Anche il solo potente motore rimasto alla crescita francese, i consumi, rischia di incepparsi.
Secondo gli ultimi dati dell’Insee, istituto centrale di statistiche, il morale delle famiglie, che tanto influenza le loro spese, è infatti al suo livello più basso degli ultimi 5 anni, minacciando così le prospettive di una rapida ripresa.
A influire negativamente sul morale dei francesi, già seriamente scosso a gennaio, vi è stato il nuovo aumento della disoccupazione, risalita al 9,1% della popolazione attiva, la chiusura di numerosi stabilimenti e il clima di incertezza legato all’Iraq.
Per il governo, si tratta di un’ennesima cattiva notizia sul fronte di un’economia che gira al rallentatore mentre il deficit pubblico si sta impennando. Il governo, che ieri ha ufficialmente riconosciuto che nel 2002 il disavanzo ha toccato il fatidico limite del 3% del pil, comunicherà alla fine del mese le sue nuove previsioni di crescita. Le attese sono già state ridimensionate da tutti gli economisti che puntano su un’espansione tra l’1 e l’1,5% del pil, contro il 2,5% inizialmente previsto dal governo.
Ancora ieri il primo ministro Jean-Pierre Raffarin ha rassicurato i francesi che non imporrà l’austerity per far quadrare i conti pubblici. “Sarà lo stato a fare economie” ha detto rimanendo però nel vago su come intenda far stringere la cinghia all’amministrazione pubblica. Non saranno dunque le famiglie francesi, cui sono stati promessi ulteriori tagli fiscali, a fare le spese dei conti in rosso, perchè, ha detto, “abbiamo bisogno di tutta la loro energia”. Solo il mese prossimo, cioè alla pubblicazione dei nuovi dati dell’Insee, si saprà se Raffarin e il suo governo sono riusciti a risollevare il morale dei francesi e a convincerli che i tempi migliori sono ormai in vista.
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