle nell’ambito di una discussione più estesa potrebbe nuocere all’individuazione di una soluzione per tali lavoratori, che appare, in realtà, molto più agevole.

Cesare DAMIANO, presidente, assicura che si farà carico di sollecitare modalità di svolgimento del predetto tavolo che consentano una rapida conclusione dei lavori, che auspica possa avvenire entro un termine certo, giudicando ragionevole che essi possano terminare entro il mese di maggio. Con riferimento alla questione del personale ferroviario, ribadisce che, da stime acquisite in via informale, la norma in questione non sarebbe neutrale dal punto di vista finanziario, producendo, peraltro, oneri non del tutto quantificabili al momento. Ritiene, pertanto, che anche su tale questione venga svolto un adeguato approfondimento nell’ambito del richiamato tavolo di confronto.

Marialuisa GNECCHI (PD), relatore, auspica che il richiamato tavolo di confronto possa costituire l’occasione per definire con urgenza anche altre questioni ancora irrisolte, tra le quali cita «l’opzione donna». Fa riferimento, in questo caso, all’esigenza di definire interventi di salvaguardia fino al 31 dicembre 2015 in favore di quelle donne, impiegate nel settore bancario, che accettarono di uscire dal lavoro a condizione del riconoscimento di una copertura dei fondi di solidarietà, che, allo stato, risulterebbe prevista solo fino ad agosto del 2014. Sottolinea, infatti, che questa limitazione impedirebbe a tali donne di esercitare l’opzione, prevista dalla legge, di andare in pensione con il calcolo contributivo.

Carlo DELL’ARINGA (PD) prende atto con favore della disponibilità manifestata dal Governo sul tema, auspicando che nella sede di confronto preannunciata possano essere affrontate sia le questioni più urgenti, tra cui quelle testé citate riferite a specifiche categorie di lavoratori, sia quelle di natura più sistematica.

Cesare DAMIANO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, alla luce del dibattito svoltosi, fa presente che provvederà a richiedere al Presidente della Camera un nuovo rinvio dell’esame del provvedimento in Assemblea, informandola degli esiti dell’interlocuzione avviata con il Governo. 

Rinvia quindi il seguito dell’esame del provvedimento ad altra seduta.  

La seduta termina alle 9.40.

SEDE CONSULTIVA
Mercoledì 9 aprile 2014. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO.
La seduta comincia alle 14.10.
Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente e disciplina dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
 
Testo unificato C. 68 Realacci ed abb.
 
(Parere alla VIII Commissione). 
(Seguito dell’esame e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato nella seduta di ieri.  

Cesare DAMIANO, presidente, fa presente che si prosegue oggi l’esame in sede consultiva del provvedimento, ricordando che nella giornata di ieri si è svolta la relazione introduttiva del relatore.

Monica GREGORI (PD), relatore, presenta una proposta di parere favorevole con osservazioni di cui dà lettura.

Gessica ROSTELLATO (M5S) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore, in continuità con l’orientamento favorevole sul provvedimento manifestato dal suo gruppo anche nell’ambito della sede referente.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole con osservazioni formulata dal relatore.  

La seduta termina alle 14.15.

SEDE REFERENTE
Mercoledì 9 aprile 2014. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. — Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luigi Bobba.
La seduta comincia alle 14.15.

DL 34/2014: Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese. 
C. 2208 Governo.
 
(Seguito dell’esame e rinvio).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 27 marzo 2014.  

Anna GIACOBBE (PD), svolge talune considerazioni di merito sul provvedimento, anche alla luce del ciclo di audizioni tenutosi in Commissione. Osserva, anzitutto, che andrebbe specificato nel testo che gli interventi previsti hanno un valore emergenziale e sono connessi alla particolare congiuntura storica. Sottolinea, quindi, con riferimento all’articolo 1, l’esigenza di prevedere una disciplina transitoria per i contratti in essere, al fine di evitare che vi sia una sanatoria per i contratti a tempo finora utilizzati in modo improprio. Sottolinea l’esigenza di prestare attenzione ad una eventuale difficoltà nell’utilizzo dei contratti a tempo determinato, soprattutto nei casi di sostituzione dei lavoratori per motivi specifici previsti dalla legge, a fronte di un’estensione del principio di acausalità così generalizzata. Evidenzia quindi l’esigenza di valutare la possibilità di riferire il limite del 20 per cento previsto dal testo, con riferimento alla possibilità di assumere con contratti a tempo determinato, anche alle altre tipologie di contratti flessibili. Cita, in proposito, il proliferare dei tirocini extracurricolari e degli stage utilizzati in forme improprie, segnalando l’esigenza di scongiurare il rischio che il contratto a termine venga percepito dai datori di lavoro come meramente sostitutivo di quello a tempo indeterminato. Sottolinea, quindi, la necessità di rendere gli interventi più aderenti alla specificità dei diversi settori produttivi, lasciando ampio margine di manovra alla contrattazione collettiva, rilevando poi l’esigenza di rafforzare le tutele nei confronti dei lavoratori per quanto concerne il diritto di precedenza nelle assunzioni. Quanto all’articolo 4, relativo al DURC, prende atto con favore dell’intento di semplificazione del legislatore, rilevando tuttavia l’esigenza che venga prestata particolare attenzione a non abbassare troppo il livello dei controlli e che sia garantito un monitoraggio costante da parte degli organi competenti. Giudicato opportuno estendere tali forme di automatismo telematico anche alle procedure di compensazione dei debiti contributivi con i crediti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni, richiama poi la necessità di verificare la concreta attuabilità del sistema, in relazione all’effettivo aggiornamento degli archivi dell’INPS, dell’INAIL e delle Casse edili. Ritenuto inoltre necessario che la verifica della regolarità sia immediata e non ci sia uno scarto temporale troppo esteso tra il momento del controllo e quello delle scadenze dei pagamenti, giudica quindi importante tenere in considerazione i rilievi formulate su tale articolo dal Comitato per la legislazione. 
Ritiene, in conclusione, che la Commissione debba seriamente valutare eventuali interventi migliorativi del testo.  

