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Il Diario del Lavoro

Quotidiano online del lavoro e delle relazioni industriali

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Home - Senato - Commissione Lavoro, previdenza sociale (Dai Resoconti Sommari)

Commissione Lavoro, previdenza sociale (Dai Resoconti Sommari)

14 Novembre 2012
in Senato

Riunione n. 79

GIOVEDÌ 15 NOVEMBRE 2012

Presidenza del Vice Presidente

MORRA 

Orario: dalle ore 9 alle ore 9,30

AUDIZIONE INFORMALE DEL COMMISSARIO STRAORDINARIO DELL’ISFOL IN MERITO ALLA VICENDA DELLA SEDE ISFOL DI BENEVENTO   

363ª Seduta (pomeridiana)

Presidenza del Presidente

GIULIANO 

Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Maria Cecilia Guerra.                                                                                                

La seduta inizia alle ore 15,30.

IN SEDE CONSULTIVA 

(3510) Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2012, approvato dalla Camera dei deputati 

(Doc. LXXXVII-bis, n. 2) Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione Europea, relativa all’anno 2012  

(Doc. LXXXVII, n. 5) Relazione consuntiva sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea, relativa all’anno 2011

(Relazione alla 14a Commissione sul disegno di legge n. 3510. Parere alla 14a Commissione sui documenti LXXXVII, n. 5 e LXXXVII-bis, n. 2. Seguito e conclusione dell’esame congiunto con esiti distinti. Relazione favorevole  con raccomandazione sul disegno di legge n. 3510. Parere favorevole sul documento LXXXVII, n. 5. Parere favorevole sul documento LXXXVII-bis, n. 2. ) 

Riprende l’esame congiunto, sospeso nella seduta del 30 ottobre scorso.

Il presidente GIULIANO ricorda che in tale precedente seduta la relatrice Spadoni Urbani ha illustrato i provvedimenti.

Nessuno chiedendo di intervenire in discussione generale, le dà quindi la parola per illustrare uno schema di relazione su disegno di legge, nonché gli schemi di parere sulle due relazioni. Ricorda che la relazione sul disegno di legge comunitaria 2012 e i pareri sulle relazioni vengono votati separatamente, con l’approvazione di distinti atti.

La relatrice SPADONI URBANI (PdL) dà conto di una proposta di relazione favorevole sul disegno di legge  n. 3510, nella quale si raccomanda al Governo di recepire le direttive dell’ordinamento dell’Unione europea per le quali l’Italia è stata messa in mora (pubblicata in allegato al resoconto).

Nessuno chiedendo di intervenire per dichiarazione di voto, presente il prescritto numero di senatori, la Commissione approva.

La relatrice SPADONI URBANI (PdL) passa quindi ad illustrare una proposta di parere favorevole sul documento LXXXVII, n. 5 (pubblicata in allegato al resoconto).

Il senatore MAZZATORTA(LNP), nello stigmatizzare l’assenza del Governo e la conseguente impossibilità della Commissione di disporre di elementi chiarificatori in ordine ai contenuti della relazione, dichiara voto contrario.

La senatrice CARLINO (IdV) dichiara invece il voto favorevole del suo Gruppo.

Il presidente GIULIANO mette quindi ai voti la proposta di parere della relatrice, che è approvata.

La relatrice SPADONI URBANI (PdL) dà quindi conto di una proposta di parere favorevole sul documento LXXXVII-bis, n. 2 (pubblicata in allegato al resoconto).

La senatrice POLI BORTONE (CN:GS-SI-PID-IB-FI) annuncia il voto favorevole del suo Gruppo, sollecitando la disponibilità di un quadro complessivo in ordine alla procedure di infrazione riguardanti l’Italia.

Concorda la senatrice GHEDINI (PD), chiedendo al Presidente di voler rappresentare al Governo l’opportunità di aggiornare la Commissione sullo stato delle procedure di infrazione nelle materie di competenza.

Il senatore MAZZATORTA (LNP) annuncia invece il voto contrario, ribadendo le proprie perplessità per l’assenza del rappresentante del Governo.

Il presidente GIULIANO, nel rassicurare le senatrici Poli Bortone e Ghedini che rappresenterà le loro istanze al Governo, mette quindi ai voti la proposta di parere favorevole testé illustrata dalla relatrice.

La Commissione approva.

(3533) Conversione in legge del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese

(Parere alla 10a Commissione. Seguito e conclusione dell’esame. Parere favorevole con osservazione) 

Riprende l’esame, sospeso nella seduta del 30 ottobre scorso.

Il presidente GIULIANO (PdL), relatore, dà il benvenuto al sottosegretario Maria Cecilia Guerra, nel frattempo sopraggiunta. Ricorda che nella precedente seduta, nella quale ha illustrato il provvedimento, la senatrice Poli Bortone aveva chiesto ragguagli in ordine al recepimento della direttiva 2001/86/CE, che completa lo statuto della società europea per quanto riguarda il coinvolgimento dei lavoratori. Al riguardo, fa presente che la direttiva è stata recepita con il decreto legislativo n. 188 del 2005. Illustra quindi una bozza di parere, favorevole con osservazioni (pubblicata in allegato al resoconto), nella quale ha inteso far confluire e bilanciare tra loro una serie di osservazioni fattegli pervenire per le vie brevi dai rappresentanti dei Gruppi, al fine di favorire un’ampia condivisione del testo da lui proposto.

