La Cgil ha inviato un ricorso alla Commissione europea, promosso da numerose associazioni ed organizzazioni di categoria, contro la norma del Jobs Act che generalizza la chiamata nominativa per l’assunzione delle persone con disabilità.
L’iniziativa di carattere legale – spiega Nina Daita, responsabile per le politiche della disabilità della Cgil nazionale – si pone l’obiettivo di ottenere l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano, ed azioni per il rispetto della Direttiva europea n. 2000/78/ce, nonché dei principi generali di non discriminazione di cui agli art. 15, 21, 26 della Carta dei Diritti di Nizza, art. 6 del Trattato di Lisbona. La norma contenuta nel Jobs Act (Decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 151) prevede l’innalzamento della percentuale della chiamata nominativa al 100% e abroga la norma ex ante (Legge 68/1999) che prevedeva il 50% di chiamate nominative per le aziende da 15 a 35 dipendenti e il 60% per quelle con più di 50 dipendenti. Una norma, quella del Jobs Act, che consente ai datori di lavoro di scegliersi il disabile su misura, attivando un meccanismo ingiusto, discriminatorio e poco trasparente.