L’Italia è tra i sette paesi dell’area euro – assieme a Irlanda, Grecia, Spagna, Cipro, Portogallo e Slovenia – che “spiccano per aver registrato aumenti del tasso di disoccupazione particolarmente cospicui e persistenti dall’inizio della crisi”. Lo afferma la Banca centrale europea nel suo ultimo bollettino mensile, rilevando che anche i tassi di avviamento al lavoro “hanno registrato consistenti diminuzioni”.
Questo gruppo, il più duramente colpito dalle tensioni sui mercati finanziari, viene indicato come “economie sottoposte a tensioni” in una analisi sull’impatto della crisi sui mercati del lavoro. E “anche i tassi di avviamento al lavoro per Italia, Portogallo e Slovacchia hanno registrato consistenti diminuzioni”, dice ancora la Bce.
Sul fronte della crescita economica dell’area euro, la Bce avverte: “si sta indebolendo. E pur continuando ad attendere una “modesta ripresa”, l’istituzione avverte che guardando al 2015 “occorre seguire con attenzione i fattori e le ipotesi principali” su cui si basano queste aspettative. Un segnale abbastanza chiaro – che ricalca le parole usate la scorsa settimana dal presidente Mario Draghi al termine del consiglio direttivo in trasferta a Napoli – del fatto che ormai l’istituzione monetaria è meno certa delle sue previsioni, che a fine anno potrebbero quindi essere oggetto di revisioni al ribasso.
Per quanto concerne l’analisi economica, “i dati delle indagini congiunturali disponibili fino a settembre confermano l’indebolimento della dinamica di crescita, pur rimanendo coerenti con una modesta espansione economica nella seconda metà dell’anno”. Prevalgono i rischi di peggioramento.
La Banca centrale europea ripete ancora una volta che il direttorio è determinato “all’unanimità” ad ricorrere ad altre misure straordinarie, se fosse “necessario far fronte a rischi connessi con un periodo di bassa inflazione eccessivamente prolungato”. Nel suo ultimo bollettino mensile, l’istituzione tuttavia ribadisce anche che ritiene che quanto già fatto dovrebbe garantire che le attese di inflazione generali – fattore chiave nella sua analisi – restino ancorare ai suoi obiettivi.
La Bce punta ad avere l’inflazione inferiore ma vicina al 2 per cento, laddove attualmente nell’area euro si attesta attorno allo 0,3 per cento.