Giuseppe ZAPPULLA (PD) svolgendo in premessa talune considerazioni di carattere generale, osserva che continuare a legiferare in materia del lavoro in modo segmentato, senza che vi sia una visione d’insieme sulle politiche generali, rischia di determinare incertezze tra gli operatori e di alimentare aspettative, poi deluse, tra i lavoratori. Sarebbe necessario, a suo avviso, affrontare i grandi nodi di sistema che sono connessi allo sviluppo più complessivo del Paese e riguardano questioni quali la sburocratizzazione della pubblica amministrazione, la realizzazione delle infrastrutture, l’attuazione di serie politiche industriali. 

Con riferimento agli interventi oggetto del provvedimento, ritiene in primo luogo necessario distinguere tra flessibilità e precarietà, intendendo per flessibilità uno sviluppo modulato e concordato con le parti sociali dei cicli produttivi, al fine di consentire un’articolazione diversificata dell’orario di lavoro, delle turnazioni e delle attività di formazione. Rilevata l’esigenza di evitare la precarizzazione dei rapporti di lavoro, giudica necessario porre al centro il contratto a tempo indeterminato, invitando le imprese ad elevare i livelli di produttività. Entrando nel merito del provvedimento, con riferimento all’articolo 1, evidenza l’esigenza di apportare talune modifiche al testo, riducendo il termine di 36 mesi relativo alla durata dei contratti acausali, nonché il numero delle proroghe. Passando ad esaminare l’articolo 2, sottolinea la necessità di evitare uno snaturamento dell’apprendistato, che sarebbe inevitabilmente connesso all’affievolimento del momento della formazione previsto dal testo attuale. In tal senso, esprimendo perplessità sulla parte della norma che prevede una riduzione della retribuzione riferibile alle ore di formazione, paventa il rischio di un abuso di tale fattispecie contrattuale in danno di altre contemplate dal legislatore nell’ambito del disegno di legge delega, attualmente all’esame del Senato. Soffermandosi sull’articolo 4, si interroga sulla concreta attuabilità della norma e sulla effettiva possibilità di tenere aggiornati gli archivi dell’INPS, dell’INAIL e delle Casse edili, facendo presente, al riguardo, che sarebbe utile fare tesoro dell’esperienza maturata in tale ambito dagli enti bilaterali del settore dell’edilizia. Auspica, in conclusione, che sia possibile svolgere un confronto costruttivo sul merito del provvedimento, in vista dell’individuazione di modifiche mirate al testo che lo rendano più efficace.  

Giorgio PICCOLO (PD) osserva che sarebbe stato opportuno inquadrare il provvedimento in esame in un contesto più organico, sottolineando come l’urgenza occupazionale e produttiva del Paese non possa essere affrontata da un decreto-legge, peraltro a suo avviso lesivo delle forme di concertazione tra corpi intermedi. Esaminando l’articolo 1, ritiene che sia un errore rimuovere la causalità dei contratto a termine, soprattutto nei casi di sostituzione dei lavoratori, atteso che così facendo può venire meno l’onere aggiuntivo a carico dell’azienda introdotto proprio per disincentivare un utilizzo improprio di tali fattispecie contrattuali. Giudicato troppo elevato il numero di proroghe previste, ritiene necessario, piuttosto, prevedere incentivi alla stabilizzazione, agendo sul versante della riduzione del costo del lavoro. Passando all’articolo 2, evidenzia il rischio di svuotare di contenuto il rapporto di apprendistato, che, in base al testo, sarebbe privato della sua funzione formativa, esprimendo perplessità sulla parte della norma che, eliminando l’obbligo di stabilizzare una certa percentuale di apprendisti per poter continuare ad utilizzare tale strumento, rischia di precarizzare ulteriormente il mercato del lavoro.

Ritiene, in conclusione, che il legislatore debba puntare a dare certezze ai lavoratori, riconoscendo il ruolo centrale del contratto a tempo indeterminato e ammettendo l’utilizzo di altre forme flessibili solo in casi eccezionali e ben individuati.  

Tiziana CIPRINI (M5S) ritiene che il provvedimento in esame determini in sostanza una istituzionalizzazione dei cosiddetti Mac Jobs e dovrebbe, pertanto, essere rinominato Mac Jobs Act, in ragione della spinta che esso determina verso la costituzione di rapporti di lavoro di bassa qualità. Osserva, infatti, come sempre più si vada verso l’estinzione del contratto di lavoro a tempo indeterminato e la configurazione del rapporto di lavoro a tempo determinato come forma ordinaria di assunzione. La tendenza è, a suo avviso, quella di una trasformazione del mercato del lavoro in un vero e proprio mercato di schiavi, in quanto le tutele dei lavoratori sono progressivamente indebolite e i lavoratori sono esposti allo sfruttamento da parte dei datori di lavoro. Per queste ragioni, alla luce della rischiosità dei rapporti di lavoro a tempo determinato, ritiene essenziale garantire ai lavoratori interessati una maggiore remunerazione, in linea con quanto avviene nella finanza per i titoli più rischiosi, che assicurano maggiori rendimenti. 

Ritiene, inoltre, che – contrariamente a quanto sostenuto dal Governo – il provvedimento non porterà ad una riduzione dei contenziosi, pur configurandosi una vera e propria sanatoria dei comportamenti pregressi. Segnala, infatti, che le disposizioni del decreto, che di fatto aggirano le previsioni della direttiva 1999/70/CE, a sua volta frutto di un accordo sottoscritto a suo tempo da CISL, UIL e Confindustria, determineranno un ingente contenzioso, anche in ragione delle formulazioni spesso non chiare che sono state utilizzate. Sottolinea, del resto, che non a caso il Ministro Poletti si è fatto promotore delle norme in discussione, in quanto esse portano evidenti vantaggi al mondo della cooperazione, che si avvale dei vantaggi concessi dalla normativa vigente per ottenere grandi profitti, anche attraverso il riconoscimento di stipendi modesti ai lavoratori che operano nelle ditte subappaltatrici. In definitiva, ritiene che si tratti del peggior provvedimento adottato negli ultimi anni in materia di lavoro.

