Sorprese positive dall’economia dell’area euro: invece di indebolirsi la ripresa ha segnato una accelerazione, portandosi ai massimi da oltre due anni e mezzo. I dati definitivi di una indagine tra i responsabili degli approvvigionamenti delle imprese, condotta dalla società di ricerche Markit Economics, sono infatti stati oggetto di una marcata revisione in meglio rispetto alle indicazioni iniziali. E l’Italia non è tagliata fuori, ma anzi ha visto l’attività balzare ai massimi da quasi tre anni, sospinta da una forte accelerazione nel comparto dei servizi. Il neo più evidente in questa ripartenza è la continua debolezza del lavoro. Guardando al quadro generale, il Purchasing managers index (Pmi) relativo all’insieme di manifatturiero e terziario di Eurolandia si è attestato a febbraio a 53,3 punti, massimo da 32 mesi e a fronte di 52,9 punti a gennaio. Un dato decisamente migliore delle attese degli analisti e di quanto indicato dalla stessa Markit nella stima preliminare (52,7). In questo tipo di inchieste i 50 punti sono la soglia di demarcazione tra crescita e recessione dell’attività. Secondo il capo economista di Markit, Chris Williamson i dati dovrebbero corrispondere ad una crescita del Pil dello 0,4-0,5 per cento nel primo trimestre, che sarebbe la migliore da tre anni. In Italia il relativo indice Pmi si è attestato a 53,4 punti, massimo da 34 mesi secondo Markit. La componente del Pmi relativa alle sole imprese del terziario ha mostrato uno scatto in avanti, portandosi a 52,9 punti e uscendo dopo tre mesi dall’area recessiva, rispetto ai 49,4 punti di gennaio. “Questi dati rinforzano l’idea che l’Italia vedrà un susseguirsi di aumenti trimestrali del Pil”, ha commentato Phil Smith, economista di Markit. “Non solo le attività del settore terziario sono aumentate a febbraio, ma il tasso di crescita è stato elevato e supportato dal record di crescita di nuovi ordini”. Tuttavia “gli sviluppi sul fronte occupazionale sono deludenti con l’aumento dei tagli al personale nelle aziende del terziario, forse a causa della recente performance altalenante del settore. Allo stesso tempo diminuisce la creazione occupazionale nel manifatturiero”.
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