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Home - Relazioni sindacali al tempo della crisi - Assicurazioni, la desuetudine al cambiamento

Assicurazioni, la desuetudine al cambiamento

9 Settembre 2011
in Relazioni sindacali al tempo della crisi

Relazioni sindacali tranquille, anche troppo. Tanto è vero che i sindacati non sono abituati ai cambiamenti, alle innovazioni e rispondono abbastanza negativamente quando si presenta la necessità di cambiare qualcosa. E’ questa la situazione del settore delle assicurazioni. Riccardo Verità, responsabile delle relazioni sindacali di Ania, l’associazione del settore, esprime comunque un giudizio positivo e porta a testimonianza delle sue parole l’ottimo andamento della bilateralità.

Verità, come sono le relazioni sindacali nel settore delle assicurazioni?
Positive. Siamo aiutati dal fatto di avere aperto un solo tavolo con i sindacati, anche se le organizzazioni con le quali trattiamo il rinnovo del contratto di lavoro degli impiegati sono cinque. Lamentiamo nei nostri interlocutori una certa lentezza nell’innovazione, una tendenza a mantenere le vecchie strutture a non modificarle, nonostante il mondo cambi attorno a noi.

Non avete risposte adeguate alle vostre proposte?
Diciamo che le resistenze sono consistenti. Il fatto che il nostro contratto nazionale sia scaduto alla fine del 2009 e le trattative non siano ancora state chiuse dimostra che qualcosa non funziona. Dovevamo ricevere la piattaforma rivendicativa prima della scadenza dei contratti, è arrivata sei mesi dopo.

Perché queste resistenze?
Il nostro è certamente un settore un po’ troppo protetto. Non è un caso che nel nostro settore non sia mai stata applicata la legge 223 per i licenziamenti collettivi. Anche nelle circostanze più critiche abbiamo sempre trovato un accordo. Un situazione di assoluta tranquillità, un’assenza di traumi, che però ha creato una sorta di cristallizzazione, per cui ottenere qualche cambiamento è sempre difficile.

Una situazione invidiabile.
Può essere considerata anche così, ma a volte non lo è. Consideri pure che il nostro contratto nazionale si applica al personale delle direzioni delle compagnie e non alla rete distributiva che è regolata da un altro contratto. Nel nostro settore non esistono turni di lavoro né lavoro notturno. In forza di queste caratteristiche insieme ad altri aspetti positivi contenuti nel nostro contratto nazionale il turnover annuale è inferiore all’1%, praticamente nullo. Tuttavia quando vengono richieste modifiche anche non particolarmente significative, le resistenze sono sempre molto forti.

La relativa tranquillità agisce negativamente sulla voglia di cambiare?
Non c’è abitudine al cambiamento, le situazioni si cristallizzano, è evidente che ciò non è positivo in quanto l’evolversi del mercato e del mondo che ci circonda rende necessario, per migliorare il livello di efficienza, un continuo cambiamento dei modelli esistenti. Per esempio nell’ambito del rinnovo del contratto nazionale le Imprese hanno posto il problema, derivante da specifiche e comprovate esigenze del mercato, di una diversa distribuzione dell’orario di lavoro per rendere lavorativo anche il venerdì pomeriggio. La nostra proposta prevede, nei soli settori strategici delle aziende, una copertura adeguata. La risposta è stata totalmente negativa.

Ma voi avete un buon rapporto con i sindacati?
Nonostante le considerazioni espresse, il rapporto complessivamente resta positivo. Lo dimostra il buon funzionamento di enti e fondi bilaterali, il Fondo Banche e Assicurazioni per la formazione finanziata, il Fondo Lca a sostegno dei lavoratori delle imprese poste in liquidazione coatta amministrativa, il costituendo Fondo di Solidarietà del settore recentemente istituito con decreto ministeriale, nonchè la Commissione nazionale per le pari opportunità.

Lei dice che le trattative contrattuali durano troppo. Ma per quali cause?
La lentezza delle trattative è collegata: in primo luogo ad una piattaforma sindacale che include alcune richieste economiche assolutamente inaccettabili per le compagnie, in secondo luogo alle resistenze ad alcuni cambiamenti richiesti dalle imprese (oltre alla questione dell’orario di lavoro già citata possiamo ricordare la richiesta di riduzione dei permessi sindacali e dei relativi costi ed una riorganizzazione del lavoro nei call center). Certamente poi l’elevato numero dei membri della delegazione sindacale non aiuta a snellire i processi decisionali.

Il sopraggiungere della crisi non ha creato anche nella parte sindacale un soprassalto di realismo? La loro sensibilità non è cresciuta?
Purtroppo non vedo un cambiamento nitido. Il presidente della nostra delegazione, Aldo Minucci, in apertura di negoziato ha posto l’accento sulla difficile congiuntura che anche il settore assicurativo sta attraversando. Proprio considerando le evidenti difficoltà ha ipotizzato un contratto essenzialmente orientato da una parte a interventi economici essenzialmente collegati agli adeguamenti inflattivi, dall’altra al mantenimento della occupazione e al consolidamento di ammortizzatori sociali di settore. i sindacati non si sono trovati d’accordo su questa impostazione e, affermando che il settore resta ancora ricco, hanno ribadito le loro richieste.

Col risultato di portare avanti con lentezza le trattative.
Nel mese di luglio si è presentata l’occasione per chiudere la trattativa, con un aumento retributivo contenuto a fronte di concessioni marginali da parte sindacale. Ma il tentativo non ha ottenuto risultati.

E adesso che riprende il negoziato?
E’ tutto più difficile, dopo l’agosto “nero” appena trascorso, la situazione complessiva è notevolmente peggiorata.

Con la Cgil avete problemi?
Direi di no, anche se al suo interno convivono diverse posizione anche molto rigide. Ma noi nel nostro settore a livello nazionale non abbiamo mai siglato accordi separati.

Il tasso di sindacalizzazione è alto nelle assicurazioni?
Sì, arriviamo quasi al 50%.

Questo vi crea problemi?
No, riusciamo comunque a gestire la situazione.

Le disposizioni contenute nell’articolo 8 del decreto legge sulla manovra possono portare delle difficoltà?
Ci sembra che le eventuali deroghe non dovrebbero rappresentare un problema.
L’articolo 2 dello statuto dell’ANIA già prevede che una compagnia possa non applicare il contratto nazionale e negoziare invece, con l’assistenza della associazione, un contratto aziendale di lavoro.

E ci sono aziende che lo fanno?
Sì, alcune aziende con particolari caratteristiche applicano un contratto collettivo aziendale in sostituzione del contratto nazionale.

State per rinnovare anche il contratto dei dirigenti?
Sì, è stata recentemente presentata la piattaforma sindacale. Il negoziato partirà probabilmente a breve.

Un negoziato difficile?
No, da una prima analisi non sembrano evidenziarsi particolari criticità.

Massimo Mascini

 

Tags: Assicurazioni
redazione

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