La senatrice SPADONI URBANI (PdL) richiama l’attenzione sulle incompatibilità tra i sistemi informatici in uso da parte dell’INPS e dell’INPDAP, a dispetto della confluenza degli Istituti in un unico ente, sottolineando il grave disservizio che ne deriva per i cittadini.

Il presidente GIULIANO (PdL), relatore, dà atto alla senatrice Spadoni Urbani della delicatezza di tale problematica, già nota alla Commissione e di cui da tempo auspica una soluzione.

Il senatore CASTRO (PdL), premesso un ringraziamento al Presidente relatore per lo sforzo di sintesi compiuto con la sua proposta, si duole tuttavia di rappresentare forti perplessità in ordine alle osservazioni riferite all’articolo 28. Al riguardo, precisa che l’articolo in questione è stato introdotto dal Governo per offrire alle imprese la possibilità di derogare all’articolo 1 della legge n. 92 sul mercato del lavoro. In questo quadro, un’azienda start-up ha tre possibilità, tra loro integrabili e sommabili. La prima passa attraverso l’intesa sindacale di cui all’articolo 8 del decreto-legge n. 138 del 2011, che prevede l’autonoma regolazione dei contratti a termine, anche in deroga al decreto legislativo n. 368 del 2001; la seconda  prevede il ricorso alla formula dell’articolo 28 in esame, più ampia rispetto all’articolo 1 della legge n. 92, e comunque non necessita di intesa sindacale; la terza, a carattere  misto, prevede per le start-up sia la deroga per via sindacale, in base al citato articolo 8, sia il ricorso in automatico alle possibilità di cui all’articolo 28, integrando dunque le opportunità offerte dai due strumenti. In questa prospettiva, egli non ritiene che il suo Gruppo possa in alcun modo accettare la subordinazione di possibilità di deroga all’articolo 28 alla stipula di accordi con le organizzazione sindacali comparativamente più rappresentative, come previsto nella bozza di parere in esame. Da ciò potrebbe infatti inferirsi una alternatività tra le previsioni rispettivamente contenute nei citati articolo 28 e articolo 8. Al fine di favorire il conseguimento di un’intesa ampia, egli si dichiara comunque disponibile a cassare la possibilità di estensione della disposizione, contenuta nel periodo finale della bozza di parere.

Il presidente GIULIANO (PdL), relatore, richiama l’attenzione sulle espressioni volutamente anodine e contenenti indicazioni non cogenti alle quali egli ha fatto ricorso nella sua formulazione proprio al fine di contemperare le rispettive diverse esigenze rappresentate da parte dei Gruppi e di operare tra esse una mediazione bilanciata.

Il senatore PASSONI (PD) precisa che la previsione riguardante le società start up innovative introduce una disciplina nuova rispetto a quanto stabilito nella legge sul mercato del lavoro. In questo quadro, il suo Gruppo riterrebbe opportuno che la deroga al periodo complessivo di 36 mesi per la prosecuzione del contratto di lavoro a termine, anziché essere rimessa unilateralmente alla valutazione dell’azienda, venisse subordinata alla stipula di accordi con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, in coerenza con lo spirito con il quale la legge n. 92 affronta la complessiva materia delle deroghe. La sua parte non intendeva dunque intervenire sulla possibilità  di derogare al periodo complessivo dei 36 mesi, bensì unicamente sulle modalità a corredo di tale prolungamento. D’altro canto, la necessità della disposizione introdotta dall’articolo 28 è conseguenza dell’esigenza di apportare dei correttivi alla previsione di cui al citato articolo 8. Infine, il suo Gruppo  non può accedere ad alcuna estensione della disposizione, che rappresenterebbe una totale revisione delle norme in materia di contratto a tempo determinato previste dalla legge di riforma del mercato del lavoro.

Il presidente GIULIANO (PdL), relatore, ribadisce che l’ampiezza terminologica alla quale ha fatto ricorso nella sua bozza di parere è finalizzata a favorire un’intesa comune tra i Gruppi. I termini nei quali si sta svolgendo il dibattito gli sembrano andare preferibilmente in direzione di una espunzione del testo di ogni osservazione riferita all’articolo 28.

La senatrice CARLINO (IdV) esprime perplessità sullo stesso contento dell’articolo 28, che di fatto finisce col creare una ulteriore figura contrattuale, ponendo in essere un’ennesima eccezione rispetto alla normativa generale. A maggior ragione riterrebbe imprudente ampliarne il campo di applicazione. Preannuncia perciò voto di astensione.

