“Siamo di fronte ad una crisi senza precedenti, che ha riportato indietro l’edilizia di vent’anni e su cui il governo ha la responsabilità di non aver opposto alcuna resistenza, anzi la recente manovra finanziaria corre il rischio di essere lo spintone decisivo per gettare nel burrone quel che resta del settore, soprattutto la sua parte migliore, con buona pace delle imprese irregolari e illegali che dalla crisi traggono solo vantaggi e profitti.” Lo ha affermato oggi Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, intervenendo a Milano alla presentazione del Terzo Rapporto della Fillea Lombardia sullo stato del settore edile nella regione e sulla condizione dei lavoratori migranti.
Per Schiavella i numeri dello scenario nazionale parlano da soli: nell’ultimo anno – 9% le ore lavorate, – 7% le imprese e – 7% gli operai iscritti alle casse edili, per un totale di 350 mila posti di lavoro, tra diretti ed indotto, persi in tre anni. Intanto, continuano a crescere i dati del lavoro nero, con una proiezione per il 2010 al 13,4%, e del lavoro autonomo, che raggiunge quota 640mila unità “una enormità, visto che il totale dei dipendenti in edilizia è poco più di 1,1 milioni. “Questo conferma – prosegue Schiavella – una tendenza molto chiara da parte del sistema delle imprese, quella cioè di affrontare la crisi tagliando sul costo del lavoro. Si è iniziato nel 2008 con il ricorso ai finti part-time ed al sottoinquadramento, poi il fenomeno delle finte partite – Iva, ed infine il classico lavoro nero, che rappresenta il tradizionale sistema per ridurre all’osso il costo del lavoro. Insomma, il mercato del lavoro in edilizia si è trasformato in pochi anni in un ipermercato delle braccia, dove a seconda del livello di riduzione di costi che si vuole raggiungere si sceglie la soluzione più adeguata, braccia a costi ribassati, in saldo o in liquidazione! La new entry è il lavoro a chiamata, fenomeno che in edilizia non è previsto se non per pochissime mansioni, su cui alcune nostre realtà territoriali ci hanno messo in allarme.”
Questo, prosegue, “è stato l’oggetto dello scambio proposto al sistema delle imprese dal Governo nessun investimento in cambio della libertà di eludere le regole e oggi il mercato è spezzato in due, da una parte il mercato protetto degli affidamenti su cui si concentrano le poche risorse disponibili, e dall’altra la giungla, dove a stabilire le regole è il massimo ribasso, la concorrenza sleale, l’illegalità.”
“Dopo aver ridotto nell’ultimo triennio del 34% le risorse per le opere – aggiunge – la recente manovra introduce un presunto allentamento del patto di stabilità, ma nella realtà il taglio dei trasferimenti agli enti locali di 10 miliardi comporterà ulteriori difficoltà di spesa che vuol dire una ennesima scure sul settore, con un ridimensionamento delle risorse per le infrastrutture e, soprattutto, il blocco di quelle migliaia di piccole opere immediatamente cantierabili dagli enti locali. Se pensiamo che quel taglio di 10 miliardi equivale né più né meno a quanto in edilizia si evade ed elude in un anno e che questa cifra corrisponde al 20%, secondo la Guardia di Finanza, dell’intera evasione del 2010, ovvero 50 miliardi, con una crescita rispetto all’anno precedente del 46%. Schiavella conclude auspicando che il Governo invece di mettere le mani in tasca ai cittadini, agli enti locali, alle imprese sane, colpisca i grandi patrimoni e l’illegalità diffusa” (LF)
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