Spesso, degli artisti, si dice che “vivono tra le nuvole”, senza concretezza. Laura Curino rappresenta l’evidenza di quanto gli stereotipi siano falsi.
Anche in “Homo faber. Storie di vita e di lavoro”, spettacolo andato in scena, per un’unica serata, martedì, al Chiostro del Piccolo Teatro Grassi a Milano, si è misurato con un tema terribilmente concreto e problematico.
L’occasione è “Fondata sul lavoro”, manifestazione organizzata dall’assessorato alle Politiche per il lavoro, Sviluppo economico, Università e Ricerca del Comune di Milano e dal quotidiano online “Il Diario del lavoro” sulle tematiche del mondo dell’occupazione e dell’economia.
Gli ideatori non hanno scelto a caso lo spettacolo da affiancare al convegno. Come ben sa chi conosce Laura Curino, molti allestimenti dell’autrice-attrice torinese raccontano l’operosità umana, la fabbrica, il sogno d’impresa: da “Olivetti” al recente “Mani grandi senza fine, nascita e ascesa del design a Milano” si snoda il filo rosso che guida il racconto della narratrice.
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