Via libera del Consiglio dei ministri al decreto attuativo del Jobs act sul contratto a tutele crescenti che modifica l’articolo 18 cambiando radicalmente le norme sui licenziamenti e gli indennizzi per i nuovi assunti.
L’indennizzo per il lavoratore che viene licenziato sarà pari a “due mensilità per ogni anno di servizio, in ogni caso non inferiore a quattro mensilità e non superiore a 24”. Lo ha riferito il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel corso della conferenza stampa tenuta seguita al Consiglio dei ministri.
Nel suddetto decreto non ci sarebbero quindi due questioni chieste da Ncd: l’opting out, cioè la possibilità di un super-indennizzo, al posto del reintegro, per il lavoratore licenziato ingiustificatamente e lo “scarso rendimento”.
Via libera “salvo intese” del Consiglio dei ministri anche al secondo decreto attuativo del Jobs act, quello che introduce la nuova Aspi, l’ammortizzatore sociale nato dalla riforma Fornero che dovrebbe essere esteso nella durata e nella platea.
Arriva, invece, la nuova disciplina sui licenziamenti collettivi mentre per i licenziamenti disciplinari la tutela reale dovrebbe rimanere per i soli casi di “insussistenza del fatto materiale”.
La soddisfazione per il lavoro svolto dal consiglio traspare chiaramente dalle parole del premier Matteo Renzi che, in conferenza stampa, afferma: “L’Italia entra in una fase di straordinaria di cambiamento e di straordinaria apertura. I profeti del ‘son tutte chiacchiere’ si trovano oggi con leggi e strumenti di grande qualità”, ha rivendicato il premier Matteo Renzi, durante la conferenza stampa. “Altro che chiacchiere. In 10 mesi abbiamo consegnato leggi e strumenti di grande qualità, e avviato una rivoluzione copernicana”.
A partire dall’attuazione del Jobs Act che apre per l’Italia “una fase di straordinario cambiamento e di straordinaria apertura”. Un provvedimenti che solo “ideologia o malafede” possono far criticare. Certo, da destra volevano norme ancora più ‘liberiste’, “ma dove erano in tutti questi anni? Nessuno si è spinto fin dove siamo arrivati noi”. E se da sinistra chiedevano più tutele, “ricordo l’Aspi e il contratto a tutele crescente”.
Se poi qualcuno è scontento, nessun problema: “Ci sono momenti in cui un leader o presunto tale si assume la responsabilità delle scelte finali. Si poteva fare di più? Può darsi, ma intanto abbiamo fatto dei passi avanti”.