Il senatore ICHINO (PD) segnala che la Commissione sta dibattendo su una questione che riguarda imprese e lavoratori precari in diversi settori, e che vede una drammatica alternativa tra eccesso di precarietà o stabilità immediata i cui costi non sono sopportabili dalle imprese. In questo senso, la soglia dei 36 mesi, che può risultare a seconda dei casi eccessiva o troppo modesta, rappresenta un limite al di là del quale esistono o l’assoluta precarietà o la totale inamovibilità, ed è in questo che risiede il vero errore concettuale. Egli riterrebbe invece preferibile che la normativa prevedesse la possibilità di livelli crescenti di tutela e introducesse meccanismi di stabilizzazione progressiva dei lavoratori.

Il senatore ROILO (PD), nell’osservare che il dibattito ha toccato temi di grande interesse e delicatezza, che restano dunque agli atti della Commissione, ritiene preferibile espungere nel parere ogni riferimento all’articolo 28.

Accede a tale posizione il senatore CASTRO (PdL), ritenendo l’articolo 28 del decreto-legge una norma ben concepita dal Governo e perfettamente bilanciata, rispetto alla quale ogni osservazione, in qualsiasi sede e da qualsiasi soggetto avanzata, appare del tutto ultronea.

Il presidente GIULIANO (PdL), relatore, riassume i termini del dibattito, dando quindi conto di una ulteriore bozza di parere, favorevole con osservazione (pubblicata in allegato al resoconto).

Presente il prescritto numero di senatori, la nuova proposta di parere del Presidente relatore è approvata.    

(601-711-1171-1198-B) Nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati

(Parere alla 2a Commissione. Esame e rinvio) 

Il presidente GIULIANO (PdL), relatore, illustra il provvedimento, che torna all’esame del Senato in terza lettura, soffermandosi sugli aspetti di competenza della Commissione. Richiama l’attenzione innanzitutto sull’articolo 12, in materia di assicurazione per la responsabilità civile, che introduce anche per gli avvocati, come già accade per altri professionisti, l’obbligo di assicurarsi per la responsabilità civile derivante dall’esercizio della professione. In sede di esame alla Camera è stato inserito un comma che prevede l’obbligo per i professionisti individuali o per le associazioni e le società fra i professionisti di stipulare anche un’assicurazione contro gli infortuni derivanti per sé o per i collaboratori, dipendenti e praticanti da eventi verificatisi nell’esercizio dell’attività professionale; il principio era stato peraltro già affermato in via generale dal cosiddetto “decreto liberalizzazioni”. L’articolo 13 interviene sulla materia del compenso, stabilendo libertà di forme in tema di pattuizione, diversamente dal testo del Senato, che riteneva necessaria la forma scritta. L’articolo 18 disciplina il regime delle incompatibilità con l’esercizio della professione di avvocato: le modifiche apportate alla Camera hanno confermato l’incompatibilità con la professione di notaio. L’articolo 21 subordina la permanenza dell’iscrizione all’albo alla continuatività, abitualità e prevalenza dell’esercizio professionale, affidando al consiglio dell’Ordine le verifiche necessarie. In sede di esame alla Camera è stata inserita al comma 7 la lettera c), che esclude da tali verifiche gli avvocati che svolgano comprovata attività di assistenza continuativa di familiari affetti da malattia e non autosufficienti. I commi 8, 9 e 10 prevedono un obbligo di iscrizione alla Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense. L’articolo 41 interviene in materia di tirocinio per l’accesso alla professione, che può essere svolto contestualmente ad attività di lavoro subordinato pubblico e privato, purché con modalità e orari idonei a consentirne l’effettivo svolgimento e va effettuato in forma continuativa per diciotto mesi; la sua interruzione per oltre sei mesi comporta la cancellazione dal registro dei praticanti. Le modifiche apportate alla Camera hanno previsto al comma 6 che esso può essere svolto per non più di sei mesi, in concomitanza con il corso di studio, dagli studenti regolarmente iscritti all’ultimo anno del corso di studio per il conseguimento della laurea in giurisprudenza. Al comma 11, come modificato dalla Camera, si prevede che il tirocinio non determina di diritto l’instaurazione di rapporto di lavoro subordinato; negli studi legali privati, al praticante avvocato è sempre dovuto il rimborso delle spese sostenute per conto dello studio presso il quale svolge il tirocinio. Ad eccezione che negli enti pubblici e presso l’Avvocatura dello Stato, decorso il primo semestre, possono essere riconosciuti con apposito contratto al praticante avvocato un’indennità o un compenso per l’attività svolta. Infine, l’articolo 43 dispone che il tirocinio debba essere accompagnato da un approfondimento teorico realizzato attraverso la frequenza obbligatoria e con profitto di appositi corsi di formazione.

Conclusivamente, il Presidente relatore si riserva di formulare una proposta di parere al termine del dibattito.

Il seguito dell’esame è quindi rinviato.

