Cinque proposte per fare ripartire l’Italia: dalla riduzione delle tasse sul lavoro alla difesa e creazione dell’occupazione; dalla rivalutazione delle pensioni alla riduzione dei costi della politica e all’ammodernamento della pubblica amministrazione. Sono queste le idee della Uil illustrate dal segretario generale, Luigi Angeletti, che intende aprire un confronto con tutte le forze politiche che si candidano alle prossime elezioni alla guida del Paese.
Secondo la Uil è ormai tempo di un “cambio di passo” perché “fermo restando l’obiettivo del risanamento dei conti pubblici è necessario attuare una strategia di investimenti per la crescita e la promozione di posti di lavoro sostenibili, stabili e di qualità”.
Il leader della Uil ha poi espresso la sua preoccupazione per la situazione economica e sociale italiana. Con le politiche economiche e sociali adottate negli ultimi 20 anni, a suo giudizio, “stiamo distruggendo le basi reali della nostra economia”. “Abbiamo almeno 500mila persone – ha continuato il sindacalista – il cui posto di lavoro è a rischio”. Angeletti ha sottolineato che queste 500mila persone “oggi non sono disoccupate, ma la probabilità che lo diventino nei prossimi mesi è purtroppo elevata”. A questa situazione di forte crisi del potere d’acquisto di salari e pensioni si contrappone, fa notare il segretario generale della Uil, il reddito delle persone che vivono di politica che “è aumentato dell’8% negli ultimi dieci anni” e i costi complessivi delle istituzioni ammontano a oltre 11,6 miliardi di euro.
Angeletti esprime “preoccupazione” per la “grave crisi” in cui versa il paese e per le poche idee che i candidati premier alle prossime elezioni politiche stanno mettendo in campo per sciogliere i principali nodi che frenano la crescita. “Non vedo nessuna idea su come cambiare marcia sul serio – ha detto – non vedo nessun elemento positivo all’orizzonte”.
Due parole anche sulla Fiat: “L’anno inizia in modo promettente – ha affermato – sul versante Fiat con l’attesa del via agli investimenti a Mirafiori e poi a Cassino. Ma non dimentichiamoci che le auto devono anche essere vendute, non solo prodotte”.
“Le case che resistono alla crisi – osserva – sono quelle che vendono fuori Europa, va molto peggio per chi è concentrato nel vecchio continente. L’Europa deve superare le recessione e tornare a crescere, deve tornare ad essere un continente in cui si acquistano auto. L’importante è che la Fiat faccia la sua parte”. (FRN)

























