36ª Seduta
Presidenza del Presidente
Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Dell’Aringa.
La seduta inizia alle ore 15.
IN SEDE CONSULTIVA
(1121) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016
– (Tab. 4) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016
(1120) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014)
(Rapporto alla 5a Commissione. Seguito e conclusione dell’esame congiunto. Rapporto favorevole con osservazioni)
Riprende l’esame congiunto, sospeso nella seduta del 24 ottobre scorso.
Il presidente relatore SACCONI (PdL) fa presente che allo scadere del termine sono stati presentati sette ordini del giorno al disegno di legge n. 1120 e due emendamenti alla Tabella 4, pubblicati in allegato al resoconto. Dà quindi conto di una bozza di rapporto, favorevole con osservazioni – pubblicata in allegato al resoconto – nella quale ha raccolto talune osservazioni e sottolineature contenute negli interventi svolti nel corso del dibattito.
La senatrice CATALFO (M5S) illustra l’ordine del giorno G/1120/2/11, che impegna il Governo ad assumere iniziative per introdurre il reddito di cittadinanza. Ritiene essenziale che il Governo adotti misure di sostegno reale a favore dei soggetti che vivono al di sotto della soglia di povertà e promuova la redistribuzione della ricchezza. Si tratta di principi sanciti nella Costituzione e nella Carta sociale europea e che rappresentano questioni non più rinviabili. Il reddito di cittadinanza, poi, è previsto in quasi tutti i Paesi europei. E’ a suo giudizio il momento di introdurre un cambiamento reale, evitando di colpire sempre le fasce più deboli della popolazione.
Il senatore PUGLIA (M5S) dà conto dell’ordine del giorno G/1120/7/11, riguardante un problema annoso, quale quello degli oneri che i lavoratori sono costretti a pagare per ricongiungere i contributi versati a fini pensionistici a varie gestioni. Egli ritiene opportuno un impegno del Governo a modificare gli attuali criteri, anche tenendo conto dei mutamenti intervenuti nel mercato del lavoro, caratterizzato da frequenti cambiamenti di più attività lavorative e di più datori di lavoro nel corso della vita del lavoratore.
Il senatore DAVICO (LN-Aut) illustra congiuntamente gli ordini del giorno G/1120/1/11, G/1120/3/11, G/1120/4/11, G/1120/5/11 e G/1120/6/11, sottolineando che tutti vanno incontro ad esigenze particolari e concrete e tutti originano da problematiche sulle quali è opportuna la riflessione della Commissione e l’adozione di misure da parte del Governo.
Il senatore ICHINO (SCpI) esprime netta contrarietà nei confronti degli ordini del giorno G/1120/2/11 e G/1120/7/11, anticipando il voto contrario ad entrambi. Osserva che il reddito di cittadinanza non è sancito dalla Carta sociale europea, né si applica in alcun altro Paese d’Europa, ma ha trovato realizzazione unicamente in Alaska. Sovente si confonde il reddito minimo di cittadinanza con il reddito minimo di inserimento, che è ben altro: il presupposto in questo caso non è infatti unicamente la cittadinanza del Paese, bensì il trovarsi esclusi dal tessuto produttivo. Occorre tuttavia essere consapevoli che l’istituto del reddito minimo di inserimento può funzionare solo se esiste il know how per la condizionalità del sostegno del reddito. D’altro canto, attesa la scarsità di risorse, destinarle tutte al reddito minimo d’inserimento evidentemente confligge con la loro allocazione a favore della Cassa integrazione in deroga.
La senatrice GATTI (PD) rileva che la sua parte è convinta della necessità di intervenire a sostegno di situazioni di grande povertà, ma che l’ordine del giorno G/1120/2/11 appare assai oscuro. Invita quindi i firmatari a riflettere sul concetto di universalità e sull’esistenza di strumenti di tipo assicurativo e gravanti sulla fiscalità generale. Ritiene anche la formulazione dell’ordine del giorno G/1120/7/11 piuttosto ambigua: nella parte relativa all’impegno del Governo sembra infatti far riferimento al meccanismo della totalizzazione, mentre in quella dichiarativa si riferisce alle ricongiunzioni onerose ed alla possibilità di ottenere anche il ricalcolo del periodo ricadente sotto il sistema retributivo. Si tratta quindi di concetti diversi e non coordinati tra loro. La necessità di un intervento sul tema è dunque condivisibile, ma è indispensabile chiarirne le modalità esatte.
La senatrice CATALFO (M5S), intervenendo nuovamente a sostegno dell’ordine del giorno G/1120/2/11, fa osservare che esso fa riferimento a diritti sanciti nella Carta sociale europea e non a misure ivi previste. Occorre avere il coraggio di cominciare ad adottare interventi concreti: l’economia italiana non può certo svilupparsi se esistono nove milioni di italiani il cui reddito è al di sotto della soglia di povertà, mentre il 10 per cento della popolazione dispone dell’intera ricchezza. Sono queste le ragioni per le quali il suo Gruppo annette grande importanza al reddito di cittadinanza e sollecita l’adozione, subito, di iniziative concrete che possano offrire risposte efficaci ai cittadini.
Il senatore PUGLIA (M5S) si dice disposto ad una riformulazione dell’ordine del giorno G/1120/7/11 ove ciò possa favorirne l’approvazione.
Il presidente relatore SACCONI (PdL) esprime avviso contrario a tutti gli ordini del giorno. Pur se alcuni di essi sarebbero, almeno in parte, condivisibili, la contrarietà è motivata essenzialmente dagli oneri significativi che essi comportano. Ciò vale in particolare per il reddito di cittadinanza: l’assimilazione ad un diritto soggettivo darebbe luogo a spese obbligatorie, il cui ambito non è ampliabile.