ESAME DI ATTI PREPARATORI DELLA LEGISLAZIONE COMUNITARIA 

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo di aiuti europei agli indigenti (n. COM (2012) 617 definitivo)

(Esame, ai sensi dell’articolo 144 del Regolamento, dell’atto comunitario sottoposto al parere motivato sulla sussidiarietà e rinvio)

La relatrice SBARBATI (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) precisa che la proposta di regolamento in esame istituisce, per il periodo 2014-2020, il Fondo di aiuti europei agli indigenti, con lo scopo di integrare gli strumenti per la coesione sociale già esistenti. L’esigenza nasce dalla consapevolezza che una larga parte di cittadini europei vive in condizioni di deprivazione materiale, senza disporre di una dimora fissa e di un lavoro. Lo stanziamento delle risorse per il Fondo è costituito da 2,5 miliardi di euro, per il periodo 2014-2020, in un contesto di 339 miliardi di euro destinati alle politiche di coesione sociale.

Il Fondo finanzia i programmi nazionali degli Stati membri che prevedano la distribuzione agli indigenti di beni alimentari e di consumo di base destinati all’uso personale, con l’obiettivo dichiarato di ridurre di almeno 20 milioni il numero dei cittadini europei a rischio povertà. La definizione dei criteri per individuare le persone indigenti da assistere sarà di competenza degli Stati membri o delle organizzazioni partner, che forniscono direttamente o indirettamente prodotti alimentari o beni alle persone indigenti.

Le modalità di distribuzione delle risorse sono individuate al Titolo II (Risorse e programmazione, articoli 7-10): in base all’articolo 7, ogni Stato membro presenta un programma operativo in cui siano inserite le tipologie di deprivazione materiale su cui si intende intervenire, i criteri di selezione degli interventi e un piano di finanziamento. I programmi operativi possono anche essere redatti da un’autorità competente, designata dallo Stato membro.

Sulla base dell’articolo 8, la Commissione europea valuta ed eventualmente approva il programma operativo presentato, entro 6 mesi dalla sua presentazione. Ogni anno la Commissione stila un rapporto sui programmi finanziati nel precedente anno finanziario; entro la fine del 2023, la Commissione potrà anche effettuare una valutazione ex post, ricorrendo all’assistenza di esperti esterni. Le spese ammissibili saranno sottoposte ad un rigido controllo di gestione anche per il tramite di autorità di audit; gravi carenze nel controllo finanziario del programma operativo possono comportare la sospensione integrale o parziale dei finanziamenti. Poiché le organizzazioni partner hanno una capacità limitata di anticipare i fondi necessari alla loro attività, viene fissato un livello di prefinanziamento da parte del Fondo pari all’11 per cento della dotazione complessiva di uno Stato membro, così da poter coprire fino al 90 per cento dei costi della campagna di aiuti del primo anno, senza contare l’assistenza tecnica, il trasporto, le spese amministrative e le misure di accompagnamento. Si riserva ulteriori considerazioni una volta acquisiti i pareri delle Commissioni permanenti consultate e alla luce del dibattito.  

Il seguito dell’esame è quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 16,30.

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

SUL DISEGNO DI LEGGE N. 3510

La Commissione Lavoro, previdenza sociale,

esaminato il disegno di legge n. 3510, Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2012, esprime, per quanto di competenza, una relazione favorevole, raccomandando al Governo di recepire quelle direttive dell’ordinamento dell’Unione europea per quali il nostro paese è stato messo in mora – sanando pertanto i processi di infrazione ancora in corso -,  in particolare quelle concernenti la parità di trattamento tra uomini e donne nel mondo del lavoro, nonché quelle rivolte a garantire migliori condizioni e orari di lavoro alle donne in stato di gravidanza.

 PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

 SUL DOCUMENTO LXXXVII, N. 5

La Commissione Lavoro, previdenza sociale,

esaminato il Documento LXXXVII, n. 5, Relazione consuntiva sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea, relativa all’anno 2011;

rilevato che il Governo italiano partecipa attivamente ad una pluralità di progetti comunitari per favorire le politiche dell’occupazione, quali la Rete pubblica dei servizi per l’impiego (PES), la Rete EURES, che sostiene la mobilità geografica dei lavoratori, e la Rete per il lavoro, che elabora strategie anticrisi nel mondo del lavoro;

considerato che l’Italia è membro attivo del Comitato del Fondo sociale europeo (FSE), volto a promuovere l’occupazione, l’istruzione e l’inclusione sociale nei paesi nell’UE;

preso atto che il Governo italiano è inoltre impegnato nel processo di modifica della direttiva 2005/36/CE, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, per facilitare ulteriormente la mobilità dei professionisti,

esprime, per quanto di competenza, parere favorevole.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

SUL DOCUMENTO LXXXVII-bis, N. 2


La Commissione Lavoro, previdenza sociale,

esaminato il Documento LXXXVII-bis, n. 2, Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea, relativa all’anno 2012;

premesso che il Governo italiano si è impegnato per l’anno in corso a seguire gli avanzamenti delle iniziative del “pacchetto occupazione”, rientrante nella Strategia Europa 2020, per la revisione di alcune direttive riguardanti l’orario di lavoro, il distacco dei lavoratori e le condizioni di salute e sicurezza sul posto di lavoro per le lavoratrici gestanti, puerpere e in periodo di allattamento;

valutato positivamente che, con riferimento al Fondo di adeguamento alla globalizzazione (FEG), l’Italia ha proposto che, nell’ambito del quadro finanziario pluriennale 2014-2020, siano individuate risorse soprattutto a sostegno del settore agricolo, gravemente penalizzato in questi ultimi anni,

esprime, per quanto di competenza, parere favorevole.

