Entro i prossimi 10 anni potremmo perdere 385.000 posti di lavoro ad alta intensità manuale presenti nell`artigianato e nell`agricoltura. A lanciare l’allarme è la Cgia di Mestre.
“Molte professioni storiche presenti nell`artigianato – sottolinea il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi – rischiano di scomparire. Non solo perché manca il ricambio generazionale, ma anche perché non sono più redditizie o non hanno più mercato. Oberati da tasse e da una burocrazia sempre più asfissiante, molte imprese chiudono i battenti, lasciando dei vuoti culturali che rischiamo di non riuscire più a colmare, nonostante la crisi abbia avvicinato molti giovani a queste attività”.
Secondo l`elaborazione della CGIA, la lista dei lavori artigianali in via di estinzione include: pellettieri, valigiai, borsettieri, falegnami, impagliatori, muratori, carpentieri, lattonieri, carrozzieri, meccanici auto, saldatori, armaioli, riparatori di orologi, odontotecnici, tipografi, stampatori offset, rilegatori, riparatori radio e Tv, elettricisti, elettromeccanici, addetti alla tessitura e alla maglieria, sarti, materassai, tappezzieri, dipintori, stuccatori, ponteggiatori, parchettisti e posatori di pavimenti.
Nel settore dell`agricoltura, invece, rischiamo di non trovare più gli allevatori di bestiame nel settore zootecnico e i braccianti agricoli. Infine, in questa mappa delle principali professioni a rischio estinzione troviamo anche delle figure professionali più “generiche” come autisti, collaboratori domestici, addetti alle pulizie, venditori ambulanti, uscieri e lettori di contatori.
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