“Oltre alle parole di Marchionne, ci sono gli accordi raggiunti dalla maggioranza dei sindacati con il gruppo Fiat a dimostrare la volontà dell’azienda di restare in Italia. Altre soluzioni, per impedire uno spostamento dell’asse del Gruppo nel resto del mondo, non ce ne sono”. Lo afferma Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl.
“È proprio guardando al futuro, ai pericoli imminenti della globalizzazione e delle delocalizzazioni – osserva – che l’Ugl insieme agli altri sindacati ha firmato quegli accordi, senza i quali il progetto Fabbrica Italia sarebbe già andato in fumo, mentre il rafforzamento degli interessi del gruppo negli Stati Uniti avrebbe rappresentato davvero una minaccia per lavoratori e stabilimenti italiani”.
Per Centrella “chiedere all’amministratore delegato maggiore concretezza o impegno in Italia mira a sconfessare, come si sta già facendo per via giudiziaria, gli accordi con i quali Fiat si è impegnata ad investire risorse in stabilimenti a rischio. Se le organizzazioni sindacali fossero state unite in questa vertenza, oggi quei progetti si troverebbero ad uno stadio ancora più avanzato di quello attuale”. A tal proposito, secondo Centrella, occorre sottolineare che senza l’accordo per Pomigliano la città di Napoli si sarebbe trovata a gestire un enorme e inimmaginabile problema sociale, tra le crisi di Fiat e Fincantieri”.
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