“Dal prossimo primo gennaio non effettueremo più statistiche. Continueremo a pagare stipendi e affitti, ma non riusciremo ad assolvere alla nostra funzione: fornire dati di qualità affidabili, tempestivi”. E l’allarme del presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) Enrico Giovannini che, in un’intervista a Repubblica rileva che quello dei tagli del governo “è un “problema che va oltre le nostre capacita”.
Secondo Giovannini “Il taglio ai finanziamenti mette l’Istat realmente a rischio. Nel 2013 si scenderà dai 176 milioni del 2011 a 150-160 milioni” e “andiamo verso un buco di 20 milioni”. “La legge di Stabilità di novembre ci ha tolto 29 milioni in tre anni”. “E ora – aggiunge – la spending review altri 3 milioni l’anno”.
Secondo il presidente dell’Istat non si tratta nemmeno di un problema di produttività dell’Istituto. “Le richieste aumentano, noi produciamo di più – spiega- ma le risorse sia umane che di bilancio calano. Vorrei ricordare che il 70% del nostro output deriva da obblighi presi con l’Unione europea”. E non c’è tempo da perdere. A gennaio, afferma, “non daremo più dati su inflazione, contabilità, condizione di vita delle famiglie, forza lavoro. E allora scatterà il tassametro Ue: multe salatissime sul Paese per ogni giorno di ritardo. Non penso che il governo e il Parlamento vogliano arrivare a tanto”.
L’Istat ha peraltro collaborato molto con il commissario Bondi “fornendo cifre su cifre”. Giovannini infine rilancia: “l’Istat e’ pronta a fare un censimento ogni anno, anziché dieci, spalmando il relativo costo”, ma c’e’ bisogno dei ricercatori. (LF)
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