La Commissione europea chiede all’Italia, con l’invio di un secondo avvertimento ufficiale, di versare le prestazioni familiari ai lavoratori transfrontalieri. In particolare, le prestazioni previste dalla regione Trentino Alto Adige e dalla provincia di Bolzano a coloro che lavorano in quella regione e provincia, ma vivono in Austria.
Bruxelles, su iniziativa del commissario europeo al lavoro e agli affari sociali Laszlo Andor, ha quindi deciso di inviare all’Italia un “parere motivato” che rappresenta la seconda fase della procedura d’infrazione al Trattato Ue e, “se entro due mesi dal suo recepimento, le autorità non adegueranno la legislazione alla normativa comunitaria, la Commissione potrebbe decidere di deferire l’Italia alla Corte di giustizia europea”.
L’attuale rifiuto delle autorità italiane di versare quelle prestazioni ai lavoratori si basa sul fatto che questi ultimi non risiedono nel Trentino-Alto Adige o a Bolzano. Tuttavia, precisa Bruxelles, i lavoratori transfrontalieri (che lavorano in uno Stato membro, ma risiedono in un altro nel quale fanno ritorno quotidianamente o almeno una volta la settimana), sono coperti dal sistema di sicurezza sociale del paese in cui lavorano e non dal sistema del paese in cui risiedono”. Per la Commissione europea quindi, “le attuali condizioni di residenza poste dall’Italia per le prestazioni familiari costituiscono un ostacolo alla libera circolazione dei lavoratori”. (LF)