Il sottosegretario DELL’ARINGA esprime parere conforme a quello del relatore. Il Governo è contrario ai contratti di solidarietà; per il reddito di cittadinanza, la contrarietà è motivata con riferimento ai fondi a disposizione. Diverso è invece il concetto di reddito di inserimento. All’interno della manovra di bilancio sono presenti misure finalizzate al contrasto alla povertà; il Governo è comunque disponibile ad un eventuale dislocamento dei fondi per questa finalità.
La senatrice Rita GHEDINI (PD) osserva che gli ordini del giorno trattano tematiche di grande importanza e complessità, sulle quali la Commissione ha lavorato con impegno anche nel corso della scorsa legislatura. Su alcune problematiche fondamentali, quali quelle tese a promuovere l’inserimento, riterrebbe opportuno promuovere specifiche sessioni di approfondimento, in modo da consentire innanzitutto la reciproca comprensione terminologica degli istituti e delle finalità. Con riferimento alla tematica degli esodati, di cui all’ordine del giorno G/1120/4/11, osserva che tali soggetti si sono trovati in una fase della vita assai delicata, e non possono essere distinti in categorie di maggiore o minore importanza, come fa l’ordine del giorno, sacrificando il rispetto dovuto ai lavoratori ad esigenze di propaganda.
La senatrice MUSSOLINI (PdL) fa presente che il PDL è contrario ad un’impostazione che è confusa nei termini, ma non nella finalità: l’introduzione del reddito di cittadinanza rappresenterebbe infatti l’avvio di forme di assistenzialismo e di intorpidimento sociale. In questa fase è a suo avviso importante promuovere l’inserimento reale dei soggetti nel mondo del lavoro, fermo restando il controllo della spesa, evitando di cedere alla facile tentazione di sollecitare in modo velleitario l’introduzione di misure ed istituti vari. Invita dunque ad attenersi all’esame dei documenti di bilancio, sui quali la Commissione è chiamata ad esprimersi.
La senatrice CATALFO (M5S) ribadisce che l’ordine del giorno G/1120/2/11 non intende proporre direttamente l’introduzione del reddito di cittadinanza, bensì impegnare il Governo ad assumere le iniziative all’uopo necessarie.
Presente il prescritto numero di senatori, la Commissione, con distinte e successive votazioni, respinge tutti gli ordini del giorno.
Gli emendamenti 4.Tab.4.1.11 e 4.Tab.4.2.11 sono dichiarati decaduti per assenza del proponente.
La senatrice CATALFO (M5S) dà conto di uno schema di rapporto contrario – pubblicato in allegato al resoconto – motivato dalla circostanza che nella manovra di bilancio non si riscontrano misure finalizzate alla riduzione del cuneo fiscale e contributivo, alla semplificazione del welfare, all’introduzione del reddito di cittadinanza, alla razionalizzazione generale dei servizi per l’impiego ed alla riduzione del carico fiscale sulle imprese attraverso la definitiva abolizione dell’IRAP.
Il sottosegretario DELL’ARINGA si dichiara favorevole allo schema di rapporto del relatore e contrario a quello alternativo testé illustrato dalla senatrice Catalfo.
Il senatore ICHINO (SCpI) annuncia voto favorevole allo schema di rapporto illustrato dal relatore, che giudica una buona sintesi delle opinioni comuni alle forze politiche della maggioranza. In due punti viene altresì sottolineata la necessità che l’accento delle iniziative del Governo si sposti dalle politiche passive alle politiche attive del lavoro. In questo quadro, egli formula specifica adesione al riferimento contenuto alla necessità di ancorare il rifinanziamento destinato alla prosecuzione dei lavoratori socialmente utili, di cui all’articolo 7, comma 6, all’adozione di politiche attive di reinserimento nel tessuto produttivo, condizionate ai comportamenti dei beneficiari.
Il senatore BAROZZINO (Misto-SEL) manifesta delusione per il testo della proposta di rapporto stilata dal Presidente relatore ed esprime disappunto nei confronti del rappresentante del Governo, che si è riferito ai gravi costi implicati dai contratti di solidarietà. A suo giudizio il disegno di legge di stabilità richiederebbe una profonda e totale revisione, anzitutto riducendo la pressione fiscale su lavoratori e pensionati. La priorità in Italia deve essere data all’occupazione: servono dunque un piano efficace di investimenti e nuove politiche industriali. Sono altresì indispensabili l’adozione dei contratti di solidarietà e di un efficace piano di trasporti sostenibile, come da lui già sollecitato in fase di dibattito. Nessuna di queste priorità è presa in considerazione nei documenti di bilancio, né nella proposta di rapporto del Presidente relatore. Preannuncia pertanto il proprio voto contrario.
Il presidente relatore SACCONI (PdL) osserva che alcuni dei temi sollevati dal senatore Barozzino, come quello del fondo nazionale per i trasporti, attengono alla competenza di altre Commissioni. Conviene comunque che il trasporto pubblico locale meriti una riflessione adeguata.
Mette quindi in votazione la bozza di rapporto favorevole da lui redatta, che è approvata. Risulta pertanto preclusa la votazione sulla bozza di rapporto a firma dei senatori Catalfo ed altri.
Essendo quindi esaurito l’esame dei documenti di bilancio, toglie la seduta.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
Il PRESIDENTE avverte che avendo concluso l’esame in sede consultiva dei disegni di legge nn. 1120 e 1121, la Commissione tornerà a riunirsi, compatibilmente con quanto previsto dall’articolo 126, comma 11, del Regolamento, per tutte le attività non precluse durante la sessione di bilancio.
La seduta termina alle ore 16.
