Le stime contenute nel report Scenari Economici del Centro Studi Confindustria (Csc) prevedono per il 2016 una crescita media del Pil pari a +0,7% e nel 2017 a +0,5%.
Si tratta di una revisione al ribasso di 0,1 punti per entrambi gli anni rispetto alla previsione formulata lo scorso luglio. Nel 2016, spiega il report, la crescita è stata “acquisita nei mesi primaverili. L’andamento del prodotto nella seconda metà dell’anno è infatti atteso sostanzialmente piatto.”
La crescita del Pil tricolore sarà soprattutto trainata dalla domanda finale interna, al netto delle scorte. Da una parte la spesa delle famiglie che aumenterà dell’1,2% quest’anno e dello 0,7% il prossimo; dall’altra una modesta ripresa della spesa per investimenti che quest’anno aumenterà dell’1,8% e il prossimo dell’1,3%. Saranno queste due componenti ha spingere il Pil poiché “il contributo della domanda estera netta, invece, sarà negativo di due decimi di punto nel 2016 e nullo nel 20017.”
Per quanto riguarda il rapporto debito/pil, il Csc prevede che dal livello del 132,6% del 2015, il rapporto debito/pil crescerà al 133,3% quest’anno, per toccare il 134% nel 2017.
Il rapporto deficit/pil dell’Italia nei prossimi due anni continuerà a migliorare rimanendo ben al di sotto del limite del 3% del Patto di stabilità e crescita Ue.
Quest’anno il rapporto deficit/pil è previsto al 2,5% dal 2,6% dello scorso anno, per poi calare al 2,3%.
Il report analizza poi le riforme strutturali, quali il Job Acts, che, si legge, “quando vengono adottate, i risultati non tardano a concretizzarsi”. Il tasso di disoccupazione è atteso in calo all’11,5% quest’anno dall’11,9% dello scorso anno. Ulteriore miglioramento nel 2017 all’11,2%.
“Quasi quattro quinti degli oltre 426mila posti aggiuntivi di lavoro creati dalla fine del 2014 a metà 2016 sono con contratti a tempo indeterminato” è scritto nel rapporto.
Per quanto riguarda il referendum, il Csc sostiene che sia “vitale proseguire e anzi approfondire il processo riformista. Cio’ dipende dall’esito del referendum sulle modifiche della Costituzione, le quali migliorerebbero la governabilità del Paese e aiuterebbero a far cadere alcuni degli impedimenti agli investimenti.”
Confindustria ricorda che gli investimenti privati in Italia sono penalizzati da diversi elementi che frenano il processo decisionale tra cui “la burocrazia e norme complesse e poco chiare” oltre ovviamente a una tassazione che resta “elevata.”
Il rallentamento della crescita economica dell’Italia “riduce ulteriormente gli spazi di manovra per la politica di bilancio”, e dunque della Legge di Stabilità prossima ventura, lo scrive il Centro studi confindustria nel rapporto “Scenari economici” dove le previsioni del Pil 2016 e 2017 sono state limate al ribasso di 0,1 punti portandole rispettivamente a +0,7% e +0,5%.
Dunque, con una coperta più corta, è importante, per Csc, “che le poche risorse disponibili siano concentrate sulle voci che hanno maggiore efficacia nel rilanciare la crescita: sostegno agli investimenti pubblici e privati, scambio salario-produttività, patrimonializzazione delle imprese.”
Il direttore del Centro Studi Confindustria, Luca Paolazzi, spiega che tra i fattori frenanti della crescita economica a livello globale “c’è un aumento dell’incertezza politica. Non solo riguardo all’esito del referendum costituzionale italiano, ma anche per la fitta agenda di scadenze politiche in numerosi paesi.”
Tra gli appuntamenti importanti il referendum xenofobo in Ungheria, la ripetizione delle presidenziali in Austria, le presidenziali negli Usa e nel 2005 il clou dell’Eurozona, con presidenziali in Francia, elezioni politiche generali in Germania e Olanda.