Gessica ROSTELLATO (M5S), pur giudicando necessario una riforma di talune fattispecie contrattuali, non condivide le modalità superficiali e sommarie con cui è stato predisposto il presente intervento normativo, ritenendo peraltro che la crisi occupazionale attuale mal si presta ad essere affrontata con un decreto-legge. Soffermandosi sull’articolo 1, ritiene opportuno mantenere a fianco del contratto acausale, che consente al datore di lavoro di mettere alla prova effettivamente il lavoratore, un contratto a tempo determinato con causali ben definite e certificate, giudicato utile soprattutto nei casi di sostituzione dei lavoratori per esigenze specifiche e per evitare forme di abuso nei confronti dei lavoratori. Ritiene poi necessario ridurre quantomeno a 24 mesi la durata del contratto a tempo determinato acausale, abbassando a tre il numero massimo delle proroghe consentite, richiamando altresì l’esigenza di prevedere una disciplina transitoria per contratti in essere e la necessità di specificare meglio i termini di riferimento del limite del 20 per cento attualmente previsto dal testo per i contratti a tempo determinato. Evidenzia in ogni caso la necessità di garantire un effettivo controllo sul rispetto di tali vincoli normativi, affinché non vi siano forme di sfruttamento dei lavoratori, preannunciando la presentazione di emendamenti su tali questioni. 

Esaminando l’articolo 2, sottolinea quindi l’esigenza di salvaguardare l’elemento della formazione dell’apprendistato, sia interna, attraverso forme di controllo di soggetti esterni che possano contemplare anche l’intervento dei centri per l’impiego, sia esterna. Per quest’ultima ritiene che non si possa prescindere dal ruolo imparziale delle regioni, soprattutto  quando si tratta di affrontare materie delicate quali la sicurezza sul luogo di lavoro. Passando all’articolo 4, condivide l’esigenza di estendere la semplificazione telematica del DURC anche alle procedure di compensazione dei crediti verso le pubbliche amministrazioni, auspicando che tale norma sia concretamente attuata sia con riferimento ai controlli da parte dell’INPS sia rispetto all’aggiornamento degli archivi. Augurandosi che l’esame del provvedimento sia costruttivo e che non ci si trovi di fronte al tentativo del Governo di piantare una bandiera ideologica nella materia del mercato del lavoro, con il rischio di alimentare aspettative tra i lavoratori, preannuncia la presentazione di emendamenti sul testo in esame, al fine di migliorarlo in molti suoi aspetti.

Walter RIZZETTO (M5S), associandosi alle considerazioni delle deputate del suo gruppo che lo hanno preceduto, osserva che il provvedimento in esame è senza dubbio molto favorevole per i datori di lavoro, che beneficeranno di una assoluta libertà rispetto alla gestione del lavoratori a tempo determinato. Osserva, in proposito, che il decreto determina una sostanziale violazione della direttiva 1999/70/CE, ricordando come il proprio gruppo abbia già avuto modo di richiamare l’attenzione della Camera sulla violazione di questa direttiva in occasione della recente discussione della mozione sul precariato nel pubblico impiego. A suo avviso, si sta determinando il rischio di un’esplosione del numero dei contratti a tempo determinato, con l’effetto di insegnare ai giovani a vivere nella precarietà. Si determinerà, infatti, un’assuefazione all’avvio del percorso lavorativo attraverso contratti di tipo precario, determinando un imprintingdifficilmente cancellabile per i giovani lavoratori. Nel richiamare le esperienze maturate nei Paesi stranieri, ritiene che ci si dovrebbe ispirare alle migliori pratiche esistenti e non seguire, come troppo spesso si fa, i cattivi esempi, come quello spagnolo, dove circa un terzo della forza lavoro è letteralmente intrappolato in contratti a tempo determinato, con la condanna ad una condizione di perenne precarietà. 

Osserva, inoltre, che il provvedimento appare lacunoso, in quanto nulla dispone in materia di lavoratori con partita IVA né prevede efficaci interventi in materia di semplificazione e sburocratizzazione. Fa presente, del resto, che le aziende non assumono nuovi lavoratori non tanto a causa dell’inadeguatezza delle forme contrattuali esistenti, quanto piuttosto in ragione dell’elevato costo del lavoro, dovuto essenzialmente alla presenza di un consistente cuneo fiscale. Come già evidenziato nel corso delle audizioni, sottolinea i rischi che le disposizioni del decreto determinano per le donne e, in particolare, per quelle in gravidanza, che potrebbero non beneficiare delle proroghe dei contratti a termine proprio in ragione del loro stato.   

Più in generale, denuncia l’assenza nel nostro Paese di una vera politica industriale, osservando che troppo spesso essa si è basata solo su incentivi alle imprese, le quali, una volta esauriti tali incentivi, hanno deciso di delocalizzare le produzioni in altri Stati, eventualmente attivando – come nel caso dell’Electrolux – contratti di solidarietà, che necessariamente si esauriranno in un tempo relativamente breve. In questa ottica, dichiarando di comprendere le scelte di imprese che, senza aver beneficiato di contributi pubblici, hanno deciso di spostare le produzioni oltre confine, giudica da condannare i comportamenti dei grandi gruppi industriali che hanno goduto di elevate sovvenzioni e poi hanno deciso di delocalizzare le proprie attività.   