 


SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DAL RELATORE

 SUL DISEGNO DI LEGGE N. 3533

 

 

La 11a Commissione permanente,

esaminato, per le parti di competenza, il disegno di legge in titolo,

premesso che il provvedimento completa il programma di “crescita” del Paese, favorendo la creazione di start-up innovative, la realizzazione di opere infrastrutturali con capitali privati e la maggiore semplificazione delle procedure burocratiche;

esaminate le norme relative ai rapporti di lavoro subordinato per le società start-up innovative, di cui all’articolo 28, e quelle recanti le agevolazioni fiscali e contributive a favore di queste ultime;

valutate le disposizioni in materia di società cooperative e di mutuo soccorso, di cui all’articolo 23,

esprime parere favorevole con le seguenti osservazioni.

Con riguardo ad alcune precisazioni formali, si invita la Commissione di merito ad introdurre, al comma 3 dell’articolo 7, anche il termine «lavoratrice» oltre che lavoratore, trattandosi di congedi parentali.

In riferimento all’articolo 28, si segnala che al comma 3, primo periodo, viene introdotto un limite minimo di 6 mesi per stipulare contratti a termine per le società start-up innovative. Al riguardo, si invita la Commissione di merito a chiarire che detto limite ha natura vincolante per le società cui la disposizione si riferisce.

In merito al secondo ed il terzo periodo del medesimo comma 3, che introduce deroghe al periodo complessivo di 36 mesi per la prosecuzione del contratto di lavoro a termine, di cui all’articolo 5, comma 4-bis, del decreto legislativo n. 368 del 2001, si raccomanda di chiarire se e a quali condizioni la società start-up innovativa possa ricorrere a tale normativa, subordinando la possibilità di deroga alla stipula di accordi con le Organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative.

In via più generale, non possono non rappresentarsi le esigenze delle imprese impegnate in processi di significativo riposizionamento del proprio assetto competitivo o di riorganizzazione delle proprie attività produttive indotto dalle mutazioni dei mercati internazionali, sotto il profilo tecnologico o delle variazioni dei costi, e che intendano implementare i piani di investimento nei propri siti italiani in alternativa alla delocalizzazione, con particolare attenzione alle imprese localizzate nelle aree depresse. 

 


PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

 SUL DISEGNO DI LEGGE N. 3533

 

 

La 11a Commissione permanente,

esaminato, per le parti di competenza, il disegno di legge in titolo,

premesso che il provvedimento completa il programma di “crescita” del Paese, favorendo la creazione di start-up innovative, la realizzazione di opere infrastrutturali con capitali privati e la maggiore semplificazione delle procedure burocratiche;

esaminate le norme relative ai rapporti di lavoro subordinato per le società start-up innovative, di cui all’articolo 28, e quelle recanti le agevolazioni fiscali e contributive a favore di queste ultime;

valutate le disposizioni in materia di società cooperative e di mutuo soccorso, di cui all’articolo 23,

esprime parere favorevole con la seguente osservazione.

Con riguardo ad alcune precisazioni formali, si invita la Commissione di merito ad introdurre, al comma 3 dell’articolo 7, anche il termine «lavoratrice» oltre che lavoratore, trattandosi di congedi parentali.

 

 

 

 

362ª Seduta (antimeridiana)

 

Presidenza del Presidente

GIULIANO 

                                                                                               

 

 

            La seduta inizia alle ore 9,30.

 

 

SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE  

 

     Il presidente GIULIANO, in considerazione dei concomitanti impegni istituzionali di taluni senatori, apprezzate le circostanze, rinvia l’esame dei disegni di legge all’ordine del giorno all’odierna seduta pomeridiana, convocata per le ore 15,30.

 

 

La seduta termina alle ore 9,35.

 

 

 

361ª Seduta

Presidenza del Presidente

GIULIANO 

Intervengono, ai sensi dell’articolo 48 del Regolamento, il dottor Bruno Ferrante, presidente dell’Ilva S.p.A., accompagnato dall’ingegner Enrico Martino, direttore relazioni industrali, dall’ingegner Giancarlo Quaranta, direttore relazioni istituzionali, dal dottor Giorgio Tedeschi, responsabile comunicazione, dal dottor Andrea Rogazione, responsabile comunicazione, dalla dottoressa Giuliana Paoletti, responsabile ufficio stampa, e dall’ingegner Matteo Rigamonti, responsabile rapporti istituzionali sede di Roma; il professor Giorgio Assennato, direttore generale dell’ARPA Puglia e il dottor Biagio de Marzo, presidente del Comitato Altamarea, accompagnato dalla dottoressa Maria Alessandra Galeandro, membro del Consiglio, dalla dottoressa Laura Liberto, segreteria nazionale Cittadinanzattiva, e dalla dottoressa Valentina Condò, segreteria nazionale Cittadinanzattiva.                          

