“Viviamo una fase di squilibrio generazionale. Ai pochi nati corrispondono un numero crescente di persone sempre più anziane. Ma come sindacato dobbiamo riportare il baricentro della rappresentanza su chi avrà in mano il futuro”. Con queste parole è intervenuta la segretaria generale della Cisl scuola, Ivana Barbacci, nel corso del convegno “Il lavoro che verrà: scuole, università e imprese. Dialogo tra innovazione scientifica e riflessione umanistica”, che si è tenuto presso la Pontificia Università della Santa Croce. A margine dell’evento abbiamo fatto il punto con la leader sindacale cislina anche su manovra e Pnrr.
Segretaria Barbacci guardando al rapporto tra istruzione e mondo del lavoro da dove bisogna partire per fronteggiare le sfide future?
La formazione è un grande strumento per non subire i rapidi cambiamenti del mercato del lavoro e affrontare il futuro. Questo vale per i giovani ma anche per chi è già nel mercato del lavoro. Il mondo della formazione non può affrontare scenari nuovi con strumenti vecchi e superati. Il digitale e le nuove tecnologia sono sicuramente la frontiera, ma dobbiamo farli nostre se non vogliamo che determinino in peggio le condizione di lavoro e di vita delle persone.
Manca un anno alla fine del Pnrr. È stata, secondo lei, un’opportunità colta appieno?
Il Pnrr è stata un’occasione storica e irripetibile per il nostro paese che non è stata sfruttata appieno. Abbiamo ancora per l’ultimo anno a disposizione 19 miliardi per la missione quattro, che è quella che riguarda l’università e l’istruzione, risorse che equivalgono a una finanziaria e dobbiamo sfruttarli al meglio.
Perché?
Perché ha prevalso la dimensione procedurale, per far vedere all’Europa che eravamo capaci a rispettare i tempi, e l’aspetto quantitativo su quello qualitativo. Sono stati avviati progettualmente molti interventi che però rischiano di non entrare nel merito profondo delle questioni e di avviare processi nuovi. Non si è investito molto nelle infrastrutture, nell’edilizia scolastica, negli ambienti educativi, insomma in qualcosa di solido e stabile da lasciare per il futuro. Ma le risorse non sono state messe a terra nel giusto modo per aggredire in modo strutturale anche altre problematiche come il disagio giovanile e la dispersione scolastica.
Come giudica gli interventi per il mondo dell’istruzione presenti nella manovra?
C’è una carenza importante e preoccupante di interesse e di impegno nei confronti del sistema dell’istruzione. Gli articoli presenti nel testo bollinato riguardano, principalmente, una revisione dell’architettura degli organici. Manca un’idea di investimento di prospettiva. Così come ci saremo aspettati misure di sostegno al reddito, mettendo risorse per il prossimo rinnovo contrattuale per il triennio 2025-2027.
La mancata valorizzazione del sistema scolastico e dell’istruzione è una tema che ha sottolineato anche in occasione del congresso confederale della Cisl a luglio.
L’ho detto perché la premier rivendicava i successi dei suoi mille giorni di governo ma la scuola era la grande assente. Crediamo che serva un intervento organico di valorizzazione dell’intero sistema scolastico e non singole azioni sporadiche che si perdono e non hanno alcun effetto.
Anche per questo sarete in piazza il prossimo 13 dicembre?
Saremo in piazza con la Cisl il prossimo 13 dicembre per migliorare la manovra, ma già mercoledì prossimo ci ritroveremo con tutte le sigle che una settimana fa hanno firmato il rinnovo del contratto della scuola per rivendicare aggiustamenti alla finanziaria.
Quello della scuola, così come tutti i contratti del pubblico, non hanno visto unita la compagine sindacale al momento della firma. Secondo lei questo è motivo di indebolimento dell’azione sindacale?
Premesso che l’unità sindacale è sempre un valore, pensiamo che i salari e le condizioni dei lavoratori si rafforzano firmando i contratti e non astenendosi dal farlo. Per questo noi percorreremo sempre la strada del confronto e della contrattazione.
Tommaso Nutarelli


