Osserva, inoltre, che le modifiche normative introdotte sempre più lasciano il lavoratore solo di fronte al datore di lavoro, indebolendone la posizione, come dimostra anche il contenuto delle proposte di legge recentemente approvate dalla Camera volte a contrastare le cosiddette dimissioni in bianco, che hanno a suo avviso indebolito il sistema di tutele esistente. Con riferimento al complesso delle riforme avviate dal Governo, segnala, poi, come difficilmente può ipotizzarsi una rapida conclusione dell’iter del disegno di legge delega recentemente presentato al Senato, ricordando il travagliato percorso della delega fiscale, il cui esame, concluso solo pochi giorni fa, era stato avviato nella scorsa legislatura. Ritiene, comunque, che la previsione secondo cui dall’attuazione delle deleghe non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica non lasci ben sperare sui contenuti dei provvedimenti che saranno adottati, dal momento che in astratto essi determinerebbero oneri anche significativi. 

Quanto al contenuto del provvedimento in esame, prende atto dei numerosi rilievi critici sollevati da deputati del Partito Democratico, invitando tuttavia a considerare che il Presidente del Consiglio è il segretario di quel partito, che – a suo avviso – non dovrebbe dimenticare di essere la forza largamente maggioritaria alla Camera.  

Antonella INCERTI (PD) 104 del 2013. Ritiene, inoltre, sia stata data poca attenzione al tema del lavoro femminile, sottolineando come una estensione generalizzata delle proroghe del contratto a termine possa esporre le donne al rischio di licenziamenti discriminatori nei periodi di maternità e scoraggiare il ricorso ai congedi parentali. ritiene anzitutto che il presente intervento vada inquadrato in un ambito più organico di misure varate dal Governo sul versante delle politiche industriali ed economiche, che sono mirate ad un rilancio della crescita del Paese: cita, in proposito, i provvedimenti di riduzione dell’IRPEF, gli interventi in materia di edilizia scolastica e di assetto idrogeologico. Ritiene altresì che il decreto-legge in esame non possa essere valutata disgiuntamente dal disegno di legge delega in materia di lavoro attualmente all’esame del Senato, con il quale le problematiche occupazionali sono affrontate in senso più strutturale. Quanto al merito più specifico del provvedimento in esame, giudica possibile migliorarne taluni aspetti, che possono riguardare, in particolare, la valorizzazione dell’elemento della formazione che, a suo avviso, non è ipotizzabile rimuovere in nome della semplificazione burocratica, pena il rischio di pregiudicare il livello di preparazione dei lavoratori e la qualità delle prestazioni. Fa notare poi che il legislatore sembra essersi concentrato esclusivamente sull’apprendistato di mestiere, trascurando l’apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale nonché quello per l’alta formazione e la ricerca: ritiene, in proposito, che occorra valorizzare le forme di alternanza scuola lavoro già introdotte in materia dal decreto-legge n.

Patrizia MAESTRI (PD), su un piano generale, giudica positivo che il Governo abbia assunto come priorità di intervento il tema del lavoro, esprimendo tuttavia il timore che gli interventi adottati determinino un ampliamento dell’area della precarietà, già molto ampia. Quanto alla volontà di evitare contenziosi in materia di rapporti di lavoro a tempo determinato, richiamata anche dal Ministro Poletti, esprime il timore che talune ambiguità presenti nel testo del decreto alimentino nuove iniziative in sede giudiziaria, anche in considerazione dello scarso coordinamento esistente tra la nuova normativa nazionale e la disciplina vigente nell’ordinamento dell’Unione europea. In questo contesto, ritiene che sia prioritario individuare interventi che producano nuova occupazione, contrastando la precarietà e aumentando la qualità dei posti di lavoro creati. A tal fine, osserva che probabilmente il limite di 36 mesi previsto per le proroghe dei contratti a tempo determinato è troppo elevato e che si potrebbe ipotizzare una riduzione del limite a 24 mesi. Analogamente, il numero massimo di proroghe previsto è – a suo avviso – troppo elevato, osservando che si potrebbe ipotizzare di ridurre le proroghe massime a quattro. Quanto all’acausalità delle proroghe, osserva che occorrerebbe comunque considerare le peculiarità connesse al lavoro stagionale. Segnala, altresì, che la nuova normativa in materia di contratti a tempo determinato potrebbe prestarsi ad abusi a danno delle lavoratrici, osservando come sia necessario prevedere forme di tutela al riguardo.

Quanto alle disposizioni dell’articolo 2, in materia di apprendistato, ritiene che sia necessario un intervento che valorizzi tale forma contrattuale, che potrebbe rappresentare la migliore forma di accesso al mercato del lavoro. A questo proposito, non solo ai fini della conformità alla normativa dell’Unione europea, rileva l’opportunità del ripristino della previsione del piano formativo, sottolineando altresì l’esigenza che agli apprendisti sia assicurata non solo la formazione  on the job ma anche nelle aule. Per quanto concerne le semplificazioni relative al DURC, previste dall’articolo 4 del decreto, esprime il timore che tale disposizione determini un indebolimento delle tutele esistenti. 
Su un piano sistematico, segnala che le disposizioni del decreto devono essere lette necessariamente insieme a quelle del disegno di legge governativo, appena presentato al Senato. In proposito ritiene che vi siano alcune discrasie tra le previsioni in materia di contratti a tempo determinato contenute nel decreto, e la previsione di un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, contenuta nel disegno di legge. Analogamente, ritiene che nel disegno di riforma del mercato del lavoro si debba puntare ad una piena ed efficace attuazione della Garanzia Giovani. Proprio al fine di monitorare gli effetti delle disposizioni previste dal decreto in esame, ritiene necessario che, come avvenuto nelle più recenti riforme, nel provvedimento sia inserita una specifica clausola in ordine alla misurazione degli effetti prodotti.

