Si è svolta oggi, a Roma, l’Assemblea nazionale delle delegate e dei delegati Fiom Cgil del settore degli Elettrodomestici che, con i suoi 130.000 addetti tra diretti e indiretti, è il settore manifatturiero più importante in Italia dopo l’auto.
Nel corso della riunione è stato evidenziato che il settore soffre fortemente gli effetti della crisi dei consumi in Europa occidentale, che è molto esposto alla concorrenza dei produttori asiatici, che nel corso di questi anni ha perso migliaia di posti di lavoro a causa delle scelte delle principali aziende del settore di delocalizzare le produzioni nei paesi low cost e del calo pesante del mercato occidentale.
La Fiom sottolinea che “c’è un rischio vero di collasso del settore”. Questo perché le situazioni di crisi, causate dall’esaurimento della possibilità di ricorso a ulteriori periodi di cassa integrazione e di contratti di solidarietà, dal peggioramento del sistema di ammortizzatori sociali (previsto nella contro-riforma del mercato del lavoro in discussione alla Camera dei deputati) e dal possibile avvio di un ulteriore processo di delocalizzazione, richiedono scelte di politica industriale mirate alla salvaguardia del comparto per impedire la scomparsa di interi segmenti del settore.
L’assemblea nazionale delle delegate e dei delegati Fiom dell’Elettrodomestico ritiene che, per dare al settore garanzie e prospettive occupazionali e produttive, sia necessario un intervento urgente di politica industriale, da anni assente nel Paese; un intervento che venga promosso dal governo e preveda di destinare risorse pubbliche a sostegno di tutta la filiera.
In particolare la Fiom ritiene determinante operare la scelta di ridistribuire il lavoro attraverso la riduzione d’orario (come si è già fatto in molti accordi attraverso l’utilizzo dei contratti di solidarietà e della cassa integrazione a riduzione giornaliera). Inoltre per i metalmeccanici della Cgil è necessario, in assenza di ammortizzatori sociali, per difendere il salario dei lavoratori e delle lavoratrici, destinare risorse pubbliche per sostenere la riduzione d’orario, ad esempio defiscalizzandola. Uno strumento utile, peraltro, anche a incentivare la permanenza delle produzioni in Italia.
E’ necessario, inoltre, che il governo faccia scelte di politiche e di intervento pubblico a sostegno della ricerca e dell’innovazione del prodotto che risponda a criteri di ecocompatibilità e stia nella logica di un modello di sviluppo sostenibile.
Tutte queste questioni che vanno affrontate urgentemente. Per questo la Fiom propone a Fim e Uilm di aprire una vertenza di settore e di definire un percorso di iniziative utili a ottenere la rapida convocazione del tavolo governativo.
L’Assemblea delle delegate e dei delegati dell’Elettrodomestico decide, inoltre, di attuare una prima mobilitazione del settore nelle giornate del 13, 14 e 15 giugno per dare visibilità, nei territori e nell’iniziativa nazionale della Fiom a Roma, alle problematiche del settore e per chiedere al governo e al Parlamento di annullare le leggi che mettono in discussione i diritti, la democrazia nei luoghi di lavoro, il diritto alla contrattazione collettiva e facilitano i licenziamenti collettivi e individuali. (FRN)