RAPPORTO APPROVATO DALLA COMMISSIONE SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI PER L’ANNO FINANZIARIO 2014 (DISEGNO DI LEGGE N. 1121 – Tab. 4) E SULLE PARTI CORRISPONDENTI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 1120
L’11a Commissione permanente (Lavoro, previdenza sociale), esaminato il disegno di legge n. 1121, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016, l’allegata tabella 4, e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;
valutato che il disegno di legge di bilancio, in coerenza con il quadro macroeconomico cui fa riferimento la Nota di aggiornamento al DEF, si colloca all’interno di un processo di risanamento finanziario finalizzato a controllare la spesa e al contempo intervenire a sostegno del potere di acquisto delle famiglie e della capacità di sviluppo delle imprese;
considerato che il disegno di legge n. 1120 (Legge di stabilità 2014) traccia un percorso triennale condivisibile, orientato in direzione di una progressiva razionalizzazione delle spese delle pubbliche amministrazioni, da attuarsi attraverso la loro rivisitazione analitica, e di una corrispondente riduzione della pressione fiscale a vantaggio delle famiglie, del lavoro e delle imprese,
formula un rapporto favorevole con le seguenti osservazioni.
Con riferimento alla riduzione del costo indiretto del lavoro, previsto dall’articolo 6 del disegno di legge di stabilità, in un’ottica di ripresa dei consumi e di incremento della produttività, si invita la Commissione di merito a trasformare il minore prelievo diviso mensilmente su tutti i redditi medio-bassi in una unica erogazione nell’anno, valutando anche la possibilità di concentrare i benefici su una platea più ridotta. In aggiunta, si propone un incremento delle risorse dedicate alla detassazione della parte dei salari definita da accordi aziendali o interaziendali in relazione ad obiettivi di maggiore produttività, con particolare attenzione all’orario di lavoro. Peraltro, si osserva che una puntuale indicazione dei modi e dei tempi con cui effettuare l’annunciata operazione di spending review dovrebbe altresì esplicitamente collegarsi (fondo negativo) con contestuali maggiori benefici sui salari e sulla liquidità delle imprese, anche in termini di ulteriore riduzione dell’incidenza del fattore lavoro sul calcolo dell’IRAP includendo i lavori stagionali. Si fa infatti osservare che la formulazione attuale dell’articolo 6 appare limitativa, perché condiziona il beneficio all’occupazione aggiuntiva a tempo indeterminato, escludendo a priori settori che si avvalgono strutturalmente di contratti a termine di tipo stagionale.
Si propone di introdurre un fondo per l’incentivazione delle iniziative rivolte alla partecipazione dei lavoratori al capitale e agli utili delle imprese con lo scopo di promuovere, anche con questo strumento, il miglioramento della produttività e dei redditi da lavoro.
Sempre con riferimento all’articolo 6, si ritiene invece positiva la riduzione della contribuzione INAIL, che appare più proporzionata alle prestazioni e collegata ai comportamenti virtuosi delle imprese. Al contempo, però, si invita la Commissione di merito a prevedere un adeguamento degli indennizzi da danno biologico ed a rinnovare lo stanziamento di risorse dedicate alle attività formative dell’ANMIL, che svolge essenziali funzioni educative in tema di salute e di sicurezza sui luoghi di lavoro presso le scuole.
La Commissione ritiene altresì che, accanto al rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga – per i quali ribadisce la necessità del decreto sui criteri di erogazione – debbano essere rafforzate le politiche attive, tanto rendendo effettiva la condizionalità del sussidio alla ricerca attiva di una occupazione quanto sperimentando modelli di complementarietà tra servizio pubblico e servizi privati sostenuti dalle risorse del Fondo Sociale Europeo, incluso il programma Youth Guarantee. Si segnala la efficacia delle disposizioni che hanno convertito il sussidio in dote al nuovo datore di lavoro nella misura in cui risulti agevole l’accesso alla banca dati dei percettori di reddito.
Sulla riproposizione del prelievo sui redditi più elevati, di cui all’articolo 11, si richiama il carattere di straordinarietà e di temporaneità della misura che non deve diventare permanente. Il prelievo di solidarietà sulle prestazioni previdenziali di cui all’articolo 12 deve avere carattere straordinario, potrebbe essere limitato alla quota di pensione maturata su base retributiva ed essere correlato all’introduzione di modalità più convenienti per i versamenti volontari (recupero dei periodi di laurea o non lavorati) nonché di contribuzioni figurative e di flessibilizzazione dell’accesso alle lavoratrici madri. Sulla rimodulazione dell’adeguamento automatico delle prestazioni previdenziali al costo della vita, si osserva la particolare iniquità che si determina su quelle di media entità e si propone quanto meno il ritorno ad una modulazione per fasce, quale è sempre stata disposta in passato.
Il rifinanziamento destinato alla prosecuzione di lavori socialmente utili nei comuni e nelle province di Napoli e Palermo, di cui all’articolo 7, comma 6, dovrebbe in ogni modo accompagnarsi con un programma credibile di esaurimento del fenomeno attraverso appropriate politiche attive di reinserimento nel tessuto produttivo condizionate a responsabili comportamenti dei beneficiari.
In merito all’articolo 10, comma 23, si suggerisce alla Commissione di merito di prevedere che il prelievo forzoso del 12 per cento sulle Casse previdenziali private e privatizzate possa essere almeno in parte destinato agli stessi professionisti, in termini di sviluppo delle prestazioni di sicurezza e protezione sociale.
In tema di politiche sociali, si segnala poi la necessità di una integrazione dei programmi di utilizzo delle risorse destinate ai servizi sanitari regionali e quelle dedicate alle politiche socio-sanitarie-assistenziali, in modo tale da garantire prestazioni appropriate rispetto ai bisogni.
