Se al Ministero della Cultura sono (ancora) in altre faccende affaccendati – come, tra le altre, la recente indagine della Procura di Roma sui fondi pubblici concessi alle produzioni cinematografiche e sulle relazioni “amicali” che vi si intrecciano all’interno -, dall’IsICult (centro di ricerca indipendente sulle politiche culturali, le economie mediali, le dinamiche sociali) suona una sirena d’allarme sui dati occupazionali delle troupe cinematografiche. In particolare, segnala l’Istituto riprendendo i numeri validati dal Cnel su fonte Inps, nel corso del 2024 è stato impiegato 1 lavoratore su 10 delle maestranze e tecnici delle troupe cinematografiche a audiovisive rispetto al 2023, facendo segnare un crollo del 90%.
Più nel dettaglio, sciorina il rapporto, i lavoratori dipendenti del settore cine-audiovisivo, ovvero i tecnici e maestranze delle troupes afferenti al contratto collettivo nazionale con codice “G121” che lavorano esclusivamente con contratti di assunzione a tempo determinato parasubordinato, sono stati 16.638 nel 2022, saliti a 18.426 nel 2023 (ultimo anno prima del blocco del settore a causa della “Riforma Borgonzoni” della “Legge Franceschini” del 2016), e sono calati a 1.822 nel 2024. I firmatari del Ccnl in questione sono, per la parte datoriale, Anica, Apt, Apc, e per la parte sindacale Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil. Le aziende coinvolte sono scese dalle 543 del 2023 alle 271 del 2024, con un calo del 50%. Dati freddi e incontestabili che, sostiene Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’IsICult, “dovrebbero mettere la parola fine ai fuochi di artificio numerici”, del Governo.
Non tarda ad arrivare la replica della Sottosegretaria alla Cultura,Lucia Borgonzoni, che smonta l’accusa di questo “presunto crollo” occupazionale. “Una lettura parziale, fuorviante e poco rispettosa del settore stesso”, che non tiene conto “del quadro complessivo del Fondo Pensione Lavoratori dello Spettacolo”. Nella versione di Borgonzoni, infatti, “i numeri raccontano un’altra realtà”, certificata peraltro dai dati che il Ministero della Cultura riceve da Slc Cgil Troupe: secondo questa fonte, nei primi sette mesi del 2025 gli occupati sono addirittura più di 10.000. “Preciso che parliamo di dati riferiti ai lavoratori tecnici delle troupe. I lavoratori locali non in trasferta esclusi. Si tratta in ogni caso di dati sottostimati a causa di mancate comunicazioni da parte delle produzioni”, tentando così di ricostruire la catena di responsabilità.
La sottosegretaria, poi, riprende i dati del Cnel e del suo Centro Studi, che rilevano che “nel 2023 i lavoratori iscritti al Fondo sono stati 367.535, in crescita del +4,9% rispetto al 2022; nel 2024, pur con una flessione, parliamo comunque di 342.212 lavoratori, cioè una variazione del −7% sul totale, ben lontana dal “crollo del 90%” evocato da alcuni”. Anzi, aggiunge, “nello stesso 2024 la retribuzione media annua è cresciuta del +3,2% e le giornate lavorate sono aumentate (+0,9%)”.
Resta il fatto che i dati IsICult afferiscono al solo Ccnl G121, “ma la stessa nota tecnica Cnel–Inps – incalza Borgonzoni – precisa che questo calo è dovuto in larga misura a migrazioni verso altri contratti collettivi e al ricorso crescente al lavoro autonomo, non a una scomparsa del lavoro”. La contro accusa della sottosegretaria è di “ridurre tutto a un titolo sensazionalistico” ignorando la complessità del settore. “Il cinema italiano non è al collasso: sta cambiando pelle, affrontando nuove sfide e creando opportunità che vanno lette con serietà, non con slogan”.
Ma per Zaccone, quelle di Borgonzoni sono “numerologie che sono manipolabili… come le statistiche evocate da Trilussa. La situazione del cinema italiano è oggettivamente catastrofica, tutt’altro che rosea come sostiene invece – con il suo abituale ostinato ottimismo – la Sottosegretaria”.
Elettra Raffaela Melucci