La Cisl propone l’introduzione di un bonus di 1.000 euro l’anno per tutti i contribuenti (dipendenti, lavoratori autonomi, pensionati e incapienti) con un reddito individuale fino a 40mila euro e un bonus di ammontare ridotto, via via decrescente per chi ha redditi compresi tra 40mila e 50mila euro. Si tratta di uno degli obiettivi del progetto di legge di iniziativa popolare che il sindacato di via Po ha illustrato nel corso di una conferenza stampa.
L’iniziativa vuole spingere il Governo ad adottare una riforma del sistema fiscale per “far crescere il Paese, sostenendo il lavoro e i consumi”. Secondo la confederazione guidata da Annamaria Furlan i tempi della politica non sono compatibili con l’aumento dei disoccupati, soprattutto giovani esclusi dal mercato del lavoro, e con il numero crescente dei poveri. “Dopo sette anni di crisi – sottolinea la Cisl – c’è bisogno di risposte certe, immediate e concrete. Se non parte un vigoroso ciclo di crescita, la lacerazione sociale può far aumentare il conflitto e la crisi della stessa democrazia”.
La proposta del sindacato è caratterizzata da altri quattro punti: garantire i servizi ai cittadini, senza ricorrere all’aumento della fiscalità locale; valorizzare la lotta all’evasione fiscale a livello nazionale e locale; realizzare una grande operazione redistributiva di ricchezza a favore delle aree sociali medio-basse per correggere la crescita esponenziale delle disuguaglianze, tassando le grandi ricchezze finanziarie e immobiliari; sostenere la famiglia con un nuovo assegno familiare più equo e corposo.
Secondo la Cisl, l’attuazione del federalismo fiscale “si è finora risolta in un aggravio del carico per lavoratori, pensionati, imprese e cittadini, aumentando le iniquità territoriali”. Dal 2010 al 2013 le sole addizionali Irpef regionali e comunali sono cresciute oltre il 33%. “L’introduzione della Tasi ha comportato il ripristino di una tassazione sulla prima casa che grava anche sugli affittuari, senza l’applicazione di criteri omogenei di tutela sociale validi su tutto il territorio nazionale”, dice il sindacato.
E’ indispensabile, aggiunge, una nuova regolazione delle imposte e tasse locali che preveda un tetto complessivo di tassazione. All’aumentare della fiscalità locale, il cittadino deve ottenere una corrispondente riduzione del prelievo fiscale nazionale. “La futura local tax deve prevedere l’esenzione della tassazione sulla proprietà della prima casa di abitazione – propone la Cisl – cosi come avviene attualmente per l’Imu e modulare i tributi in relazione all’effettiva fruizione dei servizi”.
Per l’organizzazione di via Po è indispensabile ripensare il fisco per la famiglia nell’ottica di una maggiore equità distributiva, introducendo un nuovo strumento di intervento che superi, accorpandoli, gli attuali assegni familiari e le detrazioni per figli e coniuge a carico, attraverso un nuovo assegno (Naf, nuovo assegno familiare) che aumenti al crescere dei carichi familiari e diminuisca all’aumentare del reddito. L’assegno verrebbe corrisposto a tutti i lavoratori dipendenti e autonomi e ai pensionati oltre che agli incapienti.
L’operazione sarebbe finanziata mediante l’utilizzo delle risorse attualmente previste per il finanziamento dell’assegno familiare e delle detrazioni per carichi di famiglia e con l’estensione della contribuzione a carico di tutti i contribuenti con un prelievo pari all’aliquota Cuaf in vigore.
La concentrazione della ricchezza mobiliare e immobiliare è aumentata in modo esponenziale, continua la Cisl, in una situazione in cui invece il lavoro ha finito per essere tassato sempre di più. La soluzione di via Po è quella di un’imposta ordinaria progressiva sulla ricchezza netta mobiliare e immobiliare, escludendo la prima casa di abitazione e i titoli di Stato, prevedendo a tal fine l’esenzione totale sugli imponibili delle famiglie fino a 500mila euro di ricchezza, con l’esclusione da questo computo della prima casa di abitazione e dei titoli di Stato; che l’imposta colpisca l’ammontare complessivo dei valori mobiliari e immobiliari con aliquote crescenti su diversi scaglioni di valore, dai 500mila euro in su; che l’aliquota massima colpisca gli scaglioni di ricchezza superiori al milione di euro; che l’intero gettito dell’imposta venga unicamente destinato al finanziamento dei maggiori oneri sostenuti per l’estensione del bonus.
La Cisl propone ormai da anni l’introduzione di meccanismi di contrasto di interessi tra venditori e compratori che possano contribuire a far emergere l’enorme capacità economica oggi sottratta all’erario, concedendo ai contribuenti detrazioni temporanee dall’imposta sul reddito delle persone fisiche sulle spese sostenute dal contribuente, scegliendo prioritariamente quelle che maggiormente soddisfano criteri di utilità o meritorietà sociale o a maggiore rischio di evasione fiscale. Lo scopo è quello di far pagare le tasse al venditore, rendendo non conveniente per il compratore l’accettazione di accordi collusivi (con la mancata ricevuta sulla vendita di beni, servizi o prestazioni professionali).