“Per combattere il lavoro nero, il caporalato e lo sfruttamento della manodopera servono politiche di riforma di ampia prospettiva e il coinvolgimento nella loro definizione di diversi attori sociali ed istituzionali, che consentano di affrontare il problema da una prospettiva che non sia circoscritta ad un solo settore di intervento”. È quanto si legge nella bozza del documento conclusivo messo a punta dalla commissione Lavoro della Camera al termine dell’indagine conoscitiva su alcuni fenomeni distorsivi del mercato del lavoro. Il documento dovrebbe essere messo ai voti la prossima settimana.
“L’attuazione di adeguate riforme di più ampio respiro di natura economica, fiscale e del mercato del lavoro – si legge – sembra rappresentare una condizione necessaria in vista di una efficace attività di contrasto al lavoro nero”. A questo proposito, la commissione sottolinea “come le più recenti innovazioni in materia di fattispecie contrattuali flessibili (cosiddetta legge Biagi) abbiano favorito l’emersione dei rapporti di lavoro, nonostante in talune situazioni, soprattutto in contesti fortemente precarizzati, si sia talora assistito ad un uso distorto di tali fattispecie, teso a celare rapporti sostanzialmente subordinati, in vista di un ridimensionamento dei costi del lavoro”.
Tra le proposte avanzate dalla commissione vi è la richiesta di rivedere le misure che regolano la manodopera straniera con l’obiettivo di semplificare il quadro normativo e quella di introdurre, di fronte ai casi più gravi di sfruttamento come quelli rappresentati dal caporalato, un reato penale specifico. La commissione evidenzia al contempo anche la necessità di rivedere le politiche fiscali che gravano sulle imprese in modo da rendere sempre più svantaggioso il ricorso al lavoro sommerso. (LF)