Ieri, presso il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sono stati sottoscritti, fra il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba e gli assessori regionali alla formazione, i protocolli di intesa con cui si dà l’avvio alla sperimentazione del Sistema Duale, ossia l’alternanza scuola-lavoro, per la quale sono stati stanziati ulteriori 87 milioni di euro (per il 2015 e il 2016), in aggiunta ai 189 milioni già previsti.
La “via italiana al Sistema Duale”, secondo il ministero, sarebbe “una misura volta a promuovere, in maniera innovativa, la formazione dei giovani e a favorire la transizione dal mondo della scuola a quello del lavoro partendo dalla alternanza scuola-lavoro”. “Si tratta di uno degli strumenti attuativi del Jobs Act, attraverso il quale il Governo vuole favorire la occupabilità dei giovani e la possibilità di conseguire un titolo di studio anche attraverso un contratto di apprendistato –spiega Luigi Bobba, aggiungendo – La sottoscrizione di questi protocolli con gli Assessori regionali dà il via alla sperimentazione che è frutto di una intensa e proficua collaborazione con tutti i soggetti coinvolti: Regioni, enti di formazione e parti sociali.
“La sperimentazione del Sistema Duale – aggiunge il comunicato del ministero del Lavoro – consentirà in un biennio a circa 60 mila giovani di poter conseguire i titoli di studio con percorsi formativi che prevedono, attraverso modalità diverse, una effettiva alternanza scuola-lavoro. Per una parte dei giovani studenti l’apprendimento in impresa avverrà tramite un contratto di apprendistato di primo livello, mentre per l’altra parte avverrà attraverso l’introduzione dell’alternanza ‘rafforzata’ di 400 ore annue a partire dal secondo anno del percorso di istruzione e formazione professionale”.
Mediante la nuova normativa, si potranno: “conseguire gli stessi titoli di studio acquisibili nei percorsi ordinari a tempo pieno: qualifica e diploma professionali, diploma di istruzione secondaria superiore, titoli di laurea triennale o magistrale, master e dottorato”. La normativa prevede inoltre, per l’apprendistato formativo, un “azzeramento della retribuzione per la formazione in aula, una diminuzione della remunerazione degli apprendisti al 10% della retribuzione per la formazione svolta in azienda, l’abolizione del contributo previsto a carico dei datori di lavoro in caso di licenziamento dell’apprendista, lo sgravio dal pagamento dei contributi per l’ASPI rivolto alle imprese artigiane, la cancellazione della contribuzione dello 0.30% per la formazione continua e, infine, viene dimezzata l’aliquota di contribuzione del 10% portandola al 5% per le imprese con più di nove dipendenti”.
Ma per il sindacato, la realtà è molto diversa: “Quella che nelle intenzioni del Ministero del Lavoro dovrebbe essere una ‘via italiana’ al modello duale per l’istruzione e la formazione professionale – ha dichiarato Gianna Fracassi, segretario confederale della Cgil -,rischia di diventare una ‘via bassa’ all’apprendimento basato sul lavoro, che porterà alla dequalificazione dei percorsi a cui si rivolgeranno, da un lato un’utenza svantaggiata e dall’altro imprese attirate dai vantaggi economici, la cui capacità formativa non sarà verificata. Il tutto in assenza del fondamentale coinvolgimento delle parti sociali”.
Per Fracassi “parte una via bassa all’apprendimento basato sul lavoro, che costituisce un canale formativo, alternativo e separato da quello scolastico, finalizzato al conseguimento di un certificato professionale che, tra l’altro, non permette neppure l’accesso all’università”. “Inoltre – continua – non ci si preoccupa di verificare e certificare l’effettiva capacità formativa delle aziende coinvolte, e invece si affida ad esse almeno metà del curricolo”.
A giudizio della segretaria confederale della Cgil “non si combatte così l’abbandono scolastico: infatti a queste condizioni non è difficile prevedere la dequalificazione di percorsi in cui si concentrerà un’utenza svantaggiata e a cui si rivolgeranno imprese soprattutto attirate dai vantaggi economici quali decontribuzione, incentivi, consistente riduzione della retribuzione”.
Fracassi aggiunge che “la sperimentazione ignora le forme più qualificate di apprendimento duale introdotte nel nostro paese dagli accordi sindacali finalizzati al raggiungimento del diploma di istruzione, al reinserimento in percorsi di istruzione degli abbandoni scolastici e realizzati con imprese dotate di effettiva capacità formativa (tutor aziendali competenti, spazi e laboratori adatti per l’attività formativa)”.
“Le risorse previste per la sperimentazione sono distribuite in modo tale da non sanare i divari territoriali, ma da amplificarli”, sottolinea la dirigente sindaacle, che in conclusione evidenzia “la mancanza di un coinvolgimento attivo delle parti sociali, considerato determinante in tutti i paesi dove l’apprendimento duale è serio e qualificato perché indispensabile per promuovere e supportare la capacità formativa dei contesti lavorativi”.