Infine, si valuta positivamente il potenziamento della carta acquisti con finalità di presa in carico e di reinserimento sociale, di cui all’articolo 7, comma 7, in una logica sussidiaria e di sviluppo di attività in grado di combattere povertà e favorire inclusione sociale perché realizzate in prossimità ai bisognosi dalle forme associative non profittevoli individuate dalle municipalità.
SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO DAI SENATORI CATALFO, BENCINI, PAGLINI E PUGLIA SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI PER L’ANNO FINANZIARIO 2014 (DISEGNO DI LEGGE N. 1121 – Tab. 4) E SULLE PARTI CORRISPONDENTI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 1120
La Commissione 11a, esaminato per le parti di propria competenza, il disegno di legge recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012)» (AS 1120) e il disegno di legge recante «Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2012 e per il triennio 2012-2014» (AS 1121);
premesso che:
come evidenziato nel rapporto di Confindustria, depositato nel corso dell’audizione presso questa commissione, nel primo decennio degli anni Duemila l’Italia è risultata il paese dell’Eurozona che è cresciuto al ritmo più lento, circa un terzo della media, meno della metà della Germania, quasi un terzo della Francia;
rispetto al picco toccato sei anni fa, il prodotto interno lordo italiano si è ridotto del 9 per cento, il PIL pro capite è diminuito del 10,4 per cento, pari a circa 2.700 euro in meno per abitante, ed è così tornato ai livelli del 1997, costituendo un caso unico (e perciò ancora più preoccupante) tra i paesi dell’euro;
le tabelle ISTAT sul secondo trimestre 2013 rilevano che sono 3 milioni i disoccupati e 3 milioni le persone che non cercano impiego ma sono disponibili a lavorare, nel gruppo dei inattivi (disponibili all’impiego ma non impegnati a trovarne);
in ambito pensionistico si rileva che su 7,2 milioni di pensionati, il 17 per cento può contare su un reddito sotto i 500 euro, il 35 per cento ha una pensione tra 500 e 1000 euro e solo il 2,9 per cento ha una pensione che va oltre i 3000 euro;
dai dati forniti dalla Coldiretti sono 4 milioni le persone che nel 2013 sono state costrette a chiedere aiuto per sfamarsi con un aumento del 10 per cento rispetto allo scorso anno e del 47 per cento rispetto al 2010;
le persone che si trovano sulla soglia della povertà relativa sono 9.563.000 pari al 15,8 per cento della popolazione;
nel biennio 2012-2014 la contrazione complessiva dei consumi delle famiglie italiane ammonterà a circa 60 miliardi di euro, influendo in modo significativamente negativo sulla produzione e sull’occupazione. La contrazione del potere di acquisto delle famiglie si è determinata anche in relazione all’incremento dell’Iva le cui ricadute in termini annui ammonteranno per famiglia a +207 euro con un aggravio del +0,80 per cento del tasso di inflazione;
la riduzione della domanda interna è stata la determinante del calo dell’attività economica. In seguito alla caduta del reddito disponibile, che in termini reali è sceso dell’11,1 per cento, la contrazione dei consumi delle famiglie è risultata del 7,8 per cento;
l’occupazione è calata del 7,2 per cento, pari a 1,8 milioni di unità di lavoro in meno, e la produzione industriale è a un livello inferiore del 24,2 per cento (con punte del 40 per cento in alcuni settori) rispetto al terzo trimestre del 2007;
il livello di tassazione e contribuzione sul lavoro è ormai insostenibile per le imprese e riduce il reddito disponibile delle famiglie oltre a penalizzare la competitività delle imprese stesse. L’elevata imposizione sui redditi da lavoro comporta infatti un livello di retribuzione netta tra le più basse d’Europa. L’effetto dell’elevata contribuzione sociale, invece, è quello di rendere il costo del lavoro molto più elevato della retribuzione lorda: l’incidenza del cuneo contributivo in Italia è del 32 per cento del costo del lavoro, la più alta tra i paesi OCSE;
un ulteriore grave ostacolo alla operatività delle imprese è costituito dalla carenza di credito alle imprese: nell’agosto scorso il credito erogato alle imprese italiane è risultato dell’8 per cento più basso che nel settembre 2011 (con una contrazione media mensile dello 0,4 per cento) pari, in termini assoluti, ad una riduzione di 74 miliardi di euro. Secondo un’indagine ISTAT, a settembre 2013, l’11,4 per cento delle imprese che hanno presentato richiesta per un prestito bancario non lo hanno ricevuto (nella prima metà del 2011 erano pari al 6,9 per cento) mentre altre imprese hanno semplicemente rinunciato a domandare credito a fronte di costi troppo alti;
considerato che:
dall’esame dello stato di previsione del Ministero lavoro e delle politiche sociali, di cui alla Tabella 4 del disegno di legge di bilancio (AS 1121), si evincono le seguenti criticità:
a) una riduzione pari a 24.546.623 euro per il 2014 delle risorse destinate al programma 1.10 (Servizi territoriali per il lavoro). Tale riduzione appare assai grave in quanto incidendo sui servizi territoriali per il lavoro lede il funzionamento di strutture le quali devono essere i primi attuatori delle politiche per l’impiego e per tale ragione necessiterebbero al contrario di un deciso potenziamento. Peraltro è necessario rilevare come tale riduzione si ponga in netta contraddizione sia con le direttive europee in materia sia con quanto più volte affermato dal Governo circa l’intenzione di procedere ad un riordino dei servizi territoriali per il lavoro;
b) una riduzione pari a 633.202 euro per il 2014 delle risorse destinate al programma 4.3 (Terzo settore: volontariato ONLUS e formazioni sociali) su 3.052.088 di euro di cui alla previsione assestata per il 2013
