“La rivoluzione tecnologica in atto va governata.” E’ questo il messaggio-chiave lanciato oggi dal segretario della Cgil, Susanna Camusso, intervenuta ai lavori della seconda edizione del Jobless Society Forum 2017 organizzato a Milano dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.
“Ci sono gli affascinati dall’innovazione tecnologica che in nome di quel fascino accolgono qualsiasi cosa e chi invece la respinge e basta. Il nostro approccio dovrebbe essere: governiamo la tecnologia. Per questo c’è la politica, che però è mancata in questa fase di trasformazione e valorizzazione del lavoro”, ha affermato Camusso.
“Il sistema 4.0 – ha poi aggiunto – finora è stato di incentivi. Meglio di altri, perché ha favorito investimenti e processi di innovazione, però non è stato certo un elemento di governo del cambiamento. La cosa che si sottovaluta è che se si individua l’insieme di tecnologie che contemporaneamente stanno operando e che determinano un’effettiva rivoluzione forse la politica dovrebbe domandarsi quale progetto sociale ha, quale sistema di welfare ha, come evita che diventi una modalità di polarizzazione, come interviene sulla formazione. Dovrebbe cioè esercitare una linea di proposta e di progetto che mi pare per il momento non ci sia”.
Sul tema della reintroduzione dei voucher, Camusso ha ribadito la posizione della Cgil, pronta ad arrivare a fare ricorso alla Corte Costizionale. “La cosa che è successa è un lesione della democrazia, della Costituzione del nostro Paese, che mi pare che venga prima. Perché quando si sottovaluta che saltano le regole democratiche poi ci si mette nella condizione di non essere più in grado di agire in un sistema di certezze”, ha affermato.
“Il ricorso alla Corte – ha aggiunto Camusso – sarà su questo: non sul merito del provvedimento quanto sul fatto che dopo averli abrogati e in questo modo aver impedito il voto dei cittadini (con il referendum/ndr) hanno deciso di reintrodurli, esattamente in contrasto con quanto prevede l’articolo 75 della Costituzione”. Quanto al merito dei contenuti del provvedimento, la leader della Cgil ha osservato che “è esattamente analogo a quello che c’era nella situazione precedente. Tant’è che, tranne che per le famiglie, quel provvedimento non è in grado di definire cos’è il lavoro occasionale”.
“Per quel provvedimento – ha proseguito – è occasionale tutto ciò che sta entro un certo tetto di reddito e quindi di nuovo diventa uno strumento per sostituire forme contrattuali che sono invece tutelate: penso al lavoro a termine, al lavoro stagionale e alle tante forme che già ci sono, determinando una condizione di assenza di diritti per le persone. Un processo di destrutturazione e dequalificazione del lavoro di cui il nostro Paese non ha bisogno”.