Nulla sarà come prima, ora che è morto Silvio Berlusconi. Ma non è detto che sarà meglio, malgrado l’uomo abbia cambiato l’Italia in peggio. Non sarà meglio, forse, perché i suoi eredi sono peggio di lui, da Giorgia Meloni e Matteo Salvini, a tutto il resto di quel che è la destra italiana.
Berlusconi in fondo in fondo – ma proprio in fondo – aveva un’idea della democrazia, era addirittura disposto a mediare con gli avversari, a volte anche a fare un passo indietro. Questi nuovi che oggi stanno al potere, no. Loro intendono andare avanti per la loro strada senza guardare in faccia nessuno, in Italia e in Europa. Berlusconi non era esattamente come loro, quantomeno non aveva il fascismo nel sangue per quanto fosse comunque piuttosto dispotico e autoritario.
Ora, non vorrei generare un equivoco, ovvero rimpiangere Berlusconi. Nei suoi quasi vent’anni di potere – potere che esercitava anche quando non lo possedeva formalmente – ha tentato di trasformare l’Italia nella cosiddetta Repubblica delle banane, dove al potere c’è uno solo, cioè lui, che fa il bello e il cattivo tempo. Non c’è riuscito totalmente per fortuna, anche grazie a una sinistra e a un sindacato che nei primi anni Duemila ha trovato la forza di opporsi, basta ricordare i tre milioni di persone al Circo Massimo con Sergio Cofferati. Insomma gli anticorpi della nostra democrazia si sono messi in moto e in parte hanno anche funzionato. Tanto che alla fine il partito dell’ex Cavaliere è calato vistosamente, cedendo i suoi voti e la sua classe dirigente ai Fratelli della Meloni e in parte a Salvini.
Ora poi che è scomparso dalla scena è molto probabile che Forza Italia si sfalderà completamente, difficile pensare a un suo vero successore, tantomeno ad Antonio Tajani. E quei voti che finiranno quasi tutti a destra, la destra vera perché quella di Berlusconi era una mezza destra, un pochino anche centro. Questa prospettiva non è affatto buona per il Paese, che avrebbe bisogno di una lotta politica dura ma civile. Così purtroppo non sarà, nonostante Berlusconi abbia provato in tutti i modi a ridurre il Paese a una lotta senza quartiere contro i “comunisti”, che peraltro erano già scomparsi da un pezzo. Però muore sconfitto dalla malattia, mentre sarebbe stato molto più giusto che venisse sconfitto politicamente dalla sinistra. La quale invece troppo ha introiettato del berlusconismo, diventando in piccola parte berlusconiana anch’essa. Per chiudere ricorro alla copertina del “manifesto”: quando morì Bettino Craxi, il titolo diceva “Non lo rimpiangeremo”. Il rischio oggi è che ci toccherà rimpiangere Berlusconi, pensate come siamo ridotti. D’altra parte, al peggio non c’è mai fine.
Riccardo Barenghi