Omicidio colposo plurimo, disastro colposo, omissione di norme di sicurezza e sfruttamento di manodopera clandestina: queste le ipotesi di reato per le quali la procura di Prato ha aperto un’inchiesta in seguito all’incendio della fabbrica in cui, domenica 1 dicembre, sono morti 7 lavoratori cinesi. L’unico corpo identificato, e uno dei feriti, sono risultati immigrati irregolari.
Quanto alla dinamica dell’incendio, “le fiamme dovrebbero essere partite da dove forse c’era un cucinino”, ha detto il pm Lorenzo Gestri. Il dramma conferma il lato oscuro rappresentato dalla piaga del lavoro nero, gia’ di per se’ presente in Italia, ma oltremodo rafforzato dall’ ’’importazione’’, nel nostro paese, di un modello di relazioni industriali ‘’alla cinese’’, basato su zero diritti e controlli. Per il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, “Prato è un caso particolare, possiamo definirlo un caso limite”. Il sindaco di Prato, Roberto Cenni, pero’ avverte: “Può succedere ancora, abbiamo bisogno dell’aiuto dello Stato”.
Dura Laura Boldrini: ”Se non si fa qualcosa di risolutivo, rischiamo di importare il peggio della globalizzazione”, ha detto la presidente della Camera, esprimendo “cordoglio per le famiglie delle vittime” e invitando lo Stato “a mettere in atto tutte le misure per fare emergere e contrastare questa realtà, che stiamo apprendendo non è un caso isolato”.
Da parte loro, i sindacati richiamano a maggiori controlli: “Basta con le tragedie sul lavoro: servono più prevenzione e sicurezza, più tutele e legalità”, il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra, e Emilio Miceli, della Filctem Cgil, conclude: “Tutti sapevano di illegalità. Prato rappresenta probabilmente la più grande concentrazione di lavoro nero, ai limite della brutalità e della schiavitù, che esista in Europa”.
Secondo Morena Piccinini, presidente Inca Cgil, questa tragedia deve essere l’inizio di un’inversione di tendenza.”Le istituzioni italiane a tutti i livelli- spiega Piccinini- obblighino ogni piccolo imprenditore al rispetto delle leggi; le rappresentanze degli imprenditori non si celino dietro gli alti costi per non rispettare la normativa sulla sicurezza; ai sindacati sia data la possibilità di svolgere, insieme alle istituzioni, il lavoro di controllo e di prevenzione, consentendo loro di entrare in queste realtà produttive”.
Azzurra Taraborelli