Nel biennio di crisi economica 2009-2010 «più della metà Per l’Istituto sono circa 2 milioni nel 2010 gli italiani che hanno rinunciato a cercare lavoro. Di questi 1,5 milioni sono effettivamente “scoraggiati”, ovvero hanno deciso di smettere di cercare un impiego perché convinti di non poterlo trovare, mentre circa 500.000 sono ancora in attesa degli esiti di passate ricerche. Si tratta di una percentuale ai vertici della classifica dei Paesi Ue. Infatti “rispetto all’insieme dei Paesi dell’Unione, l’Italia registra un’incidenza più che doppia, sul totale delle non forze di lavoro (15-64 anni), degli inattivi scoraggiati”. La quota italiana è più che doppia rispetto a quella della Spagna e sei volte quella della Francia.
Parlando di giovani L’Istat scrive che “in Italia l’impatto della crisi sull’occupazione è stato pesante. Nel biennio 2009-2010 il numero di occupati è diminuito di 532 mila unità. I più colpiti sono stati i giovani tra i 15 e i 29 anni, fascia d’età in cui si registrano 501 mila occupati in meno. Inoltre nel 2010 sono poco oltre 2,1 milioni, (134 mila in più rispetto a un anno prima (+6,8%)), i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione. Si tratta del 22,1% degli under 30, percentuale in aumento rispetto al 20,5% del 2009. L’incremento riguarda soprattutto i giovani del Nord Est, gli uomini e i diplomati, ma anche gli stranieri.
Negativa anche la situazione delle donne. Sono circa 800 mila quelle licenziate o messe in condizione di doversi dimettere a causa di una gravidanza. Si tratta dell’8,7% delle madri che lavorano o che hanno lavorato in passato e la percentuale sale al 13,1% per le donne giovani nate dopo il 1973.
In generale, sottolinea l’Istat, il 15% delle donne smette di lavorare per la nascita di un figlio.
Parlando della situazione economica, secondo l’istituto, “la recessione, da un punto di vista puramente tecnico, è finita. L’Italia è uscita dalla fase recessiva dell’economia, grazie ad una ripresa che va avanti dall’aprile 2009. Tuttavia, dal punto di vista sociale si fanno sentire le conseguenze evidenti sul mondo del lavoro con un meccanismo di trasmissione a catena che investe le condizioni economiche e sociali delle famiglie. L’Italia, affermano, “ha colto la ripresa anche se in maniera lenta, ovvero meno veloce rispetto a quella degli altri Paesi”. (LF)
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