“Ora basta, bisogna dare tutto e subito a chi ha avuto di meno. Rifinanziare immediatamente gli ammortizzatori sociali dell’artigianato non a parole ma a fatti”.
Si chiude così la lettera aperta inviata da Cgil, Cisl e Uil Artigianato Lombardia al governo, al ministero del Lavoro e alle istituzioni competenti. I sindacati protestano per i ritardi nell’erogazione della cassa integrazione.
“La Corte dei Conti pare abbia ‘liberato’ le risorse per la cassa integrazione dei lavoratori artigiani: per quali periodi? Il mese di maggio, giugno, forse?”, si legge nella lettera. “Siamo praticamente ad ottobre: la situazione è intollerabile, fra pochi giorni 5 mesi di arretrati, che potrebbero essere 4, oppure 3, se risultassero fondate le indiscrezioni di stampa, comunque, anche nel migliore dei casi, una situazione francamente inaccettabile”, affermano i sindacati. “Cosa possono fare un lavoratore artigiano una lavoratrice artigiana? Indebitarsi per vivere o vivere d`aria? Inscenare proteste disperate come disperata è la loro condizione materiale?”, prosegue la lettera.
“E` indecoroso e indegno che non si trasferiscano immediatamente tutte le risorse che sono state individuate per garantire la copertura degli ammortizzatori sociali – dicono i sindacati – Il Fondo Solidarietà Bilaterale dell`Artigianato è da tempo nelle condizioni di bonificare, ad ogni singolo lavoratore, tutte le competenze maturate sino a luglio ma le sue casse sono vuote, dai primi mesi della pandemia, quando ha provveduto a liquidare con tempestività tutto quel che aveva, oltre 250 milioni di euro, per far fronte alla fase iniziale dell`emergenza: da allora il vuoto delle casse e le difficoltà (prima) e l`impossibilità (ora) a far fronte agli impegni di pagamento nei confronti dei lavoratori sospesi, nonostante i decreti governativi abbiano individuato le risorse economiche necessarie”.
“Le lavoratrici ed i lavoratori artigiani – conclude la lettera – chiedono con forza, per nostro tramite, di essere considerati, di uscire dall`invisibilità di una condizione di marginalità sociale determinata non tanto dai numeri (160.778 addetti in attesa dei pagamenti) ma dalla insensibilità verso le condizioni materiali delle loro esistenze personali e familiari”.
E.G.


























