In Basilicata la salute torna ad essere un diritto per tutti: la regione ha infatti ottenuto dal ministero dell’Economia il via libera all’abolizione ticket aggiuntivo sulla specialistica. Introdotto nel 2011, a causa degli alti costi il ticket aggiuntivo si e’ subito rivelato una barriera che ha finito con l’escludere un numero sempre maggiore di italiani dalle cure. In Basilicata, per esempio, la ‘’tassa’’ arrivava a costare anche piu’ di 60 euro per una singola prestazione: un costo che sempre meno persone possono permettersi di sostenere. Ma ogni tentativo di ripristinare il diritto dei cittadini alla salute pubblica si era fin qui sempre infranto contro l’inesorabile necessità di far quadrare i conti pubblici. Ora però la Basilicata dimostra che, volendo, si può. Il risultato ottenuto dai vertici regionali, infatti, azzera il ticket per le tutte fasce di reddito. Come e’ stato possibile? Grazie ai conti in ordine della Regione, naturalmente, che attraverso interventi di razionalizzazione della spesa sanitaria e’ riuscita a far quadrare i bilanci pur senza incidere sulla qualita’ delle prestazioni, consentendo cosi’ alle proprie casse di privarsi dei 4 milioni di euro che sarebbero arrivati dai ticket. In questa battaglia durata due anni i sindacati sono stati in prima linea, al fianco degli amministratori regionali. E la vittoria sui ticket e’ considerata, oggi, una vittoria di tutti: sindacati e politici locali. “Sin dall’introduzione dei ticket aggiuntivi, come Cgil, Cisl e Uil della Basilicata ci siamo mobilitati affinché la Regione cambiasse un sistema che, di fatto, negava il diritto alla salute a decine di migliaia di lavoratori poveri, disoccupati, pensionati”, spiegano in una nota Alessandro Genovesi, Nino Falotico e Carmine Vaccaro, segretari generali delle confederazioni regionali. Nel luglio 2012 si era ottenuto un primo risultato, subito frenato pero’ dal governo centrale: niente da fare, il ticket deve restare com’e’, era stata la risposta del ministero dell’Economia. Ma sindacati e amministrazione regionale non si erano dati per vinti: “non abbiamo smesso di impegnarci, continuando un confronto serio e positivo con la Regione e con l’Assessorato alla Salute, fino a giungere ad una comune valutazione: occorreva superare l’ingiustizia del ticket sulla specialistica abolendolo e occorreva salvaguardare i cittadini affetti da patologie croniche anche per le prescrizioni farmaceutiche, reinvestendo tutte le risorse possibili interne ed esterne al sistema sanitario su questi interventi”. Ovviamente, aggiunge Genovesi, “per la Cgil l’obiettivo finale resta quello del completo superamento del sistema dei ticket in tutto il Paese: ciò che oggi non siamo riusciti ad ottenere sarà oggetto di una prossima iniziativa. Anche perché il tema del diritto alla salute non è solo ticket, ma liste di attesa, investimenti sul personale, ecc. Tuttavia, considerando il contesto di difficoltà sociale che attraversiamo, dobbiamo saper rivendicare ogni passo avanti e ogni risultato: la Basilicata è la prima regione che abolisce il ticket aggiuntivo sulla diagnostica e sulla specialistica, e di questo dobbiamo dare atto all’Assessore e a tutte quelle forze politiche che hanno sostenuto la battaglia del sindacato, portando a casa un risultato concreto per pensionati, anziani, lavoratori più deboli, disoccupati”. Conferma il presidente della regione, Vito De Filippo: “Il modo virtuoso con cui la Basilicata ha tenuto in ordine i propri conti in sanità si dimostra uno strumento che produce frutto per i cittadini, e se oggi il Ministero ci lascia i margini per avere condizioni che nessuna altra regione d’Italia può vantare è proprio grazie al lavoro di tutti”. Ecco, appunto: e visto che proprio in questi giorni il ministro dell’Economia Saccomanni, e quello della Sanita’ Lorenzin hanno iniziato ad affrontare a livello nazionale il nodo dei ticket, magari buttare un’occhio all’esempio Basilicata potrebbe essere utile per tutti.
Nunzia Penelope