c) di particolare gravità, alla luce della attuale situazione di grave emergenza in merito, la riduzione, pari a 2.388.695 per l’anno 2014, delle risorse destinate al programma 5.1 (Flussi migratori e politiche di integrazione sociale delle persone immigrate) le quali risultano nella previsione per il medesimo anno finanziario pari a 1.997.512, pari a circa un decimo delle risorse previste per il programma 7.1 (Gabinetto e gli Uffici di diretta collaborazione del Ministro), le quali pur subendo una riduzione 2.227.019 euro per il 2014, risultano nella previsione per il medesimo anno finanziario pari a ben 11.640.919 di euro;
considerato altresì che:
gli interventi contenuti nel disegno di legge di stabilità 2014 comportano nel complesso un aumento delle entrate nel 2014 per circa 1 miliardo di euro ed un aumento della spesa pubblica nel 2014 per 2,6 miliardi di euro come risulta nell’allegato 3 del ddl stabilità (A.S.1120) che riepiloga gli effetti sui saldi di finanza pubblica delle misure adottate con il ddl di stabilità. A coprire i circa 11 miliardi di uscite nel 2014, concorreranno per 3,5 miliardi i tagli alla spesa pubblica, così ripartiti: 2,5 miliardi di tagli alla spesa statale e 1 miliardo in meno alle Regioni;
tra le disposizioni di competenza della Commissione:
a) l’articolo 6, recante “Misure fiscali per il lavoro e le imprese” ed, in particolare: il comma 1 apporta modifiche al comma 13 del Testo unico sulle imposte sui redditi al fine di incrementare la detrazione degli importi spettante allorché nel reddito complessivo concorrano redditi di lavoro dipendente e/o taluni redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente; il comma 2 stabilisce che con apposito decreto ministeriale si provveda ad una riduzione dei premi e le malattie professionali; il comma 3 introduce una defiscalizzazione ai fini IRAP per le nuove assunzioni a tempo indeterminato; il comma 4 stabilisce la restituzione integrale del contributo addizionale ASPI sul lavoro a tempo determinato in caso di trasformazione a tempo indeterminato;
b) l’articolo 7 del disegno di legge in esame reca “Misure di carattere sociale” e, in particolare: il comma 1, prevede uno stanziamento di 600 milioni di euro per il Fondo sociale per l’occupazione e la formazione di cui all’articolo 18, comma 1, lettera a) del decreto legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, al fine di rifinanziare gli ammortizzatori sociali in deroga di cui all’articolo 2, commi 64, 65 e 66, della legge 28 giugno 2012, n. 92; il comma 7 prevede il rifinanziamento, nella misura di 250 milioni di euro per l’anno 2014, del programma Carta acquisti di cui all’articolo 81, commi 29 e seguenti del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
c) l’articolo 12 del disegno di legge in esame reca, “Disposizioni per la razionalizzazione della spesa previdenziale”, ed in particolare: il comma 2 innalza da 6 a 12 mesi il termine per la corresponsione ai dipendenti dei trattamenti di fine servizio o di fine rapporto, comunque denominati e modifica l’attuale meccanismo di versamento rateale del medesimo trattamento;il comma 4 introduce un contributo di solidarietà, per il periodo 2014-2016, sui trattamenti pensionistici obbligatori eccedenti il limite di 150.000 euro lordi annui;
valutato che:
per quanto concerne le misure di cui all’articolo 6, nel complesso, gli interventi appaiono nettamente inferiori a quanto necessario per avere effetti rilevanti sull’economia:
a) la disposizione di cui al comma 1 prevede un incremento delle detrazioni per lavoro dipendente con l’obiettivo di dare un maggiore vantaggio ai redditi medi tra i 15.000 e i 35.000 euro (dove si colloca il 50 per cento dei redditi di lavoro dipendente) ma non ha effetti sui redditi più bassi, riducendo la spinta positiva sui consumi;
b) per quanto riguarda la disposizione di cui al comma 2 l’operatività della riduzione dei primi e dei contributi INAIL è subordinata agli “andamenti degli eventi relativi al rispetto della normativa generale sulla sicurezza e salute sui luoghi di lavoro”: tale formulazione è assai ambigua e può essere foriera di contenzioso: in particolare, non è chiaro se tale formulazione sia riferita all’accadimento di infortuni e malattie professionali ovvero alla semplice irrogazione di sanzioni, pur in assenza di eventi lesivi. Ancora, non sono indicati né il parametro temporale al quale ancorare la disposizione, né a quale fatto giuridico fare riferimento, né, soprattutto, in che modo e misura “l’andamento degli eventi” incida sulla riduzione dei premi;
c) gli sgravi IRAP sui neo-assunti a beneficio delle imprese varranno 15000 euro l’anno per ogni nuovo contratto stabilizzato: una manovra che può apparire formalmente positiva ma che potrebbe non generare alcun effetto concreto a livello macroeconomico. Sarebbe al contrario auspicabile un superamento totale dell’IRAP;
per quanto concerne le misure di cui all’articolo 12:
a) le disposizioni di cui al comma 2 risultano per il lavoratore ulteriormente penalizzanti rispetto alle già gravose normative vigenti, contribuendo peraltro a perpetuare una situazione di grave disparità di trattamento tra dipendenti del settore pubblico e dipendenti del settore privato;
b) le disposizioni di cui al comma 4 risultano al contrario nella loro attuale formulazione assolutamente inefficaci sia per quanto riguarda il perseguimento di finalità di mantenimento in equilibrio del sistema pensionistico, come enunciato dalla relazione introduttiva del disegni di legge in esame, sia per contribuire al rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga di cui all’articolo 7.