La seduta inizia alle ore 15.

SULLA PUBBLICITA’ DEI LAVORI   

Il presidente GIULIANO comunica che, ai sensi dell’articolo 33, comma 4, del Regolamento del Senato, sono state chieste l’attivazione dell’impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione radiofonica e che la Presidenza del Senato ha fatto preventivamente conoscere il proprio assenso. 

Poiché non vi sono osservazioni, tali forme di pubblicità sono dunque adottate per il prosieguo dei lavori.

Il PRESIDENTE avverte altresì che la pubblicità della seduta sarà inoltre assicurata attraverso la resocontazione stenografica.

La Commissione prende atto.

PROCEDURE INFORMATIVE 

Seguito dell’indagine conoscitiva sulle conseguenze occupazionali derivanti dagli effetti della crisi economico-finanziaria: audizione del Presidente dell’ILVA di Taranto, del Direttore generale dell’ARPA Puglia e del Presidente del Comitato Altamarea.   

Riprende l’indagine conoscitiva, sospesa nella seduta del 29 ottobre scorso.

Il dottor FERRANTE si sofferma sulle gravi difficoltà affrontante dall’ILVA, in relazione al quadro giudiziario e al sequestro delle aree a caldo dello stabilimento di Taranto, con conseguente nomina di custodi dell’impianto, che stanno dando seguito alle disposizioni adottate dall’Autorità giudiziaria. Precisa che, all’atto del proprio insediamento alla Presidenza dell’ILVA, ha disposto l’avvio di perizie tecniche, le cui risultanze si impegna a trasmettere alla Commissione appena disponibili; da esse sta emergendo come a Taranto non sia possibile riferire di emergenze sanitarie ed ambientali, contrariamente a quanto sostenuto nelle perizie disposte dall’Autorità giudiziaria e che, poiché non contrastate in sede processuale, hanno avuto forte impatto sulla pubblica opinione. Osserva che qualsiasi attività umana è di per sé inquinante, in quanto altera il sistema ambientale, e che semmai il problema è quello di porre limiti al tasso di tollerabilità di tali inquinanti. Al riguardo, la vicenda fa emergere un conflitto istituzionale, in relazione al soggetto, Legislatore o Autorità giudiziaria, cui spetti il compito di stabilire detti limiti. In terzo luogo, evidenzia l’esigenza che le imprese dispongano di un quadro normativo sicuro e certo in vista degli investimenti da operare. Nel caso di specie, sulla base della precedente AIA, l’ILVA stava allestendo una apposita strumentazione nelle vicinanze dei reparti minerari, che ha richiesto investimenti ingenti, ma che è stata invece bloccata da parte dei custodi degli impianti. Peraltro, ad avviso dell’Autorità giudiziaria, lo stabilimento dovrebbe sospendere la produzione, ciò che risulta impossibile, trattandosi di un impianto a ciclo integrale. Allo stato l’ILVA è riuscita a tenere stabile il quadro occupazionale, che però è destinato a mutare con la progressiva chiusura degli altiforni e con le conseguenti possibili ripercussioni sugli altri stabilimenti del Gruppo Riva. Il dottor Ferrante si sofferma quindi sulla posizione del Ministero dell’ambiente, che ha ritenuto di riaprire le procedure per l’adozione di una nuova AIA, di grande severità e alla quale l’ILVA si atterrà, pur nella consapevolezza che i limiti introdotti – che per l’insediamento varranno da subito, mentre in Europa entreranno in vigore nel 2016 – porranno lo stabilimento in una posizione di minore competitività rispetto ad analoghe aziende europee. Si sofferma infine sul recente tragico episodio che ha portato alla morte di un operaio addetto alla movimentazione dei treni, sottolineando il grandissimo impegno di ILVA sul piano della sicurezza sul lavoro, da cui è conseguita una drastica riduzione complessiva degli incidenti occorsi negli stabilimenti aziendali.

Il presidente GIULIANO ringrazia il dottor Ferrante dell’ampia esposizione, chiedendogli ragguagli in ordine alle motivazioni per le quali non vi sarebbe stato alcun contraddittorio tra periti di parte e Autorità giudiziaria, nonché sui rapporti tra i vertici aziendali e i custodi degli impianti.

La senatrice POLI BORTONE (CN:GS-SI-PID-IB-FI) nel ringraziare il dottor Ferrante per la sua esposizione e nel sottolineare che egli si è assunto un onere rilevante, osserva che l’Autorità giudiziaria è stato investita dall’ARPA, che ha lavorato di concerto con la regione Puglia. Sottolinea che nessuno auspica una chiusura dell’azienda, bensì un suo permanere, nelle condizioni migliori e nel pieno rispetto delle regole. Si domanda tuttavia come si sia potuti giungere all’ alternativa drammatica tra tutela della salute e garanzia del posto di lavoro.

