La riorganizzazione della Croce Rossa italiana, recentemente trasformata a persona giuridica di diritto privato di interesse pubblico, non sta portando, secondo le organizzazioni sindacali, i frutti sperati. “La legge 178/2012 sta chiaramente fallendo l’obiettivo”, denunciano i segretari Vera Lamonica (Cgil) e Rossana Dettori (Fp-Cgil). Due i motivi fondamentali: “Primo, non si riescono a trasferire i servizi sanitari e socio sanitari dalla Croce Rossa italiana al servizio sanitario nazionale; il secondo motivo è che oltre 3000 lavoratrici e lavoratori necessari per portare avanti i servizi, di cui 1500 precari, subiranno una pesante riduzione del salario o perderanno il posto di lavoro”.
La riduzione del trattamento economico, per i lavoratori che accetteranno il nuovo contratto dell’associazione croce rossa privatizzata, secondo i sindacalisti, sarà del 30 per cento. “Un caso simile a quello Electrolux, ma questa volta nel settore pubblico”.
Per i segretari, in questo modo non si realizza una riforma “ma soltanto un ricatto drammatico sulle persone che lavorano: perdere il lavoro o diritti e retribuzione”. Le regioni, secondo Laconica e Dettori, dovrebbero essere aiutate a internalizzare i servizi “per produrre risparmio ed efficienza”. Per quanto riguarda il ruolo del ministero dell’Economia, dovrebbe essere “attivo” e i ministeri Salute e Difesa “vigilanti”. Per quanto concerne il corpo militare, concludono le sindacaliste, “esaurita la fase del commissariamento, dovrebbero sostenere la Croce Rossa nel ritorno alle sue finalità originarie”.
E.G.