per quanto concerne le disposizioni di cui all’articolo 7, esse si inseriscono in quella tendenza alla legislazione «emergenziale», caratterizzata da interventi settoriali, tra loro non collegati e spesso incoerenti, che appare necessario abbandonare al più presto al fine di assicurare al lavoratori la certezza dello stato sociale;
l’introduzione della Carta acquisti non costituisce e non ha costituito intervento adeguato alla situazione di grave emergenza sociale. Peraltro, ulteriori tentativi già attuati di regolare l’apporto economico degli appositi fondi europei tramite il solo utilizzo di carte di acquisto rischiano di comportare mancata assistenza da parte dello Stato per milioni di cittadini in condizioni di povertà o di esclusione sociale;
ferma restando la necessità di provvedere al rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga e di garantire i lavoratori che usufruiscono di questa tipologia di benefici, appare necessario provvedere ad un piano di riassetto complessivo degli strumenti di tutela del reddito;
valutato altresì che:
non si riscontrano nei disegni di legge in esame misure concrete per perseguire obiettivi prioritari quali:
a) la drastica riduzione del cuneo fiscale e contributivo al fine di aumentare il reddito disponibile delle persone, restituire competitività alle imprese e mantenere la coesione sociale;
b) la semplificazione del welfare al fine di renderlo al contempo più certo ed essenziale, più concretamente presente nella vita dei cittadini molti dei quali sono costretti a sopravvivere al problema occupazionale dovendosi al contempo confrontare con un sistema eccessivamente frammentato e non in grado di fornire certezze.
c) l’introduzione tra gli ammortizzatori sociali del reddito di cittadinanza, anch’esso rientrante nel complesso di misure finalizzate al sostegno del reddito di coloro che si trovano involontariamente in una situazione di non occupazione. Peraltro, misure di attuazione del reddito di cittadinanza sono presenti nella maggior parte dei paesi dell’UE e in molti paesi non comunitari. Il reddito di cittadinanza è uno strumento che assicura, in via principale e preminente, l’autonomia delle persone e la loro dignità, e non si riduce ad una mera misura assistenzialistica contro la povertà;
d) una generale razionalizzazione dei servizi per l’impiego, attraverso una riforma complessiva delle strutture esistenti valorizzando e ampliando la centralità delle strutture pubbliche a partire dal ruolo Ministero del lavoro e delle politiche sociali, evitando le duplicazioni e le sovrapposizioni di funzione attraverso un chiaro riparto delle funzioni stesse tra strutture centrali e periferiche;
e) una drastica riduzione del carico fiscale sulle imprese attraverso la definitiva abolizione dell’IRAP;
formula, per quanto di competenza, rapporto contrario.
ORDINI DEL GIORNO AL DISEGNO DI LEGGE
N. 1120
G/1120/1/11
MUNERATO, ARRIGONI, BELLOT, BISINELLA, BITONCI, CALDEROLI, CANDIANI, CENTINAIO, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAVICO, DIVINA, STEFANI, STUCCHI, VOLPI
L’11a Commissione del Senato, esaminato il disegno di legge di stabilità 2014;
considerata la norma di cui al comma 3 dell’articolo 6 del provvedimento, relativamente alla deducibilità ai fini Irap del costo del personale;
ritenuto prioritario ed urgente alleggerire la tassazione per rilanciare l’occupazione e ridare competitività alle imprese italiane;
giudicato, pertanto, opportuno accompagnare il taglio Irap ad interventi sull’Irpef e sulla contribuzione previdenziale, al fine di attuare un concreto abbattimento del cuneo fiscale, che tanto strozza oggigiorno le nostre aziende;
impegna il Governo a prevedere, nelle more di attuazione del provvedimento, in favore delle aziende che nel corso del 2014 incrementeranno la base occupazionale una riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive integrazioni e modificazioni, nonché una riduzione percentuale degli oneri contributivi dovuti dal datore di lavoro, senza tuttavia effetti negativi sulla determinazione dell’importo pensionistico del lavoratore.
G/1120/2/11
CATALFO, BENCINI, PAGLINI, PUGLIA
L’11a Commissione del Senato, in sede di esame, per le parti di propria competenza, del disegno di legge recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014)» (AS 1120);
premesso che:
l’articolo 7 del disegno di legge in esame reca «Misure di carattere sociale» e, in particolare:
il comma 1 prevede uno stanziamento di 600 milioni di euro per il Fondo sociale per l’occupazione e la formazione di cui all’articolo 18, comma 1, lettera a) del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, al fine di rifinanziare gli ammortizzatori sociali in deroga di cui all’articolo 2, commi 64, 65 e 66, della legge 28 giugno 2012, n. 92;
il comma 7 prevede il rifinanziamento, nella misura di 250 milioni di euro per l’anno 2014, del programma Carta acquisti di cui all’articolo 81, commi 29 e seguenti del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
considerato che:
l’introduzione della Carta Servizi non costituisce intervento adeguato alla situazione di grave emergenza sociale. Peraltro, ulteriori tentativi già attuati di regolare l’apporto economico degli appositi fondi europei tramite il solo utilizzo di carte di acquisto rischiano di comportare mancata assistenza da parte dello Stato per milioni di cittadini in condizioni di povertà o di esclusione sociale;
ferma restando la necessità di provvedere al rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga e di garantire i lavoratori che usufruiscono di questa tipologia di benefici, appare necessario provvedere ad un piano di riassetto complessivo degli strumenti di tutela del reddito;
è indispensabile semplificare il welfare e renderlo al contempo più certo ed essenziale, più concretamente presente nella vita dei cittadini molti dei quali sono costretti a sopravvivere al problema occupazionale dovendosi al contempo confrontare con un sistema eccessivamente frammentato e non in grado di fornire certezze;
tra gli ammortizzatori sociali deve ritenersi compreso anche il cosiddetto reddito minimo, o il simile istituto del reddito di cittadinanza, essendo anch’esso rientrante nel complesso di misure finalizzate al sostegno del reddito di coloro che si trovano involontariamente in una situazione di non occupazione;
misure di attuazione del cosiddetto reddito di cittadinanza sono presenti nella maggior parte dei paesi dell’UE e in molti paesi non comunitari;
il reddito di cittadinanza è uno strumento che assicura, in via principale e preminente, l’autonomia delle persone e la loro dignità, e non si riduce ad una mera misura assistenzialistica contro la povertà;
appare necessario abbandonare al più presto il criterio della legislazione «emergenziale» ed assicurare al lavoratori la certezza dello Stato sociale e il reale accompagnamento all’inserimento lavorativo;
impegna il Governo:
ad assumere iniziative per introdurre il reddito di cittadinanza, predisponendo un piano che individui la platea degli aventi diritto, considerando come indicatore il numero di cittadini che vivono al di sotto della soglia di povertà.
