Ricorre oggi il quarantacinquesimo anniversario dell’uccisione di Guido Rossa per mano delle Brigate Rosse e, come ogni 24 gennaio, il tragico evento viene commemorato nello stabilimento ex Italsider di Genova Cornigliano.
Molte le autorità presenti alla commemorazione, tra cui Igor Magni, segretario generale della Camera del Lavoro di Genova, Donatella Alfonso, Consigliera comunale Comune di Genova, Gianfranco Pagliarulo, presidente ANPI Nazionale, il governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti, e i rappresentanti sindacali di Cisl Liguria, Paola Bavoso, e Uil Liguria, Mario Ghini. A chiudere l’incontro il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil nazionale.
Dopo la commemorazione nel sito dell’ex Ilva, i partecipanti si sono recati presso il monumento dedicato a Guido Rossa davanti alla sede della Camera del Lavoro di Genova per una breve cerimonia.
Il 24 gennaio 1979, otto mesi e mezzo dopo l’assassinio di Aldo Moro, le Brigate Rosse uccidono a Genova Guido Rossa. Iscritto al Pci e delegato sindacale della Fiom Cgil, componente del Consiglio di fabbrica dell’Italsider dal 1970, esperto alpinista, fotografo, pittore e scultore, fu freddato per aver denunciato Francesco Berardi, un brigatista infiltrato in fabbrica.
Il 25 ottobre 1978, dopo aver scoperto circolare nello stabilimento degli opuscoli delle Brigate Rosse e averli portati presso il Consiglio di fabbrica, la risoluzione a deporre presso il più vicino comando delle forze dell’ordine è immediata. Rilevante ai fini della denuncia fu l’aver intercettato la presenza sospetta di Francesco Berardi, “che presentava un rigonfiamento sotto la camicia che indossava, con sopra la giacca, come se avesse un pacco di opuscoli più o meno della stessa misura di quello rinvenuto nell’officina” in tutti i luoghi in cui gli opuscoli vennero rinvenuti. “Appena sono uscito […] dalla porta del Cdf, sul davanzale, abbiamo rinvenuto un opuscolo dello stesso tipo di quello descritto. Il Berardi, in quel momento, si trovava a circa 20 metri. (…) Non ho altro da aggiungere”.
In attesa insieme ad altri operai e delegati che l’appuntato terminasse di raccogliere la denuncia, Rossa fu l’unico a firmarla, confermando la deposizione durante il processo iniziato il 30 ottobre dello stesso anno. Ecco la cronaca dell’uccisione riportata dal quotidiano L’Unità il giorno successivo all’uccisione: “Le ‘iene’ lo hanno atteso vicino a casa, gli hanno spirato alle spalle. Rossa è uscito di casa alle 6.40. Come tutte le mattine. (…) I killer lo hanno sorpreso mentre, già sull’auto, si stava spostando verso il volante. Sei colpi attraverso il finestrino, mentre volgeva la schiena. Non ha avuto neppure il tempo di vedere in faccia i suoi assassini. Nessuno per quasi un’ora si è accorto della sua morte. Rossa è rimasto accasciato in auto fino alle 7.30 quando due netturbini, passando per via Fracchia, hanno scorto il suo corpo crivellato. Molti, in quelle prime ore del mattino, avevano attraversato quella strada stretta senza notare nulla, senza capire che quell’auto col vetro laterale infranto racchiudeva il cadavere di un uomo”.
Il mondo del lavoro reagì con grande forza a questa barbara uccisione, con scioperi, cortei e assemblee in tutta Italia. Il 27 gennaio 1979 furono celebrati i funerali di Stato in piazza De Ferrari, cui prese parte anche il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che volle incontrare i camalli del porto, per lo più simpatizzanti delle Brigate Rosse. ‘Non sono qui come presidente, sono qui come Sandro Pertini, vecchio partigiano e cittadino di questa Repubblica democratica e antifascista – riportò Antonio Ghirelli, ex portavoce del Quirinale -. Io le Brigate rosse le ho conosciute tanti anni fa, ma ho conosciuto quelle vere che combattevano i nazisti, non questi miserabili che sparano contro gli operai […] Questa democrazia, anche se qualcuno non è soddisfatto (nulla è perfetto a questo mondo), è una nostra conquista, una conquista della Resistenza e mi conforta che la classe lavoratrice lo abbia compreso”.
Una commemorazione, quella odierna, particolarmente sentita anche alla luce della grave crisi che l’ex Ilva sta attraversando in questo momento. “Il ricordo di Rossa è sempre attuale, ha portato avanti con una grande azione di coraggio le sue idee, pagando con la vita, ma era un lavoratore di questo stabilimento e questo non è da dimenticare. Questo stabilimento ha un messaggio di crisi ma anche di potenziali soluzioni e non è un caso che le due cose siano collegate in questo modo”, ha dichiarato il sindaco di Genova Marco Bucci, a margine della commemorazione.
e.m.