Gli chiedono se sia d’accordo con l’esposto che un pool di avvocati italiani ha rivolto alla Cpi, accusando la premier Meloni, con i ministri Crosetto e Tajani, di complicità in genocidio a causa dell’atteggiamento tollerante nei confronti di Israele. E Maurizio Landini non si fa pregare: “il governo italiano non ha preso una posizione netta chiedendo il riconoscimento dello Stato di Palestina, interrompendo i rapporti commerciali ed economici con Israele, e chiedendo che venisse fermato il genocidio. In questo modo si rende indirettamente complice di un governo che sta commettendo un atto di genocidio del popolo palestinese. Dunque, dal punto di vista politico, questa responsabilità del governo c’è tutta”.
L’occasione è una conferenza stampa per presentare le richieste della Cgil relativamente alla manovra, ma i temi si intrecciano: con la manifestazione che Corso Italia ha organizzato per il 25 ottobre a Roma, e con quelle della scorsa settimana per Gaza, che tante polemiche hanno acceso. “In questi giorni -osserva Landini- vari esponenti del governo hanno non solo minacciato le persone che hanno scioperato, ma hanno anche detto che non capiscono queste mobilitazioni. La verità è che il governo è ossessionato dalle piazze ma-aggiunge- chi ha un’ossessione si faccia curare’’.
Questo, insomma, il clima “collaterale” con cui la Cgil, venerdì, si recherà a palazzo Chigi per l’incontro col governo sulla manovra. Quest’anno la confederazione ha deciso di portarsi avanti, presentando le proprie proposte prima ancora che l’esecutivo presenti la manovra stessa. Il piatto forte è una patrimoniale sulle ricchezze superiori a due milioni di euro, in tutto 500 mila contribuenti: un prelievo dell’1,3%, spiega Landini, garantirebbe un gettito di 26 miliardi l’anno, coi quali finanziare sanità, istruzione, non autosufficienza, politiche abitative, sociali, trasporto pubblico eccetera. “Continuare a tassare lavoratori dipendenti e pensionati non è più accettabile – sottolinea Landini- occorre redistribuire la ricchezza, con una serie di interventi straordinari che diano il segnale di un cambiamento”.
Da bocciare, per la Cgil, tutta la politica fiscale del governo, dalla flat tax fino alla rimodulazione delle aliquote dal 35 al 33 per cento, operazione che per i redditi attorno ai 30 mila euro l’anno equivarrebbe a 3 euro in più al mese: “Non solo non restituisce, ma è quasi una presa in giro”, chiosa Landini, ricordando come a causa del fiscal drag lavoratori e pensionati abbiano pagato 25 miliardi di tasse in più nel solo 2024. Le tesi della Cgil sono messe nero su bianco e sostenute da un ampio corredo di slide, elaborate dal dipartimento economico della confederazione, che non lasciano molti dubbi sull’iniquità del sistema fiscale. Esempio: un dipendente con 35 mila euro lordi annui paga 6.898 euro di imposte, un pensionato 8.413, un autonomo in flat tax 4.095, la rendita finanziaria 4.375.
Il menu che Landini porterà venerdì al tavolo del governo, contenuto in un documento corredato dalle slide, è dunque il seguente: restituzione e neutralizzazione del drenaggio fiscale, detassazione degli aumenti contrattuali, piena perequazione delle pensioni con estensione della 14esima, stop a flat tax e condoni, prelievo progressivo su extraprofitti, rendite e grandi ricchezze. E ancora: salario minimo, legge sulla rappresentanza contro i contratti pirata (Landini sottolinea, a questo proposito, l’allarmato report presentato da Confcommercio la scorsa settimana). Infine, un piano industriale con fondo sovrano, ammortizzatore unico per la transizione, investimenti in sanità, scuola, casa e welfare.
‘’Vedremo venerdi concretamente che spazi di trattativa ci sono”, aggiunge il leader della Cgil, augurandosi che “non avvenga come al solito, cioè che si limitino a farci una comunicazione di cose già decise”. Per questo, spiega, “presentiamo le nostre proposte in anticipo sulla manovra. Se saranno accolte siamo pronti a fare la nostra parte, diversamente siamo pronti a sostenere le nostre posizioni con tutti gli strumenti, a partire dalla mobilitazione che abbiamo messo in campo, consultandoci come sempre con le altre organizzazioni sindacali’’. Consultazioni che tuttavia non ci sono state nella elaborazione del documento che la Cgil porterà a Palazzo Chigi: “tutte le proposte -conferma Landini- sono della sola Cgil, non le abbiamo concordate con Cisl e Uil. Con quest’ultima però abbiamo lavorato assieme sul fisco’’.
Questo getta un cono d’ombra anche sulla trattativa che Cgil, Cisl e Uil stanno conducendo fin dall’inizio di settembre con la Confindustria con l’obiettivo, dichiarato da tutti in occasione dell’ultimo appuntamento del 30 settembre, di mettere a punto un documento congiunto da sottoporre al governo proprio in vista della manovra. Ipotesi che sembra al momento svanita: “con Confindustria -conferma Landini- avevamo detto di essere disponibili a discutere un documento comune su alcuni temi che anche per noi sono fondamentali, come salario, fisco, politiche industriali, energia. Eravamo in attesa di proposte, ma ad oggi non abbiamo avuto più riscontri. Vedremo. Anche se mi sembra che tutto ormai si stia accelerando, e vedo del resto che la stessa Confindustria è già uscita con le sue posizioni sulla manovra in modo molto esplicito”. Il confronto tra industriali e sindacati (che tra l’altro aveva coinvolto anche la Confcommercio) per formulare richieste comuni all’esecutivo, se non abortito sembra insomma essere quanto meno in stand by, e sulla manovra le parti sociali si muoveranno ciascuna per suo conto.
Nunzia Penelope




