G/1120/3/11
MUNERATO, ARRIGONI, BELLOT, BISINELLA, BITONCI, CALDEROLI, CANDIANI, CENTINAIO, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAVICO, DIVINA, STEFANI, STUCCHI, VOLPI
L’11a Commissione del Senato,
esaminato il disegno di legge di stabilità 2014;
valutati gli stanziamenti destinati agli ammortizzatori in deroga ai sensi dell’articolo 7, comma 1, del provvedimento, quantificati in 600 milioni di euro per l’anno 2014;
preso atto del perdurare della crisi economica con ricadute negative sulle piccole e medie imprese;
ricordato che le risorse per il 2013 per le medesime finalità son risultate insufficienti nel corso dell’anno, tanto è che il Governo ha dovuto provvedere a rimpinguare il fondo degli ammortizzatori sociali in deroga con più decretazioni d’urgenza;
impegna il Governo a provvedere, nelle more di attuazione del provvedimento, ad un aumento degli stanziamenti di cui al predetto comma 1 dell’articolo 7 garantendo la copertura dei relativi oneri attraverso interventi di riduzione della spesa pubblica.
G/1120/4/11
MUNERATO, ARRIGONI, BELLOT, BISINELLA, BITONCI, CALDEROLI, CANDIANI, CENTINAIO, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAVICO, DIVINA, STEFANI, STUCCHI, VOLPI
L’11a Commissione del Senato, esaminato il disegno di legge in titolo;
valutata la norma di cui al comma 2 dell’articolo 7 del provvedimento, che amplia di ulteriori seimila unità la platea dei beneficiari della salvaguardia dagli interventi previdenziali recati dal decreto-legge n. 201 del 2011 e successive integrazioni e modificazioni;
preso atto che restano ancora escluse dalla salvaguardia più di 200 mila persone che oramai da più di due anni si ritrovano senza alcun sostegno reddituale, non percependo alcun stipendio e non potendo accedere alla pensione;
ricordato che il Presidente del Consiglio Letta, nel suo discorso programmatico di insediamento alle Camere, aveva inserito la problematica in oggetto tra gli interventi prioritari;
impegna il Governo a risolvere definitivamente la questione di tutti i lavoratori cosiddetti «esodati», senza perseverare nelle soluzioni a micro passi che di fatto stanno creando esodati di serie A, di serie B e persino di serie C.
G/1120/5/11
MUNERATO, ARRIGONI, BELLOT, BISINELLA, BITONCI, CALDEROLI, CANDIANI, CENTINAIO, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAVICO, DIVINA, STEFANI, STUCCHI, VOLPI
L’11a Commissione del Senato, esaminato il provvedimento in titolo;
valutate in particolare le disposizioni di più stretta competenza della Commissione Lavoro;
preso atto che il comma 7 dell’articolo 7, concernente la sperimentazione della cosiddetta carta acquisti, estende la platea dei possibili beneficiari ai familiari di cittadini stranieri in possesso di permesso di soggiorno CE;
considerato che il peso della crisi economica è ricaduto tutto sulle famiglie italiane, che hanno subìto una forte contrazione del potere d’acquisto, ritrovandosi in una fase recessiva di reddito disponibile;
esprimendo viva preoccupazione per il rischio che l’ampliamento dei beneficiari della socialcard ai familiari di stranieri non cittadini comunitari possa provocare una nuova ondata di ricongiungimenti familiari, con imprevedibili ma certamente significativi effetti sulla finanza pubblica;
impegna il Governo a riconsiderare la norma di cui in premessa restringendo il campo di applicazione ai familiari con cittadinanza comunitaria entro il primo grado.
G/1120/6/11
MUNERATO, ARRIGONI, BELLOT, BISINELLA, BITONCI, CALDEROLI, CANDIANI, CENTINAIO, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAVICO, DIVINA, STEFANI, STUCCHI, VOLPI
L’11a Commissione del Senato, esaminato il disegno di legge di stabilità 2014;
preso atto che ai sensi del comma 15 dell’articolo 9 del provvedimento si intende provvedere al rimborso delle trattenute operate in base al contributo di perequazione sui trattamenti pensionistici di importo elevato, in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 116 del 2013;
confrontata la predetta norma con quanto previsto al comma 4 dell’articolo 12 del disegno di legge, in virtù del quale si introduce un contributo di solidarietà, per il periodo 2014-2016, sui trattamenti pensionistici obbligatori eccedenti determinati importi;
ritenute le due predette disposizioni in contraddizione, in quanto il nuovo contributo di solidarietà di cui al citato comma 4 sembra essere, come quello già bocciato, progressivo a seconda dell’importo complessivo del trattamento previdenziale percepito dai cosiddetti pensionati d’oro;
impegna il Governo a valutare attentamente quanto esposto in premessa e percorrere una strada univoca in materia.