Irene TINAGLI (SCpI) pur giudicando condivisibile l’impianto complessivo del provvedimento, lo ritiene migliorabile in alcuni suoi punti, attraverso talune modifiche che non ne stravolgano l’impostazione. Affrontando il tema dei contratti a tempo determinato, ritiene che il problema non riguardi tanto la salvaguardia del principio di causalità, giudicato non decisivo in termini di effettivo contrasto a eventuali forme di abuso di tale contratto flessibile, quanto la capacità di incidere su altri aspetti che ostacolano davvero un corretto funzionamento di tale strumento. Giudica poi poco corretto, nel tentativo di dimostrare l’iniquità del provvedimento, citare le esperienze di altri Paesi europei, a fronte di condizioni di mercato di lavoro diverse, che prevedono maggiore restrizioni in entrata, ma offrono una più ampia flessibilità in uscita. Ritiene che l’obiettivo primario debba essere quello di un riallineamento tra contatto a tempo determinato e contratto a tempo indeterminato, affinché quest’ultimo non sia «cannibalizzato» dal primo e vi siano adeguate per i lavoratori. A tal fine, giudica possibile prevedere forme di disincentivo nei confronti del datore di lavoro, che stabiliscano delle penali da pagare in caso di mancato rinnovo del contratto a tempo determinato. In materia di apprendistato, manifesta preoccupazione per la possibile riduzione della capacità formativa del contratto, invitando a concentrarsi sui reali motivi che ne hanno inficiato il funzionamento fino ad oggi. Paventando il rischio che lo svuotamento dei contenuti formativi del contratto possa mettere addirittura in discussione la compatibilità con la normativa in materia di aiuti di Stato, ritiene opportuno intervenire su altri aspetti, ad esempio allentando i vincoli in tema di obbligo di stabilizzazione degli apprendisti. In conclusione, ritiene imprescindibile un raccordo con le tematiche più complessive affrontate nel disegno di legge delega, affinché sia messo a punto un serio ed organico piano di rilancio dell’occupazione.

Luisella ALBANELLA (PD), come osservato più volte anche nel corso delle audizioni, sottolinea che il metodo migliore per assicurare la crescita dell’occupazione sia quello di promuovere il rilancio della produzione industriale e dei consumi. In questa ottica, giudica con favore le iniziative del Governo volte incrementare di 80 euro le buste paga dei lavoratori dipendenti e a ridurre del 10 per cento l’IRAP, anche attraverso un incremento della tassazione delle rendite finanziarie. Ritiene, tuttavia, che le disposizioni contenute nel decreto non assicurino un reale rilancio dell’occupazione, osservando come sarebbe, a suo avviso, stato preferibile, che il Governo avesse adottato prioritariamente le disposizioni contenute nel disegno di legge ora all’esame del Senato, che recano interventi assai più efficaci. Cita, in particolare, le disposizioni relative alla riforma degli ammortizzatori sociali e alla tutela della maternità, nonché quelle, a suo avviso estremamente interessanti, relative al contratto unico di inserimento a tutele crescenti, che – a suo giudizio – rappresenta una risposta molto più adeguata alle criticità esistenti nell’ingresso nel mondo del lavoro rispetto alle disposizioni contenute nel decreto in esame. Ritiene, pertanto, necessario che al provvedimento in discussione siano apportati opportuni correttivi, rafforzando e rendendo esigibile il diritto di precedenza dei lavoratori a tempo determinato nelle future assunzioni. Sottolinea, altresì, l’esigenza di individuare una specifica disciplina transitoria per l’applicazione delle disposizioni di cui all’articolo 1, nonché di riconsiderare il numero massimo delle proroghe in materia di lavoro a tempo determinato, al fine di evitare una eccessiva frammentazione del rapporto di lavoro. Ritiene, inoltre, che, alla luce delle modifiche introdotte per il contratto a tempo determinato, si dovrebbe riflettere sulla previsione della causalità per i contratti a progetto, nonché lavorare, come proposto dal professor Treu nella sua audizione, sull’individuazione di un sistema di efficaci incentivi al lavoro a tempo indeterminato e corrispondenti disincentivi all’utilizzo di forme di lavoro precario. Concorda, altresì, sull’esigenza di individuare opportune forme di tutela per le donne in gravidanza, che rischiano di essere fortemente penalizzate dalla nuova disciplina delle proroghe. Quanto al contratto di apprendistato, ritiene che vada eliminata la disposizione che rende facoltativa la formazione pubblica nell’apprendistato professionalizzante e di mestiere, osservando che – come evidenziato anche nel corso delle audizioni – ci si dovrebbe muovere piuttosto nella direzione di una minore burocraticità degli adempimenti e di una loro semplificazione e standardizzazione. Ritiene, inoltre, che in relazione agli obblighi di prosecuzione del rapporto di lavoro al termine dell’apprendistato, soppressi dal provvedimento in esame, sia necessario un ripensamento, almeno per le imprese di maggiori dimensioni. In definitiva, ritiene che con l’attività emendativa si possa effettivamente riequilibrare un provvedimento che, allo stato, appare sbilanciato in favore delle imprese e dei datori di lavoro.

Marco MICCOLI (PD) ritiene che la discussione sul provvedimento rechi in sé una debolezza di fondo, che coinvolge le premesse da cui è scaturito l’intervento normativo, che, a suo avviso, sono state male individuate. Fa notare, infatti, che il Governo ha inteso garantire un rilancio dell’occupazione nel presupposto che vi sia una ripresa della produzione e della crescita, che, allo stato, appare irrealistica, prefiggendosi poi l’obiettivo di conferire maggiori certezze ai lavoratori senza tuttavia porre le fondamenta giuridiche adeguate per un simile intervento. Sottolineato che il contratto a termine già prevede forme di tutela nei confronti del lavoratore, fa notare che un vero intervento di riforma avrebbe richiesto un’opera complessiva di riassetto del mercato del lavoro, basata sull’adozione di misure volte a rendere economicamente conveniente il contratto a tempo indeterminato e poco convenienti tutte le altre tipologie considerate davvero flessibili e precarie, tra le quali cita le collaborazioni coordinate e continuative, le partita IVA, gli stage fittizi. Pur ritenendo condivisibili alcuni interventi correttivi, come, ad esempio, in ordine all’articolo 1, la riduzione della durata dei contratti acausali o del numero delle proroghe, oppure, in tema di apprendistato, il ripristino degli obblighi formativi, segnala il pericolo che si perdano di vista le reali esigenze del sistema Paese. In conclusione, si dichiara scettico circa i potenziali effetti benefici dei ciclici interventi normativi adottati dai Governi in materia del lavoro, sottolineando come, in assenza di un preciso ed organico disegno di riforma, si rischi ogni volta di determinare maggiori incertezze e difficoltà nei cittadini.

