Resta ancora sotto chiave l`acciaio sequestrato all`Ilva di Taranto il 26 novembre del 2012, circa 1,7 milioni di tonnellate di tubi, coils e bramme (valore che oscilla fra gli ottocento mila euro ed il miliardo). Lo ha stabilito il gip del tribunale di Taranto Patrizia Todisco che per la seconda volta ha dichiarato inaccettabile l`istanza di dissequestro della merce presentata lo scorso 24 aprile dal presidente del siderurgico Bruno Ferrante dopo che il 9 aprile scorso la Corte Costituzionale ha dichiarato la legittimità della legge 231/2012, meglio nota come “salva-Ilva”.
Il gip ha ribadito che non si possono prendere al momento in questione istanze formulate sulla base del solo comunicato stampa emesso dalla Corte Costituzionale all`indomani della decisione.
Al contrario, per decidere nel merito, è necessario ottenere il testo della sentenza della Consulta. Nei giorni scorsi i pm tarantini, mandando l`istanza al gip con parere negativo, dissequestrarono solo un piccolo quantitativo di tubi in acciaio dal valore di circa 20 milioni di dollari (si tratta di una fornitura da 63 mila metri di tubature) vendute da Ilva prima del sequestro e destinate ad un oleodotto in Iraq. Sul dissequestro della merce, oltre la decisione del gip, è rimasto sospeso anche un procedimento davanti ai giudici del tribunale di appello cautelare. Anche il collegio di magistrati chiamati ad esprimersi sul sequestro, hanno finora respinto le istanze di Ilva in attesa della sentenza della Corte Costituzionale.