L’industria italiana sta vivendo quello che il Censis, nel suo 59 esimo rapporto, definisce “un lungo autunno”. E del resto, era già evidente di 33 mesi consecutivo di segno meno per quanto riguarda la produzione industriale. Un solo settore è in netta controtendenza, ed e’, ovviamente, quello degli armamenti, che segna un incremento del 32,3% negli ultimi otto mesi rispetto allo stesso periodo del 2024. Per il resto, è una ecatombe. Tra il mese di gennaio del 2023 e l’agosto del 2025 l’indice della produzione industriale riferito al comparto manifatturiero è stato negativo per trenta mesi. Se si esclude il primo mese del periodo preso in esame, si registrano solo due timidi rimbalzi: a giugno 2023 (+0,4%) e a luglio di quest’anno (+2%). Rimbalzi che hanno temporaneamente interrotto la serie negativa, ma non hanno influito su una tendenza media abbondantemente al di sotto del 2% per tutto il periodo.
La manifattura perde terreno nella produzione sia nel 2023 (-1,7%), sia nel 2024 (-4,2%), sia nei primi otto mesi di quest’anno (-1,4%). Nel 2024 solo la componente dell’alimentare ha potuto contare su un incremento della produzione (+1,9%). Il tessile e abbigliamento è invece calato dell’11,8%, la meccanica del 6,4%, la metallurgia del 4,7%. Anche la farmaceutica riporta un segno negativo l’anno scorso (-1,7%), sebbene recuperi nel 2025 con una variazione della stessa entità, grazie alla forte richiesta estera che ha anticipato gli effetti dei dazi sugli scambi con gli Stati Uniti.
Sono solo quattro i componenti del comparto – farmaceutica, legno e carta, alimentare, elettronica – che mostrano segni di recupero tra gennaio e agosto 2025. In particolare, il legno torna positivo nel 2025 dopo aver sofferto una forte contrazione della produzione nel 2023 (-14,2%) e un calo più contenuto nel 2024 (-1,4%). “Il lungo autunno dell’industria diventerà il gelido inverno della deindustrializzazione?”, si chiede dunque il Censis. E la risposta si teme possa essere affermativa.


























