L’illegalità nelle sue diverse forme, “dalla corruzione nell’esercizio di pubblici servizi alle violenze della criminalità organizzata, condiziona pesantemente la crescita economica, impedisce la corretta allocazione dei fondi pubblici destinati allo sviluppo, si ripercuote, a volte, sulla stessa possibilità di operare delle imprese”. Lo ha sottolineato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco nel suo intervento di apertura al convegno ‘Legalità e buon funzionamento del sistema finanziario’ organizzato da Banca d`Italia e Consiglio superiore della magistratura. In pratica, il governatore conferma l’allarme lanciato proprio ieri dalla Commissione europea col primo rapporto sulla corruzione, dal quale emerge che nel nostro paese il costo delle tangenti e’ pari alla meta’ del totale europeo: 60 miliardi annui, contro una media Ue complessiva di circa 120. Sui dati forniti dal Rapporto non sono mancate contestazioni: la cifra di 60 miliardi fatta propria dalla commissione, infatti, e’ desunta dalle relazioni della Corte dei conti, che a sua volta ha applicato a spanne un sistema di calcolo messo a punto dalla banca mondiale, che stima la corruzione nei vari paesi pari a circa il 4% del Pil. Applicando questo parametro, pero’, e riducendosi il pil nazionale negli ultimi anni causa crisi, la corruzione made in Italy avrebbe dovuto quanto meno ridursi in proporzione, mentre tutti gli osservatori –economisti, magistratura, forze dell’ordine- affermano che in realta’ e’ in aumento. Ma che la cifra di 60 miliardi, alla fine, sia simbolica o reale poco conta: quel che conta e’ che anche la massima autorita’ economica nazionale, la Banca d’Italia, conferma che e’ proprio la corruzione il piu’ serio freno allo sviluppo economico. Altro che costo del lavoro.
N.P.