Sono usciti i primi risultati del progetto “La campagna dei diritti: salute e sicurezza nel settore agroalimentare”, realizzato dalla Uila-Uil in collaborazione con l’Ital-Uil e Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (DiMeila) dell’Inail. Una ricerca che ha consentito di verificare e documentare in modo oggettivo i vari fattori di rischio da sovraccarico biomeccanico nello svolgimento del lavoro dei braccianti, e cioè quando si piegano durante la potatura o la raccolta dei prodotti agricoli.
In pratica, aziende agricole virtuose e lavoratori si sono offerti di fare da “cavie” nella sperimentazione di nuovi metodi di misurazione sui problemi della muscolatura legati alle lavorazioni agricole. Quello del bracciante infatti è un lavoro di fatica, non solo per i pesi da trasportare, per la temperatura da sopportare (il sindacato ha in programma di misurare anche il parametro del calore nei prossimi mesi) ma anche per i movimenti ripetuti che stressano le articolazioni di gambe e braccia.
“Pensiamo, per esempio, al lavoro in un semenzaio – spiega a Il diario del lavoro Alice Mocci, segretaria nazionale con delega alla sicurezza della Uila che sta portando avanti il progetto – quando il lavoratore deve potare delle piccole piantine deve sporgersi in avanti con il braccio e con in mano piccole forbicine, tutto il corpo è in tensione perché la piantina è distante dal corpo: immagini lo stesso movimento ripetuto per centinaia di volte al giorno, tutto questo porta problemi di sovraccarico alla muscolatura”.
L’intenzione del sindacato è quindi misurare queste problematiche, traducendo il tutto in numeri o meglio dati, analizzabili e utilizzabili per proporre interventi mirati di prevenzione sulla salute e la sicurezza dei lavoratori. “Andiamo direttamente a risolvere il problema concreto per quel tipo di movimento in particolare – spiega Mocci – oppure per come è organizzata l’azienda sui turni per bilanciare il carico di lavoro tra i vari lavoratori. Realizziamo anche formazione alle aziende su quali modalità è preferibile puntare, sia per quanto riguarda i movimenti del lavoratore sia nel modificare l’ambiente stesso di lavoro.”
Il mondo delle imprese ha inizialmente guardato con diffidenza il lavoro di ricerca portato avanti dal sindacato: “all’inizio le aziende erano scettiche – precisa la sindacalista– ma dopo hanno compreso che in questo modo si migliora anche la qualità del lavoro e quindi l’efficienza della produzione. Inoltre le imprese sono seguite da esperti ricercatori e da una istituzione come l’Inail”. Infatti le aziende del settore potranno attivare questi interventi anche con il supporto degli Enti istituzionali, il che si rivela un vantaggio anche per lo stesso Inail, che riesce ad attivarsi in un modo più mirato e quindi efficace.
Grazie a una metodologia di indagine scientifica innovativa e con l’ausilio di strumentazioni d’avanguardia, il sindacato ha di fatto reso possibile quantificare e misurare gli sforzi e la fatica dei braccianti, abbattendo in questo modo i rischi di malattia e infortuni. In ultimo, il lavoro affrontato dalla Uila sulla formazione dei lavoratori, aziende e istituzioni su come affrontare questi rischi, proponendo soluzioni concrete per prevenire incidenti. “Non parliamo di sicurezza sul lavoro tanto per parlare – conclude Mocci – osserviamo i problemi e troviamo soluzioni specifiche, nella consapevolezza che la strada della formazione di lavoratori e aziende unita alla ricerca sul campo sia quella corretta”.
Emanuele Ghiani