Cesare DAMIANO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, fa presente che l’esame preliminare si concluderà nella giornata di domani. Rinvia, quindi, il seguito dell’esame del provvedimento ad altra seduta.
La seduta termina alle 15.50.

INDAGINE CONOSCITIVA
Mercoledì 9 aprile 2014. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO.
La seduta comincia alle 15.50.
Indagine conoscitiva sui rapporti di lavoro presso i
 call center presenti sul territorio italiano. 
(Deliberazione).
Cesare DAMIANO, presidente, avverto che, sulla base di quanto convenuto nella riunione dell’Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, del 19 marzo 2014, è stata acquisita l’intesa con il Presidente della Camera, ai sensi dell’articolo 144 del Regolamento, per lo svolgimento di un’indagine conoscitiva sui rapporti di lavoro presso i call center presenti sul territorio italiano. 

Propone, pertanto, di procedere alla deliberazione della predetta indagine conoscitiva, nei tempi e con le modalità illustrate nel relativo programma.

La Commissione approva la proposta del Presidente.  

La seduta termina alle 15.55.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
Mercoledì 9 aprile 2014.
L’ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.55 alle 16.  
ERRATA CORRIGE
Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari 213 dell’8 aprile 2014, a pagina 119, seconda colonna, quattordicesima riga, n. dopo le parole: «potrà fornire», aggiungere le seguenti: «aggiornamenti al riguardo».

AUDIZIONI INFORMALI
Martedì 8 aprile 2014.
Audizioni nell’ambito dell’esame del disegno di legge C. 2208 Governo: DL 34/2014: Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese. 
Audizione di rappresentanti di Confprofessioni.
L’audizione informale si è svolta dalle 13.35 alle 13.55.  

Audizione di rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia.
L’audizione informale si è svolta dalle 13.55 alle 14.15.  

Audizione di rappresentanti di CGIL, CISL, UIL e UGL.
L’audizione informale si è svolta dalle 14.15 alle 15.  

Audizione di rappresentanti di CONFINDUSTRIA.
L’audizione informale si è svolta dalle 15 alle 15.20.  

SEDE REFERENTE
Martedì 8 aprile 2014. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. — Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Franca Biondelli.
La seduta comincia alle 15.20.
Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l’accesso al trattamento pensionistico.
 
Nuovo testo unificato C. 224 Fedriga, C. 387 Murer, C. 727 Damiano, C. 946 Polverini, C. 1014 Fedriga, C. 1045 Di Salvo, C. 1336 Airaudo. 
(Seguito dell’esame e rinvio).

La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 2 aprile 2014.  

Cesare DAMIANO, presidente, ricorda che nella seduta del 2 aprile 2014 la Commissione ha preso atto della mancata trasmissione della relazione tecnica, la cui predisposizione era stata richiesta al Governo, entro il termine di 7 giorni, nella seduta del 20 marzo 2014, sollecitando l’Esecutivo a trasmetterla nel minor tempo possibile. 
Segnala, altresì, che il rappresentante del Governo, nella medesima seduta del 2 aprile, si era impegnato a sollecitare l’INPS per la trasmissione dei dati necessari all’elaborazione di tale relazione tecnica, ai fini di una esaustiva quantificazione dei relativi oneri finanziari. Rammenta, inoltre, che, secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, l’avvio dell’esame in Assemblea delle proposte di legge in discussione è previsto per il prossimo 14 aprile.   
Nell’avvertire che la predetta relazione tecnica non è ancora stata trasmessa alla Commissione, rappresenta che, dalle informazioni assunte per le vie brevi, risulta che la relazione tecnica è stata predisposta ed è stata trasmessa al Ministero dell’economia e delle finanze per le verifiche previste dalla legge di contabilità.   
Anche alla luce di questa circostanza, ritiene che si debba valutare il percorso da seguire nell’esame del provvedimento, tenuto conto che non appare possibile, allo stato, concludere l‘iter in sede referente in tempi compatibili con l’inizio dell’esame in Assemblea, mancando le informazioni necessarie per la quantificazione dei relativi oneri. 
Fa presente, poi, che, in considerazione dell’urgenza di individuare una soluzione di tipo strutturale alla problematica in oggetto, ha preso contatto con il Ministro Poletti, il quale ha assicurato che è sua intenzione aprire un tavolo di confronto istituzionale tra Parlamento, Governo ed INPS su tali tematiche, in vista dell’individuazione delle misure più adeguate, impegnandosi, peraltro, a sottoporre tale questione al prossimo Consiglio dei ministri.   
Alla luce di quanto testé riferito, propone, ove la Commissione concordi, di informare la Presidenza della Camera di tali sviluppi, chiedendo un rinvio dell’inizio della discussione in Assemblea.  

Massimiliano FEDRIGA (LNA), nel prendere atto di quanto riferito dal presidente, ritiene che la Commissione debba proseguire speditamente nell’esame del provvedimento, giudicando inaccettabile uno slittamento dell’inizio dell’esame in Assemblea, anche in considerazione del fatto che le proposte in discussione sono all’attenzione del Governo da lungo tempo. Ritiene, pertanto, che la Commissione non possa adeguarsi passivamente alla logica dei rinvii, stigmatizzando con forza l’atteggiamento dell’Esecutivo, che non è stato ancora in grado di trasmettere una relazione tecnica credibile sul testo in esame.

Renata POLVERINI (FI-PdL) fa presente che tutti i gruppi lavorano da tempo con spirito costruttivo sul testo in esame, nel tentativo di individuare una soluzione adeguata alla delicata problematica dei lavoratori «esodati». Sottolinea come tali categorie di lavoratori, ormai prive di alcuna forma di reddito, continuano ad esprimere con forza la loro preoccupazione, anche con manifestazioni pubbliche davanti a Montecitorio, che si svolgeranno anche nella giornata di domani. Dichiara, tuttavia, di comprendere le ragioni della proposta della presidenza, concordando con il percorso procedurale descritto, purché esso conduca all’individuazione in un tempo certo e ragionevolmente breve di misure risolutive della problematica. 

