Italia solo 15esima in Europa e al di sotto della media sulle capacità di innovazione. Un fattore ritenuto cruciale per favorire prosperità e sviluppo economico, e su cui in generale l’Ue sta colmando il divario che la separa da Stati Uniti e Giappone. Ma al tempo stesso, in un rapporto pubblicato oggila Commissioneeuropea mette in guardia dal gap che “si sta allargando” tra i paesi della stessa Unione. “In quasi un quinto delle regioni, si legge, il rendimento innovativo è peggiorato”. A guidare la graduatoria sono i paesi scandinavi ela Germania, che si piazza terza alle spalle di Danimarca e Svezia (prima in Europa), quartala Finlandia. Nella classifica sul rendimento innovativo dei paesi, come anzi detto l’Italia è 15esima, superata perfino da Cipro. La Francia è 11esima, la Gran Bretagna ottava; l’Italia però fa meglio della Spagna, che si piazza 17esima davanti al Portogallo. In questo modo il Belpaese si classifica nel penultimo gruppo di paesi, quelli in cui secondola Commissione il rendimento dell’innovazione è al di sotto della media Ue. Fanalini di coda sono invece Bulgaria (ultima), Lettonia e Romania, con valori pesantemente inferiori alle media. Infine, oltre al gruppo di testa ci sta un altro insieme, dove si piazzala Francia e perfino Cipro (l’Italia quindi è rimasta fuori quasi per un soffio) dove la resa innovativa è vicina o leggeremnete superiore alla media. Secondo il vicepresidente della Commissione Antonio Tajani, responsabile di industria e imprenditoria “portare avanti l’innovazione rimane un elemento prioritario se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo di far sì che entro il 2020 almeno il 20 per cento del Pil Ue sia prodotto dall’industria manifatturiera. Maggiori investimenti da parte delle imprese, una forte domanda di soluzioni innovative europee e la riduzione degli ostacoli che si frappongono all’applicazione commerciale delle innovazioni sono la chiave della crescita. Abbiamo bisogno di imprese maggiormente innovative, ha detto Tajani, e di un contesto favorevole alla crescita al fine di portare efficacemente le innovazioni sui mercati”. Il rapporto di oggi è stato presentato assieme ad altri due commissari europei. La prima è la responsabile della ricerca Maire Geoghegan-Quinn, secondo cui “il quadro di riferimento conferma ancora una volta che l’investimento nella ricerca e nell’innovazione si ripaga in termini di rendimento dell’economia. Con un bilancio di quasi 80 miliardi di euro per i prossimi sette anni, Orizzonte 2020, il nostro nuovo programma di ricerca e innovazione, contribuirà a mantenere la spinta propulsiva”. “E’ adesso, ha affermatola Geoghegan-Quinn, che dobbiamo aumentare gli investimenti nell’innovazione in tutta l’Ue, se vogliamo realizzare entro il 2020 il nostro obiettivo del 3 per cento del Pil.” Inoltre lo studi misura anche le performance di questa voce chiave anche su base regionale nei vari paesi. Regioni che “dovranno valorizzare i loro punti di forza economici e sviluppare nuovi modi innovativi per far fronte alla concorrenza globale”, ha detto per parte sua Johannes Hahn, commissario responsabile perla Politicaregionale e urbana. “Il nuovo bilancio Ue e la politica regionale riformata offrono un’opportunità unica per promuovere l’innovazione. Più di 100 miliardi di euro di investimenti a valere sui Fondi strutturali e di investimento (fondi SIE) saranno destinati alla ricerca e all’innovazione come anche alla crescita digitale, alle piccole e medie imprese e allo sviluppo di energie verdi ed efficienti”. “Il quadro di riferimento presentato oggi indica che, mentre alcune regioni registrano progressi, sussistono ancora delle disparità. La nuova politica regionale affronterà questa problematica: ciascuna delle 274 regioni d’Europa dovrà sviluppare una strategia in tema di specializzazioni intelligenti, ha concluso Hahn, che comprenderà anche un capitolo consacrato all’innovazione”.
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