Rivedere subito le norme sul lavoro; le proposte ci sono e chi avrà l’onere di governare non potrà non tenerne conto, pena l’inarrestabile deriva sociale ed economica del Paese. E’ questa la posizione dell´Associazione Comma2 Lavoro è dignità che riunisce avvocati del lavoro, professori universitari, magistrati in pensione, sindacalisti, cittadini, con l’obiettivo di ripensare le tutele nel mondo del lavoro che la recente legislazione, secondo l’associazione – jobs act in testa, ma non solo – ha progressivamente confuso e depauperato.
“La creazione di nuova occupazione . sottolinea l’associazione – deve essere il primo impegno.” Ma l´occupazione deve essere stabile e di qualità, si é sottolineato nel corso di un convegno dell´Associazione a Milano, presieduto dall’avvocato Mario Fezzi e dal presidente di Comma2, avvocato Alberto Piccinini, in cui economisti, giuslavoristi, giornalisti, hanno fatto il punto sull’attuale situazione del lavoro in Italia e lanciato alcune proposte per rimettere in moto il Paese.
Tra queste la riduzione libera e volontaria dell´orario di lavoro, senza alcuna perdita del potere di acquisto dei lavoratori e senza ulteriori costi per l’impresa, anche partendo dall´esperienza tedesca, sia pur con migliorativi e perfezionamenti. Si potrebbero utilizzare meccanismi già presenti nel nostro ordinamento, come i contratti di solidarietà espansiva, legandoli a forme di welfare aziendale attraverso la corresponsione di beni e servizi. Con la riduzione delle giornate lavorative settimanali da 6 a 5 o da 5 a 4 – si fa notare – si può calcolare che nel giro di poco tempo sarebbe possibile assumere due milioni di lavoratori. “E, tra l’altro, le imprese avrebbero certamente l’interesse ad un “ringiovanimento” della propria forza lavoro”, sottolinea Piergiovanni Alleva, avvocato e docente universitario.
Nel corso dei lavori l’economista Marta Fana, ricercatrice che ora lavora a Parigi, ha sottolineato l´urgenza di un argine alle esternalizzazioni dei cicli produttivi, che hanno portato il nostro Paese a diventare importatore non solo di materie prime ma anche di tecnologie e know how. Una deriva questa che va fermata, circoscrivendo il fenomeno che è diffuso anche nel settore pubblico.
Rita Sanlorenzo, già giudice del lavoro, ha rimarcato la necessità di tornare ad investire nel sistema processuale dedicato esclusivamente alle cause di lavoro, con la consapevolezza che lavoratore e datore di lavoro, anche in sede processuale, non sono uguali.
Un lavoro stabile e con più tutele è il vero volano dell´economia. Lo ha ricordato anche la presidente uscente della Camera, Laura Boldrini, presente all´incontro – non senza creare qualche scompiglio tra gli intervenuti, visto il non affiancamento ad alcun partito dell´Associazione – rilanciando le critiche al jobs act a partire dal fatto che questo abbia creato nuova precarietà. Per Boldrini il lavoro “è essenzialmente un problema di dignità e la dignità delle persone è oggi messa in discussione. Così facendo, l´Italia ha imboccato una strada senza uscita. È quindi necessaria una analisi più obbiettiva sulle cose che non hanno funzionato”.
A confermare che le nuove regole del lavoro non hanno creato nuova occupazione, specie di qualità, è stato l´economista Maurizio Franzini, che ha ricordato come “gli occupati, ma con un aumento di quelli precari, è rimasto praticamente immutato tra gli anni 2007 – 2017 ed è dimostrato che il lavoro debole (instabile e senza tutele) non fa crescere l´economia.” Dopo gli interventi del giornalista Andrea Di Stefano, il quale ha rimarcato come la politica si debba riappropriare del suo ruolo, anche in economia, e di Gad Lerner, per il quale l’odierna situazione crea assenza di solidarietà in un clima culturale nuovo e preoccupante, Vincenzo Martino, avvocato, tra i soci fondatori di Comma2, ha affermato che “i diritti non solo vanno riacquisiti, ma vanno anche resi effettivi. Lo scopo dell´art. 18 non era solo quello di sanzionare licenziamenti ingiusti, ma anche quello di rendere meno precario il lavoro e di ridurre i condizionamenti e timori dei lavoratori; licenziamenti che oggi sembrano essere diventati un diritto per l’impresa”. “E senza che l´impresa sia obbligata a giustificare le ragioni della precarietà”, hanno aggiunto gli avvocati Pier Luigi Panici e Elena Poli, ricordando come tra pochi mesi la Corte Costituzionale dovrà affrontare la denunciata incostituzionalità di alcune norme del jobs act.
Piergiovanni Alleva ha concluso il convegno sottolineando come il lavoro “non può e non deve essere visto solo come modalità di percezione di un reddito, ma anche come realizzazione della personalità. Un visione umanistica che ora si scontra con una contrapposta visione – tutta ideologica – anti umanistica, legata a continui abusi”.