La senatrice SBARBATI (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) chiede le ragioni per le quali, di fronte alle perizie disposte dall’Autorità giudiziaria, non siano state tempestivamente addotte delle controperizie di parte. Sollecita inoltre chiarimenti in ordine agli investimenti sulla sicurezza e alle ragioni per le quali non si siano realizzate sinergie tra l’azienda e la regione Puglia in tema di salute dei cittadini.

Il senatore NEROZZI (PD) avanza il dubbio che la vicenda dimostri l’esigenza di investimenti più consistenti sul piano della sicurezza e chiede se l’azienda sia disponibile ad operare in futuro gli investimenti necessari a superare le contraddizioni tra tutela dell’ambiente e garanzia del posto di lavoro. Probabilmente risorse maggiori andavano stanziate anche sul piano della sicurezza interna, come dimostra il grave incidente mortale verificatosi nei giorni scorsi ai danni di un giovane operaio. Peraltro, le posizioni assunte da altri soggetti istituzionali hanno l’effetto di aggravare la situazione generale.

Il senatore CASTRO (PdL) dà atto al dottor Ferrante di aver fin qui operato in modo ottimale, sottolineando che la linea di piena collaborazione con il Governo da lui perseguita rappresenta un rilevante cambiamento, generatore di ulteriori ricadute di carattere positivo. Chiede quali sarebbero le scelte aziendali, ove la ribadita ostilità da parte dell’Autorità giudiziaria nei confronti delle buone ragioni di ILVA imponessero un’alternativa tra ablazione della produzione ovvero delocalizzazione della stessa e quali ne sarebbero gli effetti sulla complessiva situazione del comparto industriale.

Il dottor FERRANTE chiarisce la procedura che ha portato al sequestro dell’impianto, sottolineando tra l’altro che l’azienda non ha sostanzialmente partecipato all’incidente probatorio, per motivazioni a lui del tutto inspiegabili ed oscure. La perizia disposta dal GIP ha dunque assunto valore fondante ed ha portato al sequestro dell’impianto ed agli arresti domiciliari di componenti della famiglia Riva. Dalla stessa perizia eseguita dal tecnico incaricato dal Tribunale risulta però il rispetto dei limiti di legge da parte di ILVA; la tesi sposata dalla Procura della Repubblica è stata quella di perseguire comunque i reati commessi, sotto il profilo del danno ambientale e sanitario. Proprio per chiarire questo aspetto ha inteso richiedere uno studio specifico da parte di consulenti di parte. Concorda con la senatrice Poli Bortone in ordine alle considerazioni effettuate sui dati diffusi da ARPA e sulle indicazioni spesso disattese dalla regione Puglia. Quanto al quadro degli investimenti, richiesto dalla senatrice Sbarbati, precisa che negli anni precedenti l’azienda non ha distribuito dividendi e che gli utili sono stati reinvestiti nello stabilimento stesso. Per il futuro, egli attende di conoscere le decisioni del Governo e dell’Autorità giudiziaria per stilare un piano industriale, il cui approntamento sarà irto di difficoltà; in proposito fa osservare al senatore Nerozzi che alcuni investimenti segnalati, come quello sui parchi minerari, sono comunque molto costosi. Le vicende dello stabilimento dell’ILVA di Taranto sono destinate ad avere ricadute gravissime su tutti gli altri stabilimenti del Gruppo: dietro la volontà di continuare a produrre a Taranto c’è anche una grande responsabilità nei confronti del sistema complessivo. In questo senso, fa osservare al senatore Castro che una rinuncia allo stabilimento di Taranto determinerebbe gravi conseguenze sul complessivo comparto, e dunque sull’intero Paese. Dà infine risposta in via incidentale ad un breve quesito della senatrice SPADONI URBANI (PdL), alla quale fornisce chiarimenti in ordine alle finalità e alle motivazioni dei provvedimenti adottati dall’Autorità giudiziaria.

Ha quindi la parola il dottor ASSENNATO, direttore generale dell’ARPA, il quale illustra le attività dell’Agenzia nell’area tarantina riferite ai fenomeni di inquinamento di origine industriale, evidenziando le attività adottate a partire dal 2003. Precisa che l’intenso monitoraggio ambientale realizzato dall’Agenzia, nonostante il sottodimensionamento delle risorse, ha consentito di identificare i principali problemi associati alle emissioni dell’ILVA di Taranto, e cioè le diossine al camino dell’impianto di agglomerazione, il benzopirene e il PM10 nell’area del rione Tamburi. Osserva che l’Agenzia aveva richiesto all’ILVA una riduzione della produzione del 10 per cento nel 10 per cento delle giornate, ma che l’azienda non ha inteso dar seguito a questa proposta, giudicandola meramente provocatoria. Ritiene indubbia la necessità di effettuare una valutazione del danno sanitario, atteso che il GIP, nel corso dell’incidente probatorio, ha consolidato la prova dell’esistenza di un reato di pericolo. Il semplice riesame dell’AIA, con l’abbassamento anche notevole dei limiti emissivi, non può dunque comportare una revisione del processo logico alla base dell’accertamento probatorio, a meno che non si dimostri l’irrilevanza del rischio sanitario residuo.

