Nè bamboccioni, nè choosy. Quando si tratta di lavoro, gli under 35, seppur qualificati, non si fanno scrupoli e si accontentano di quel che offre il mercato. È quanto emerge dalla ricerca “Vita da Millennials: web, new media, startup e molto altro. Nuovi soggetti della ripresa italiana alla prova” realizzata dal Censis per il Padiglione Italia di Expo 2015.
Sono 2,3 milioni i millennials (i giovani di 18-34 anni) che svolgono un lavoro di livello più basso rispetto alla propria qualifica (sono il 46,7% di quelli che lavorano, rispetto al 21,3% dei Baby Boomers di 35-64 anni).
Un milione di under 35 ha cambiato almeno due lavori nel corso dell`anno, 1,2 milioni dichiarano di aver lavorato in nero negli ultimi dodici mesi, 1,8 milioni hanno svolto lavoretti pur di guadagnare qualcosa, 1,7 milioni nell`ultimo anno hanno lavorato con contratti di durata inferiore a un mese, 4,4 milioni hanno fatto stage non retribuiti. Pur di entrare nel mondo del lavoro, tanti si accontentano di impieghi lontani dal loro percorso di formazione, anche in nero.
Più di 3,8 milioni lavorano oltre l`orario formale (il 17,1% in più rispetto ai Baby Boomers). Di questi, 1,1 milioni lo hanno fatto senza ricevere il pagamento degli straordinari (il 4% in più rispetto alla fascia di 35-64 anni) e 1,7 milioni con una copertura economica solo saltuaria. A 1,1 milioni di Millennials capita di lavorare anche di notte, a quasi 3 milioni durante il weekend. Ancora: 1,8 milioni lavorano a distanza, da casa o comunque lontano dal posto di lavoro, 1,9 milioni sono pendolari e 2,5 milioni viaggiano spesso per lavoro in città diverse da quella in cui risiedono. Lavorano stando connessi, in modalità remota, con una dilatazione di tempi e luoghi di lavoro. Con dedizione e disponibilità, vivono un tempo di lavoro che a volte fagocita il tempo di vita e l`impiego entra sempre di più nel quotidiano.
Inoltre, quasi 32mila nuove imprese nate nel secondo trimestre del 2015 sono state fondate da un under 35, cioè sono state aperte più di 300 imprese al giorno guidate da giovani, con una crescita del 3,6% rispetto al trimestre precedente a fronte del +0,6% riferito al sistema d`impresa complessivo.
Un terzo di tutte le imprese avviate nel trimestre fa capo a un giovane. E ai giovani si deve più della metà (il 54%) del saldo tra imprese nate e cessate nel periodo. Lo stock complessivo di imprese di giovani è oggi pari a 594.000, cioè costituiscono il 9,8% del tessuto imprenditoriale del Paese.
Alle barriere di accesso al mercato del lavoro e ai rischi di incaglio nella precarietà, i Millennials italiani hanno opposto una forza vitale partendo da una potenza italiana consolidata: l`imprenditorialità. La voglia di impresa è trasversale ai territori, inclusi i più critici, perché anche nel Mezzogiorno il 40,6% delle imprese nate nel trimestre è riconducibile a un giovane, con un tasso di crescita del 3,5% rispetto al trimestre precedente.