G/1120/7/11
CATALFO, BENCINI, PAGLINI, PUGLIA
L’11a Commissione del Senato, in sede di esame, per le parti di propria competenza, del disegno di legge recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014)» (AS 1120);
premesso che:
l’articolo 12 del disegno di legge in esame reca disposizioni in materia previdenziale;
considerato che:
le disposizioni previste dai commi da 12-sexies a 12-undecies dell’articolo 12 del decreto-legge n. 78 del 2010 hanno abrogato tutte le norme che prevedevano il trasferimento della contribuzione all’Inps gratuitamente: legge 2 aprile 1958, n. 322 (ricongiunzione delle posizioni previdenziali ai fini dell’accertamento del diritto e della determinazione del trattamento di previdenza e di quiescenza); articolo 3, comma 14, del decreto legislativo 16 settembre 1996, n. 562 (fondo di previdenza per gli elettrici); articolo 28 della legge 4 dicembre 1956, n. 1450 (fondo di previdenza per i telefonici); articolo 40 della legge 22 novembre 1962, n. 1646 (personale dipendente dalle amministrazioni statali, anche con ordinamento autonomo, personale iscritto agli istituti di previdenza ora Inpdap, personale iscritto all’Istituto postelegrafonici-Ipost); articolo 124 del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1092 (dipendenti civili e militari in servizio permanente e continuativo); articolo 21, comma 4, e articolo 40, comma 3, della legge 24 dicembre 1986, n. 958 (carabinieri, graduati e militari di truppa, sergenti di complemento);
per poter cumulare, in modo non oneroso, i contributi ai fini del diritto ad un’unica pensione, attualmente è necessario avere almeno tre anni di contribuzione versata in ogni singola gestione o fondo, altrimenti non è possibile effettuare la totalizzazione e comunque non esiste una reale reciprocità tra gli enti, tra i fondi sostitutivi, i fondi professionali e il calcolo della prestazione avviene solo con il sistema contributivo (per di più secondo un criterio specifico) e, quindi, in modo penalizzante per chi avrebbe avuto il diritto al calcolo retributivo se gli stessi contributi fossero stati in un unico fondo;
considerato altresì che:
gli oneri che lavoratrici e lavoratori sono costretti a pagare al fine di ottenere la ricongiunzione, e dunque utilizzare i contributi che, comunque, hanno già versato, sono alquanto rilevanti;
in caso di mancato pagamento di tali gravosi oneri, tali lavoratori e lavoratrici sono costretti a rinunciare alla valorizzazione di parte della propria contribuzione ai fini pensionistici;
la flessibilità, che degenera spesso in precarietà, induce la maggior parte dei lavoratori a passare dal lavoro dipendente al lavoro autonomo e a progetto e viceversa, porta spesso ad accumulare contributi versati in diverse gestioni previdenziali, con difficoltà nel raggiungimento dei requisiti che permettano di andare in pensione ed avere perlomeno quello che si è versato, impegna il Governo
ad adottare iniziative normative che, tenendo conto dei mutamenti intervenuti nel mercato del lavoro, in conseguenza dei quali è sempre più frequente il cambiamento di più attività lavorative e di più datori di lavoro nel corso della vita, consentano di ottenere una completa e gratuita ricostruzione della propria posizione previdenziale senza ingiustificate perdite di versamenti contributivi.
EMENDAMENTI AL DISEGNO DI LEGGE
N. 1121
4.Tab.4.1.11
Alla Tabella 4 “Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociale per l’anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016”, missione “Diritti sociali, politiche sociali e famiglia”, programma “Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento nazionale spesa sociale, promozione e programmazione politiche sociali, monitoraggio e valutazione degli interventi” sono apportate le seguenti modificazioni:
«CP 2014: + 1.000.000,00
CS 2014: + 1.000.000,00
CP 2015: + 1.000.000,00
CS 2015: + 1.000.000,00
CP 2016: + 1.000.000,00
CS 2016: + 1.000.000,00»
Al finanziamento si provvede mediante corrispondente riduzione delle risorse destinate alla missione “Fondi da ripartire” programma “Fondi da assegnare” del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
«CP 2014: – 1.000.000,00
CS 2014: – 1.000.000,00
CP 2015: – 1.000.000,00
CS 2015: – 1.000.000,00
CP 2016: – 1.000.000,00
CS 2016: – 1.000.000,00»
4.Tab.4.2.11
Alla Tabella 4 “Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociale per l’anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016”, missione “Servizi istituzionali e generali delle Amministrazioni pubbliche”, programma “Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza” sono apportate le seguenti modificazioni:
«CP 2014: + 1.000.000,00
CS 2014: + 1.000.000,00
CP 2015: + 1.000.000,00
CS 2015: + 1.000.000,00
CP 2016: + 1.000.000,00
CS 2016: + 1.000.000,00»
Al finanziamento si provvede mediante corrispondente riduzione delle risorse destinate alla missione “Fondi da ripartire” programma “Fondi da assegnare” del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
«CP 2014: – 1.000.000,00
CS 2014: – 1.000.000,00
CP 2015: – 1.000.000,00
CS 2015: – 1.000.000,00
CP 2016: – 1.000.000,00
CS 2016: – 1.000.000,00»