Fa presente che, in caso di assenza di una disponibilità dell’Esecutivo a risolvere quanto prima tale questione sin dall’esame del DEF, il Governo non potrà aspettarsi alcuna forma di collaborazione con riferimento alle annunciate riforme del pubblico impiego, in quanto, a suo avviso, sarebbe paradossale lasciare irrisolta la questione dei lavoratori «esodati», così come quella, analoga, dei lavoratori della scuola della cosiddetta «quota 96», mentre nel settore pubblico si prefigura l’attuazione di un piano di «staffetta generazione».  

Giorgio AIRAUDO (SEL) chiede che la condivisibile proposta della presidenza sia accompagnata dall’individuazione di una data certa entro la quale concludere i lavori di approfondimento sulla tematica, in vista della sollecita definizione dei necessari interventi in favore delle categorie coinvolte.

Cesare DAMIANO, presidente, nel concordare con la deputata Polverini circa i rapporti tra la disciplina previdenziale applicabile nel settore pubblico e in quello privato, fa presente che tutti i gruppi – avendo a cuore le sorti dei lavoratori «esodati» – lavorano da tempo per un obiettivo comune, che è quello di assicurare in tempi brevi una soluzione di tipo strutturale alla questione. Nel far presente di aver preso contatto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali proprio per sollecitare una positiva conclusione dell’iter del provvedimento in esame, ritiene che la disponibilità mostrata dal Governo su tale questione costituisca un elemento di novità che non può non essere preso in considerazione. 
Fa presente, in ogni caso, che sarà sua cura ricontattare il Ministro una volta conclusa la riunione del Consiglio dei ministri, prevista per la giornata odierna, al fine di ottenere maggiori delucidazioni circa l’avvio entro tempi certi del predetto tavolo di confronto. Dichiara che si farà carico di riferire alla Commissione quanto prima circa gli esiti di tale dialogo con il Ministro, precisando che nella prossima seduta, che potrebbe essere convocata nella mattinata di domani, potrà fornire.   

Nel sottolineare il rischio di iniziare la discussione del provvedimento in Assemblea senza la necessaria quantificazione degli oneri, ritiene che qualsiasi determinazione circa il prosieguo dell’esame potrà essere assunta, in ogni caso, nella giornata di domani, anche alla luce dell’orientamento che manifesterà il Governo sulla materia.   
Rinvia, quindi, il seguito dell’esame del provvedimento ad altra seduta.  

La seduta termina alle 15.30.

SEDE CONSULTIVA
Martedì 8 aprile 2014. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO.
La seduta comincia alle 15.30.
Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente e disciplina dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
 
Testo unificato C. 68 Realacci ed abb.
 
(Parere alla VIII Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l’esame del provvedimento.  

Monica GREGORI (PD), relatore, osserva preliminarmente che il provvedimento è volto a riformare il sistema delle agenzie ambientali, attraverso sostanziali innovazioni organizzative e di funzionamento. L’obiettivo del provvedimento, dunque, è quello di realizzare un sistema a rete integrato e unitario attraverso il quale l’intervento di tutela ambientale sul territorio nazionale sia garantito in modo diffuso, omogeneo e puntuale, attuando i livelli essenziali di prestazioni tecniche ambientali, i cosiddetti LEPTA, rilevanti anche ai fini del perseguimento degli obiettivi di prevenzione collettiva previsti dai livelli essenziali di tutela sanitaria. 

In premessa, ricorda che l’ISPRA, attualmente è integrato in un sistema a rete, anche informativa, attraverso il SINAnet, il Sistema delle agenzie ambientali, che conta la presenza sul territorio nazionale di ventuno tra Agenzie regionali (ARPA) e provinciali (APPA) costituite con apposita legge regionale. Si tratta, in sostanza, di un esempio di sistema federativo, in cui l’ISPRA garantisce la coesione del Sistema.  

Osserva che il provvedimento in esame viene ad incidere su tale sistema al fine di assicurare maggiore omogeneità ed efficacia all’esercizio dell’azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell’ambiente a supporto delle politiche di sostenibilità, attribuendo rilievo normativo alla connotazione sistemica delle agenzie ambientali, attraverso l’istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione ambientale. Del Sistema fanno parte: l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, riformato e riorganizzato dal testo, attraverso la ridefinizione del suo ruolo istituzionale, nel quale rientrano importanti compiti di indirizzo e coordinamento; le agenzie regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano per la protezione dell’ambiente, che svolgono le attività istituzionali tecniche e di controllo obbligatorie necessarie a garantire il raggiungimento dei LEPTA nei rispettivi territori di competenza.

Per quanto concerne le norme di più diretto interesse della XI Commissione, segnala, anzitutto, l’articolo 3, che, nel disciplinare le funzioni del Sistema nazionale, alla lettera g), fa riferimento alla funzione di collaborazione con istituzioni dell’istruzione e dell’università per la predisposizione e per l’attuazione di programmi di divulgazione e di educazione ambientale, nonché di formazione e di aggiornamento del personale di enti e di organismi pubblici operanti in campo ambientale. A riguardo, sottolinea l’importanza del tema della formazione e dell’aggiornamento del personale di tali enti, anche rispetto ai recenti dati sul capitale umano della nostra forza lavoro, anche pubblica e, in particolare, il rispetto della normativa vigente in materia di congedi per la formazione sia continua che, eventualmente, frazionata. 

Fa notare, quindi, l’articolo 4, che, nel regolamentare l’ISPRA, prevede, al comma 6, che i componenti dei suoi organi durino in carica per quattro anni e possano essere rinnovati per un solo mandato. Il contratto che regola il rapporto del direttore generale dell’ISPRA, reclutato secondo le modalità di cui al successivo articolo 8, ha una durata di quattro anni ed è rinnovabile una sola volta.  

