La Corte di appello di Potenza, accogliendo il ricorso della Fiom, ha ordinato alla Fiat di reintegrare nello stabilimento di Melfi (Potenza) i tre operai (due dei quali delegati proprio della Fiom) licenziati nell’estate del 2010 con l’accusa di aver bloccato un carrello durante uno sciopero interno. Un mese dopo il licenziamento dei tre operai, il giudice del lavoro giudicò antisindacale il comportamento dell’azienda e ordinò il loro reintegro. Il 14 luglio 2011, però, la sentenza fu ribaltata: un altro giudice accolse il ricorso della Fiat e i tre operai – Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli – furono licenziati. Oggi, subito dopo la sentenza, il legale della Fiom, Franco Focareta, ha detto che il verdetto conferma l’antisindacalità del comportamento della Fiat”.
Il segretario generale della Fiom, in una nota, esprime”la sua più profonda soddisfazione per la sentenza”. “Soprattutto – dice – alla luce dei gravi atti di discriminazione contro i nostri iscritti e i nostri delegati che si stanno verificando in tutti gli stabilimenti del Gruppo”. “Il licenziamento dei tre lavoratori di Melfi del luglio 2010 è stato – aggiunge – il primo gravissimo attacco al diritto di sciopero, alla dignità e alle libertà di chi lavora condotto nell’ambito del nuovo modello Marchionne.”
“Visto – conclude – l’uso strumentale e la denigrazione a mezzo stampa avanzata in questi mesi verso i tre lavoratori iscritti e delegati della Fiom, valuteremo insieme a loro se richiedere i danni morali.” (LF)