Si avvicina il voto delle camere sul decreto liberalizzazioni. Il governo sembra aver ritoccato a ribasso molte iniziative cedendo alle lobbie. Per esempio sui Taxi, l’esecutivo ha dato il via libera all’emendamento dei relatori redatto alcuni giorni fa, che riporta in capo ai sindaci la competenza sulle licenze. Il che suscita i malumori delle associazioni dei consumatori e dei sindacati. La nascente Autorità per i Trasporti avrà solamente un potere di indirizzo, con la possibilità di ricorrere al Tar se i Comuni non si adeguano alle sue indicazioni “senza adeguata motivazione”. L’emendamento è stato proposto dall’ex sindaco di Padova Paolo Giaretta del Pd. L’emendamento è stato presentato ma non è stato votato, ma l’annuncio ha suscitato l’ira delle associazioni dei consumatori che hanno accusato il governo di aver ceduto alla “lobby dei taxi”. E anche il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, ha accusato l’esecutivo di essere “debole con i forti e forte con i deboli”.
Probabili passi indietro anche sul fronte delle farmacie. Farmacie. Lo scoglio maggiore riguarda le nuove aperture (se ne prevedono 5 mila in più con un ampliamento del 25% della pianta organica), considerate dannose dalla categoria. Il Pdl punta ad abbassare il quorum del decreto (una nuova farmacia ogni 3 mila abitanti) ad una ogni 3.800, in linea con quanto auspicato da Federfarma che sul punto fa notare che il quorum reale è una a 2.200, considerati i nuovi punti che, grazie al decreto, sorgeranno in stazioni, aeroporti, autostrade. I consumatori temono una retromarcia, su questo punto e sulla liberalizzazione dei farmaci di fascia C.
Sospesi poi i tribunali delle imprese e Srl ad un euro per gli under 35. Gli emendamenti dei relatori sono stati accantonati, in attesa di un parere della commissione Bilancio sull’effettiva copertura delle norme. La proposta è di portare da 12 a 20 i tribunali (uno in ogni capoluogo, tranne la Valle d’Aosta), a cui verrebbero sottratti almeno due competenze (class action e appalti pubblici). Mentre si pensa a un passaggio gratuito dal notaio per la Srl (ora ne è esentato, con rischi infiltrazioni) e il vincolo di destinazione del 25% dei ricavi annuali ad aumento del capitale. In entrambi i casi, il problema sono i soldi. Le misure costano: più giudici e bolli per la registrazione della Società (6-700 euro).
Discussione ancora aperta sulla separazione tra Eni e Snam. Il governo punterebbe ad uno scorporo totale (ora Eni possiede il 52% di Snam), di reti, stoccaggio e rigassificatore di Panigaglia. Almeno secondo quanto riferito ieri dal sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, dopo una giornata di confusione e smentite con voci di un possibile freno dell’esecutivo sugli stoccaggi. Sui tempi, alcuni emendamenti (molti a firma Pd) chiedono un’accelerazione. Altre posizioni convergono su un orizzonte più lungo. De Vincenti ha confermato la tabella di marcia prevista nel decreto: sei mesi per il decreto del presidente del Consiglio che fissi le modalità della procedura. “Due anni è il tempo giusto per arrivare alla dismissione”, ha però frenato la senatrice Vicari (Pdl), relatrice del provvedimento. Per quanto riguarda la quota residuale di Eni in Snam, quella prevista dal Cresci-Italia è il 20%, ma una direttiva europea consentirebbe di scendere al 5% sul modello Enel-Terna. “Siamo pronti a fare riferimento alla direttiva europea”, ha aperto De Vincenti.
Un passo avanti è stato invece fatto sui costi dei conti correnti grazie all’approvazione di una serie di emendamenti a favore dei consumatori, come la gratuità dei conti correnti per i pensionati con un assegno inferiore ai 1.500 euro.
Sale lo scontro sulle liberalizzazioni
Il presidente del Consiglio; Mario Monti, fa sapere che il governo non cederà