Passando proprio al citato articolo 8, segnala che esso, al comma 1, interviene in materia di requisiti del direttore generale dell’ISPRA e delle agenzie ambientali, stabilendo che il direttore generale dell’ISPRA e delle agenzie è nominato, secondo le procedure previste dalla legge per ciascun ente, tra soggetti di elevata professionalità e qualificata esperienza nel settore ambientale che non ricoprano altri incarichi tassativamente individuati dalla norma, tra cui incarichi politici elettivi nonché altri incarichi retribuiti, e non siano destinatari di condanne penali con sentenze passate in giudicato e di provvedimenti di interdizione dai pubblici uffici. In tal senso, ricorda la particolare rilevanza che va assegnata in tema di requisiti di onorabilità, indipendenza ed equilibrio di genere in tutte le fasi previste per la nomina del direttore generale dell’ISPRA e delle agenzie ambientali. Segnala, quindi, che il comma 2 del medesimo articolo 8 stabilisce che presso l’ISPRA è istituita un’anagrafe dei direttori generali dell’ISPRA e delle agenzie costantemente aggiornata contenente le informazioni sui requisiti professionali e sulla retribuzione 165 del 2001, ai fini di un costante monitoraggio dello stato di retribuzione patrimoniale del personale in oggetto. Sottolinea, altresì, la necessità, da parte dell’ISPRA, di definire in maniera più puntuale, le caratteristiche di trasparenza, pubblicità e controllo della suddetta anagrafe dei direttori generali dell’ISPRA e delle agenzie per la protezione dell’ambiente, anche attraverso atti di regolamentazione interna, previo consenso del Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare. patrimoniale. In fase di prima applicazione, sono iscritti all’anagrafe i direttori generali in carica alla data di entrata in vigore della presente legge. A riguardo, rileva la necessità di armonizzare tale strumento con l’Anagrafe delle prestazioni dei dipendenti pubblici, istituita ai sensi dell’articolo 53 del decreto legislativo n. 

Osserva, quindi, che l’articolo 13, al fine di promuovere ed indirizzare lo sviluppo coordinato delle attività di tale sistema nazionale, istituisce il Consiglio del Sistema nazionale, disciplinandone la composizione e prevedendo che la partecipazione al Consiglio non comporta la corresponsione di gettoni o altri emolumenti. Rileva, altresì, che, al comma 4, tale articolo prevede che il Consiglio del Sistema nazionale si doti di un regolamento per il proprio funzionamento, nel quale è espressamente dichiarato che, per lo svolgimento delle loro attività, ai membri del Consiglio del Sistema nazionale non spetta nessun compenso aggiuntivo, neanche a titolo di rimborso spese, diaria o indennità. In proposito, segnala l’importanza dell’individuazione di momenti di coordinamento delle attività di ricerca in campo ambientale e degli interventi ispettivi e di controllo, che prevedano anche l’attiva partecipazione delle organizzazioni sindacali e delle associazioni imprenditoriali di categoria. 

Rappresenta, quindi, che l’articolo 14 reca disposizioni sul personale ispettivo, prevedendo che l’ISPRA, con il contributo delle agenzie, elabora, basandosi su principi di meritocrazia, uno schema di regolamento che stabilisce le modalità di individuazione del personale incaricato degli interventi ispettivi nell’ambito delle funzioni di controllo svolte dal Sistema nazionale. Tale schema di regolamento individua, altresì, il codice etico, le competenze del personale ispettivo, i criteri generali per il mantenimento della qualifica nonché i criteri generali per lo svolgimento delle attività ispettive prevedendo il principio di rotazione del medesimo personale rispetto agli impianti al fine di garantire la terzietà dell’intervento ispettivo. Il successivo comma 4 prevede che, in attuazione di tale regolamento, da emanare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio, il presidente dell’ISPRA e i legali rappresentanti delle agenzie, attraverso specifici regolamenti interni, individuano il rispettivo personale incaricato degli interventi ispettivi, potendo altresì individuare e nominare, ai sensi del comma 5, quanti, nell’esercizio delle loro funzioni, operano con la qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria, con adeguata assistenza legale e copertura assicurativa a carico dell’ente. Osserva, in proposito, che la disposizione, nel rimettere all’ISPRA, ovvero ad un ente pubblico di ricerca sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, il compito di predisporre uno schema di regolamento, sembra configurare una ipotesi atipica nell’ambito del processo di formazione normativa, laddove, in sede di emanazione degli schemi di atti normativi di secondo livello, si dovrebbe coinvolgere, in prima istanza, la responsabilità dei Dicasteri competenti. Sottolinea, altresì, che, trattandosi di personale ispettivo chiamato a svolgere ruoli spesso delicati, come quelli di polizia giudiziaria, sarebbe opportuno prevedere per taluni lavoratori un sistema di tutele rafforzate, sia durante l’espletamento di tali attività, sia in termini di diritti sindacali.   
Da ultimo, rileva che l’articolo 16, nel dettare disposizioni transitorie e finali, prevede che, ai fini dell’efficace svolgimento delle funzioni attribuite al Sistema nazionale, con particolare riferimento all’obbligo di garantire i livelli essenziali di  prestazioni tecniche ambientali, l’ISPRA e le agenzie possono procedere all’assunzione del personale e all’acquisizione dei beni strumentali necessari, nei limiti dei finanziamenti previsti dal precedente articolo 15. 
In conclusione, preso atto del contenuto del provvedimento e dei profili di competenza della XI Commissione e valutata l’esigenza di dare seguito a un intervento che si prefigge importanti finalità di sicurezza e tutela del territorio e della salute dei cittadini, preannuncia l’intendimento di esprimere un parere favorevole sul provvedimento in esame, eventualmente corredato da una serie di osservazioni.  

Cesare DAMIANO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell’esame alla seduta convocata per la giornata di domani.

La seduta termina alle 15.35.

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