L’ “Enciclica di Papa Francesco è un messaggio di fratellanza che arriva in uno dei periodi più difficili dell’umanità. Il diario del Lavoro ne ha parlato con Innocenzo Cipolletta, economista, presidente di Assonime.
Cipolletta, cosa la colpisce di più nella nuova lettera di Bergoglio?
Credo che la parte più importante sia quella sull’immigrazione, o quanto meno è quella che a me sembra oggi piu’ importante. Non posso che apprezzare le parole del Papa quando afferma che il mondo è senza confini e che ciascuno deve potersi spostare come vuole: l’esatto contrario del “ognuno a casa sua” fatto proprio da molti movimenti e partiti politici nazionalisti.
Movimenti nati però proprio come reazione al boom dell’immigrazione che abbiamo vissuto in questi ultimi anni. Fermo restando che, come è noto, i fenomeni migratori sono sempre esistiti dacché esiste l’umanità, le reazioni negative sembrano in qualche modo aumentate rispetto al passato.
Ed è proprio a questo che risponde l’enciclica. “Le migrazioni costituiranno un elemento fondante del futuro del mondo”: Bergoglio ci invita ad affrontare la realtà dell’immigrazione. Senza alzare muri, ma facendoci invece guidare dai valori della dignità umana, e del diritto di chiunque di cercare condizioni di vita migliori, senza differenze di razza, provnienza, e nemmeno di motivazioni: che si fugga dalla guerra o dalla miseria, si ha il diritto di essere accolti.
Sembra un po’ utopico.
E’ chiaro che è una utopia, ma io credo che sia necessario avere degli ideali, anche quando non si perseguono. La stessa enciclica, del resto, riconosce che non è possibile fare tutto, quando dice: Se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare la mia esistenza. E a questo proposito, aggiungo un altra osservazione dell’enciclica, che riguarda “l’utilità” degli immigrati. Sbaglia infatti anche chi dice “devono venire perché ci servono”. E allora quando non ci servono più cosa facciamo, li rimandiamo indietro? Occorre spirito di accoglienza vero, non strumentale. L’accoglienza non deve essere motivata da ragioni o meno di convenienza. E devi crederci, in questa accoglienza, garantendo l’integrazione. Se si avviasse un piano per la costruzione di residenze dei migranti, per esempio, per servizi di accoglienza e di integrazione, potremmo ricevere qualche decina di migliaia di migranti che ogni anno arrivano nel nostro paese, senza drammi e tensioni e favorendo anche la crescita.
Una frase che ha colpito molto nell’enciclica è quella contro la proprietà privata. Lei cosa ne pensa?
E’ corretto: la proprietà privata non può andare contro gli interessi generali. Lo sostiene anche il pensiero liberale. Se c’è una esigenza collettiva, prevale su quella privata. E del resto, si torna al principio del mondo che appartiene a tutti, dunque anche ogni singolo pezzettino di mondo appartiene a tutti, compreso il diritto degli immigrati di spostarsi nel mondo.
C’è qualcosa che non la convince, nelle parole del Papa?
Una cosa mi ha lasciato perplesso: da alcuni passaggi dell’enciclica, nel sottotesto diciamo, emerge una certa nostalgia di un passato “ideale” che però non è mai esistito. Bergoglio si appella ai sentimenti di fratellanza e uguaglianza del passato, ma davvero c’erano? ci sono mai stati? al di là di qualche slogan?
Cosa intende dire?
Mi spiego meglio. Per esempio: davvero il mondo prima della globalizzazione era più bello? Bisognerebbe chiederlo a quei milioni di persone che grazie alla globalizzazione sono uscite dalla miseria, a quei popoli sottonutriti che oggi possono avere accesso a un cibo migliore, piu sano, che possono mangiare carne invece che riso.
Gli ambientalisti risponderebbero che proprio l’eccessivo consumo di carne è uno dei danni della globalizzazione, gli allevamente intensivi, eccetera.
Vede, ogni problema ha una soluzione, ma ogni soluzione ha un problema. Il progressista pensa che risolverà intanto il problema presente e dopo si occuperà di quelli che eventualmente arriveranno, mentre il conservatore pessimista dirà: non voglio risolvere questo problema per non rischiarne altri peggiori. Faccio un esempio concreto, il DDT: ci ha aiutato a sconfiggere la malaria, poi abbiamo capito che inquinava le falde acquifere e causava danni enormi. E allora abbiamo trovato prodotti diversi, che non creassero quei danni. Ma intanto, abbiamo sconfitto la malaria.
E il papa, secondo lei, è più progressista o conservatore?
Tutti e due. Invita ad affrontare i problemi, ma di fondo ha una vena passatista, forse anche involontaria. Ma oggi c’è più fraternitè ed egalitè che in passato, malgrado quello che se ne dice.
Nunzia Penelope