Il presidente GIULIANO chiede chiarimenti in ordine alla discrasia di valutazioni riscontrata tra i periti del pubblico ministero e quelli nominati dall’attuale presidente dell’ILVA, dottor Ferrante.

 

Il dottor ASSENNATO evidenzia la separazione tra istituzioni sanitarie e istituzioni ambientali, le quali ultime si limitano a valutare la conformità alle norme, senza considerarne gli effetti di tipo sanitario. I limiti di superamento del benzopirene e del PM10 rilevati sono comunque di entità complessivamente modesta; in proposito egli conferma che essi sarebbero stati pienamente controllabili ove l’ILVA avesse acceduto alla proposta di riduzione da lui già ricordata.

Il senatore NEROZZI (PD) chiede se le proposte formulate nel tempo dall’ARPA all’ILVA risultino per tabulas.

Il dottor ASSENNATO fa presente che tali misure riguardano la qualità dell’aria e risulteranno inserite nella nuova AIA. In risposta ad un ulteriore quesito del senatore NEROZZI (PD) precisa quindi che la prescrittività di tali misure deriverà dall’essere esse inserite nell’area della nuova AIA.

La senatrice POLI BORTONE (CN:GS-SI-PID-IB-FI) effettua un’ampia disamina delle attività che, stando a quanto riferito dal dottor Assennato ed al rapporto di attività dell’Agenzia, l’ARPA ha svolto nel corso del tempo; si chiede tuttavia quali ne siano stati i risultati, con riferimento ai rapporti con tutte le istituzioni e non solo con riferimento ai vertici di ILVA. Chiede inoltre di sapere se l’AIA 2011 offrisse garanzia totale rispetto ai parametri che l’Italia doveva recepire con riferimento alle disposizioni europee, ovvero se il divario debba oggi essere colmato dalla nuova AIA.

Il dottor ASSENNATO si sofferma sulle caratteristiche di AIA 2011 e sulle norme di valutazione di rischio sanitario adottate successivamente all’irrompere del caso dell’ILVA, lamentando una sottovalutazione dell’organo tecnico da parte della legislazione italiana, diversamente da quanto accade invece in altri Paesi, a cominciare dagli Stati Uniti. Si sofferma altresì sull’impatto degli inquinanti, anche con riferimenti ai cosiddetti inquinanti remoti.

In risposta ad un breve quesito della senatrice CARLINO (IdV), osserva infine di aver chiesto al Ministero dell’ambiente specifiche valutazioni epidemiologiche, purtroppo non effettuate, e sottolinea l’esigenza di creare una sinergia tra i responsabili istituzionali dell’ambiente e della salute.

Il dottor DE MARZO si sofferma infine sulle attività svolte per contrastare l’inquinamento da ALTAMAREA, che coordina cittadini, associazioni e comitati di volontariato sanitario, ecologista, civico e sociale della provincia di Taranto. Ricostruisce i termini che hanno caratterizzato la vicenda, sottolineando che il dramma di Taranto viene da lontano, si incentra sulla impossibile convivenza tra un’industria immensa ed una città di dimensioni medio-piccole e deriva da 50 anni di negligenza e trascuratezza dello Stato e dell’intera classe politica e dirigente della Puglia e di Taranto e di quasi un ventennio di strapotere della famiglia Riva. Si tratta di uno sviluppo industriale spropositato, con la coabitazione di ILVA, ENI, Cementir e degli insediamenti della Marina Militare, e fortemente inquinante, che è stato pagato dalla cittadinanza con i danni alla salute denunciati dall’associazionismo ed ora certificati dalle perizie ordinate dal Tribunale di Taranto. Sottolinea la necessità di puntare subito sugli aspetti tecnici, normativi ed economici della vicenda, anche con un ripensamento totale dello stabilimento rispetto alla sua configurazione attuale. Ritiene che il Governo dovrebbe ottenere dell’ILVA l’approntamento di un piano industriale di riconversione, ristrutturazione e diversificazione, che comporti la produzione di acciaio non da ghisa di altoforno, ma da forni elettrici, come già effettuato in analoghi impianti presenti in altre regioni di Italia ed una logistica integrata portuale, e che tenga conto del business della rottamazione in campo aereo e navale derivante dalla recenti disposizioni dell’IMO, con riutilizzo dei rottami ferrosi nello stabilimento convertito. Rileva peraltro che a Taranto sono in abbandono da decenni gli ex cantieri navali Tosi ristrutturabili per la rottamazione navale, congiuntamente al riutilizzo delle strutture dell’Arsenale militare che verranno eventualmente dismesse.

Il presidente GIULIANO ringrazia il dottor de Marzo per l’ampia esposizione e, in considerazione dell’inizio dei lavori dell’Assemblea, avverte che gli eventuali quesiti dei senatori gli verranno trasmessi per posta elettronica ai fini della risposta. Avverte altresì che le memorie lasciate dai rappresentanti dei tre enti oggi ascoltati in audizione verranno rese disponibili sul pagine web della Commissione.

La seduta termina alle ore 16,30.

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