La pubblica amministrazione deve essere modernizzata ed è il momento di stabilire come. E' quanto emerso ieri nel corso del convegno dal titolo "Le iniziative di modernizzazione del lavoro nell'ambito del pubblico impiego: ruolo dei sindacati e integrazione con l'Europa", organizzato dal Formez in collaborazione con il dipartimento della Funzione pubblica.
L'appuntamento si è svolto in un clima particolare, dopo la rottura tra Governo e sindacati sul rinnovo dei contratti pubblici e la proclamazione dello sciopero generale per il primo giugno; ma l'attenzione, negli interventi dei rappresentanti dell'Esecutivo e dei sindacati, è stata rivolta soprattutto all'esigenza di trasformare il comparto. Su questo sono tutti d'accordo, ma ognuno ha fornito una ricetta diversa; per Antonio Naddeo, capo dipartimento della Funzione pubblica, l'amministrazione deve esercitare anche un potere gestionale, elaborare proposte sulle funzioni del personale e presentarle al tavolo di confronto con i sindacati. E' favorevole Giorgio Grasso, rappresentante della Cisl, che però ha lanciato un avvertimento: "occorre stabilire dov'è la differenza tra questo ruolo e quello amministrativo". In molti casi il freno per lo sviluppo, a suo giudizio, arriva proprio dai dirigenti: questi considerano non negoziabili i temi non espressamente previsti per legge mentre, secondo i sindacati, "bisogna trattare su tutto il possibile". Anche il coordinatore del dipartimento settori pubblici della Cgil, Michele Gentile, ha criticato la pubblica amministrazione, definendola "troppo autoreferenziale", e ha invitato la dirigenza a lavorare su obiettivi precisi considerando anche le richieste sociali. Non tutti si sono soffermati sulle mancanze del comparto: per Marco Biagiotti, rappresentante Uilpa, questo "non è un disastro generalizzato". Il problema sono tutti gli interventi dell'ultimo decennio: ci sono state troppe riforme, a suo parere, quindi adesso serve stabilità perché "è difficile migliorare un cantiere sempre aperto".
All'insegna della modernizzazione, le parti convergono inoltre sulla necessità di rivedere il sistema di valutazione. C'è la prassi di assegnare giudizi uniformi per evitare conflitti interni, ha spiegato Naddeo, ma questo svilisce il valore originario del salario di produttività e impone l'esigenza di un nuovo metodo, efficace e trasparente. Un suggerimento accolto direttamente dal ministro per le Riforme e l'innovazione nella pubblica amministrazione, Luigi Nicolais, che nel breve intervento ha assicurato: "Verrà valorizzato il ruolo dei dirigenti e i meccanismi di valutazione saranno resi più oggettivi".
Emanuele Di Nicola