Inaspettato e ben augurante è stato il riferimento all’accordo interconfederale del 28 giugno pronunciato dal Presidente Napolitano il 4 gennaio a Napoli, a proposito del ruolo positivo dei sindacati e della responsabilità delle parti sociali nel Paese, con l’invito a proseguire su quella strada.
L’accordo del 28 giugno 2011 tra Cgil Cisl Uil e Confindustria contiene in premessa il riconoscimento del valore del lavoro e della partecipazione dei lavoratori, e ribadisce l’importanza delle relazioni sindacali e della contrattazione per la tutela dei diritti, ai fini della promozione dell’occupazione e dello sviluppo del sistema industriale.
L’accordo riconferma il sistema contrattuale su due livelli, prevede la certificazione della rappresentanza sul doppio requisito associativo e elettivo per l’esercizio della contrattazione nazionale, sancisce il criterio della maggioranza delle Rsu per assicurare validità della contrattazione aziendale (criterio peraltro già presente nel Protocollo del ’93 e nell’accordo sulle Rsu), introduce il vincolo per tutte le parti al rispetto di quanto pattuito per assicurare stabilità alle relazioni industriali, prevede la possibilità di intese modificative di talune normative del Ccnl per difendere l’occupazione a fronte di investimenti o crisi aziendali.
L’accordo interconfederale del 28 giugno rappresenta quindi un atto di rilievo, utile per superare le difficoltà nei rapporti sindacali e nelle relazioni industriali dell’ultimo periodo. In particolare per il settore metalmeccanico, che è attraversato da profonde crisi occupazionali e che continua a registrare divergenze nelle scelte delle organizzazioni sindacali in alcune vertenze aziendali e gruppi, e a livello nazionale dove è in vigore il Ccnl sottoscritto da Fim e Uilm.
A livello aziendale, dovrebbe consentire la composizione delle divergenze, se finalmente tutte le Organizzazioni sindacali si risolveranno ad assegnarre alle Rsu le decisioni contrattuali, a quelle uniformandosi con la sottoscrizione delle intese approvate. Se fosse stato così per gli accordi di Pomigliano, Grugliasco, Mirafiori, l’intricata vicenda dell’uscita di Fiat da Confindustria avrebbe avuto probabilmente un esito diverso. Se fosse così oggi per il Contratto del gruppo Fiat, tutte le Organizzazioni sindacali potrebbero far eleggere le Rsa, e nessuna sarebbe esclusa. Fatto che avviene, è bene ricordarlo, per effetto della negativa abrogazione parziale dell’art. 19 dello Statuto dei lavoratori, allora voluta proprio dalla Fiom, che oggi si trova a lamentarne l’applicazione da parte della Fiat.
Prevedere il reinserimento della normativa legislativa per l’accesso al diritto di rappresentanza il criterio della rappresentatività accanto a quello della sottoscrizione dei contratti, sarebbe un fatto utile, peraltro esattamente coerente con quanto sancito nell’accordo sulle Rsu del 1993. Ma questo richiede una precisa scelta dei sindacati confederali e l’impegno concreto all’attuazione integrale in tutti i settori dell’accordo del 28 giugno in materia di validità e vincolatività della contrattazione aziendale.
Quanto al Ccnl, che è in vigore fino alla sua scadenza a fine anno, Fim e Uilm hanno più volte espresso la volontà di poterne pervenire al rinnovo unitario, a partire dalla definizione di regole comuni su rappresentatività, partecipazione, democrazia, naturalmente sulla base dell’accordo del 28 giugno. Ciò presuppone inevitabilmente l’individuazione di contenuti rivendicativi coerenti con il Ccnl vigente (tra cui il punto relativo alle intese modificative che invece viene contestato) e, ancora una volta, l’assunzione dell’accordo del 28 giugno quale base di riferimento per la sua implementazione regolativa.
E’ evidente come questi aspetti interroghino in particolare la Fiom, visto che non solo non applica tale accordo, ma espressamente lo nega.
L’accordo del 28 giugno è invece uno snodo estremamente importante, oltre che per le regole minime che indica, anche perché ribadisce solennemente il valore delle relazioni sindacali in funzione della promozione dell’occupazione e dello sviluppo del sistema industriale. Una prospettiva di cui vi è l’urgenza indubitabile.
Questo passaggio segna una svolta sopratutto per il sistema delle imprese, abituate a pensare alle relazioni sindacali in termini di costi da sopportare, e che ora dovranno invece saperle assumere quale opportunità nuova e decisiva per le prospettive di crescita.
Ma vincola altresì le organizzazioni sindacali tutte ad impegnarsi per la stabilità delle relazioni e nell’innovazione della contrattazione.
L’accordo del 28 giugno infatti, sollecita tutti i soggetti a considerare l’emergenza lavoro e sviluppo quale impegno prioritario delle proprie scelte, valorizzando la partecipazione e la contrattazione virtuosa, la sola capace di coniugare le esigenze delle imprese con quelle dei lavoratori. In questo richiamo si concretizza la preziosa saggezza del Presidente della Repubblica.
Nicola Alberta
Segretario generale Fim-Cisl Lombardia